Da questa mattina le prime pagine dei quotidiani internazionali sono dedicate al bilaterale tenutosi ieri nello studio ovale tra Donald Trump e Giorgia Meloni.
In tutte le foto e i video ufficiali, i due appaiono sempre sorridenti e con il volto disteso.
Immagini ben diverse da quelle che ritraevano il 47° presidente degli Stati Uniti con altri leader volati a Washington negli ultimi due mesi, dove la tensione era palpabile.
“Meloni è amata e rispettata da tutti”, ha infatti dichiarato il tycoon, aggiungendo che “non posso dire lo stesso di altri”. Un riconoscimento importante, che si aggiunge a una lunga serie di elogi ricevuti dal nostro premier durante l’incontro. Meloni, nel corso del vertice americano, non solo ha portato avanti con determinazione la sua linea diplomatica, ottenendo risultati significativi – su tutti, la preparazione del prossimo tavolo USA-UE a Roma – ma si è anche guadagnata ufficialmente il titolo di ponte strategico tra le due sponde dell’Atlantico.
Per comprendere come questo sia stato possibile è necessario analizzare i rapporti italo-americani andando ben oltre le apparenze.
Perché se è vero che tra i due leader atlantici è evidente vi sia una sintonia politica e personale, ciò che davvero li unisce è una visione politica comune e una progettualità condivisa che affonda le radici nella idea stessa di Occidente.
L’Occidente come civiltà, non solo come geografia
Oggi più che mai, con il termine Occidente si intende più una civiltà, che solo uno spazio fisico. “Quando parlo dell’Occidente principalmente non parlo di uno spazio geografico, io parlo di una civiltà. E voglio rendere più forte questa civiltà”, ha infatti tenuto a sottolineare Giorgia Meloni durante le dichiarazioni alla stampa di ieri.
In questo scenario, si inseriscono sia il MAGA (Make America Great Again), sia l’equivalente europeo MEGA (Make Europe Great Again). Entrambi questi movimenti, ben lungi dall’essere meri slogan elettorali, incarnano infatti una visione comune: riportare l’Europa e l’America- e dunque l’Occidente generalmente inteso- all’antico splendore, rinnovando la fiducia in quei valori che sono stati alla base della nascita, della crescita e dell’eccellenza della nostra civiltà. Valori come la libertà, la dignità della persona, la sovranità nazionale e la centralità della famiglia. Pilastri che, per troppo tempo, sono stati ignorati, sviliti, e perfino osteggiati.
La vera sfida da affrontare è quella contro tutte le storture ideologiche
La battaglia più urgente, oggi, del resto, non si combatte sui dazi, sull’energia o sull’Ucraina. Ma è una sfida più profonda, più pericolosa, ed è quella contro le derive ideologiche che vorrebbero riscrivere la nostra storia, cancellare la nostra identità e alterare la realtà per piegarla al pensiero unico dominante.
“Entrambi combattiamo una stessa battaglia, che è quella contro la teoria WOKE e DEI, che vorrebbe cancellare la nostra storia”, ha detto infatti Meloni, centrando il cuore del problema.
Il wokismo, insieme alla cultura DEI e quella cancel, rappresentano dunque il vero nemico contro cui combattere, perché sebbene si nascondano dietro parole accattivanti quali ‘inclusività’ e ‘tutela delle minoranze’, queste ideologie in realtà mirano ad una operazione di cancellazione della libertà della parola, attraverso cui l’Occidente viene così svuotato della sua storia, delle sue radici e della sua stessa identità culturale.
Ed è proprio da qui che nasce l’intesa profonda tra Giorgia Meloni e Donald Trump. Un’intesa che deriva da una medesima visione del mondo, per cui l’Occidente ha bisogno di ritrovare sé stesso, di riconoscersi, di rialzarsi, di tornare a essere fiero delle sue radici.
“Nessuno che non sappia guardare indietro può avere la pretesa di andare avanti”, ha detto tempo fa Giorgia Meloni. Ed è proprio da lì che dobbiamo ripartire: dalla nostra storia, dalla nostra cultura, dalla nostra identità. Perché solo chi sa da dove viene, sa davvero dove andare.
“L’obiettivo per me è rendere l’Occidente di nuovo grande. E penso che possiamo farlo insieme”, ha concluso ieri il Presidente del Consiglio. “Possiamo farlo”, ha risposto ottimista Donald Trump.
È questa una promessa e una premessa importante affinché l’Occidente torni protagonista, libero, forte, e orgoglioso di essere ciò che è sempre stato, ciò che è e potrà essere.
Make the West Great Again. È semplicemente questo ciò di cui abbiamo bisogno. Ed è questo ciò su cui si lavorerà d’ora in avanti, così da tenere insieme le varie anime dell’Occidente, che seppur diverse non sono e non saranno mai disunite.