“Non mi potrei mai lamentare di chi difende gli interessi nazionali, sono ammirata di come Morawiecki dimostra forza nel difendere l’interesse della Polonia. Non c’è divisione”.
È con questo spirito che Giorgia Meloni si reca a Varsavia pochi giorni dopo il Consiglio Europeo che ha creato non poco scompiglio nell’opinione pubblica italiana, che forse non si è ancora abituata ad un capo di Governo capace di utilizzare le armi della diplomazia nei modi e nei tempi giusti. Un capo di Governo che ha preferito non mettersi di traverso inveendo contro i paesi dell’Ungheria e della Polonia per le loro posizioni, ma che ha preferito percorrere la linea del dialogo e della mediazione, soprattutto in vista delle future elezioni in cui si deciderà, questa volta per davvero, il futuro dell’Europa.
Il bilaterale Italia-Polonia si concentra su temi fondamentali, che sembrano dare una anticipazione di quelli che saranno i punti centrali su cui verteranno i programmi elettorali per il 2024.
A Varsavia viene prima di tutto ribadita la necessità di dare piena attuazione a quel principio di sussidiarietà, che nonostante venga sancito dall’articolo 5 del Trattato sull’Unione Europea, è stato troppo spesso dimenticato dall’Ue.
Tale principio prevede che l’Unione intervenga “nei settori che non sono di sua competenza esclusiva soltanto se gli obiettivi dell’azione prevista non possono essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri”. Chiedere la piena attuazione del principio di sussidiarietà significa dunque chiedere, come sintetizzato da Meloni, che “Non si occupi, Bruxelles, di quello di cui si può meglio occupare Roma; e non faccia Roma, da sola, quello per cui serve Bruxelles”. La Polonia, su questo punto, si trova sulla stessa frequenza dell’Italia.
La piena osservanza del principio di sussidiarietà non può prescindere dalla riforma della governane europea, che non deve cambiare “le sue regole, ma le sue priorità”. Soprattutto in termini di autonomia strategica, puntando sulla crescita, perché, ha ricordato il nostro premier: “se non si sostiene la crescita, diviene impossibile anche garantire la stabilità”. Questa crescita, tra le altre cose, deve tenere sempre bene a mente la necessità che lo sviluppo sia anche uno sviluppo “socialmente ed economicamente sostenibile”; su questo, un supporto agli Stati potrebbe arrivare da una maggiore flessibilità di utilizzo dei fondi esistenti.
La riforma deve poi tenere conto della sempre più ampia integrazione che si intende portare avanti, nei confronti dei Balcani, della Moldova, dell’Ucraina.
In particolare, sul tema del conflitto ucraino e dei profughi che da esso sono derivati, Giorgia Meloni ha voluto esprimere il proprio ringraziamento nei confronti della Polonia, che sta “facendo uno sforzo che dovrebbe essergli riconosciuto”. Anche in questa occasione è stato confermato il sostegno “a 360 gradi” all’Ucraina: si continuerà a rimanere al fianco del popolo ucraino per offrire delle “reali garanzie di sicurezza”, discutendone anche nel prossimo Vertice Nato a Vilnius.
Arriviamo ora al nodo che tutti si aspettavano venisse sciolto in questa occasione: la questione migratoria.
La prospettiva dalla quale guardano Italia e Polonia a questo tema è identica. “Noi vogliamo fermare la migrazione illegale. Finché l’Europa pensa di risolvere il problema discutendo su come gestire la migrazione illegale quando arriva sul territorio europeo, noi non troveremo mai una soluzione reale. Gli interessi delle nazioni sono necessariamente interessi diversi. Ma quello su cui tutti insieme possiamo lavorare e che mette insieme l’interesse di tutti gli stati membri è fermare l’immigrazione illegale prima che arrivi da noi”, ha detto Giorgia Meloni procedendo con una analisi puntuale su quello che è l’attuale scacchiere internazionale.
È su questo scacchiere che ci si deve muovere, spostando o modificando i tasselli che lo compongono, arrivando a quella che è la soluzione più semplice, anche se paradossalmente la più difficile da realizzare: “Non discutere su come gestire la migrazione illegale, ma su come fermarla”.
Traduzione: comprendere l’immigrazione illegale nella sua dimensione esterna e lavorare per rafforzare i confini.
Italia e Polonia sono unite da una comune visione di crescita del continente e condividono l’idea di una Europa in cui, come ha detto il premier polacco, “si può vivere e lavorare senza timore, dove si può essere sicuri”. Un’Europa nella quale la sicurezza, interna ed esterna, viene sempre garantita. È su questo schema comune che si muoveranno Italia e Polonia, nonostante alcuni le preferirebbero divise.
La sintonia tra i due leader è emersa forte e chiara, e oggi si sono presentati coordinati non solo politicamente, ma anche stilisticamente, condividendo gli stessi toni di colore nel loro abbigliamento. Una scelta forse non proprio casuale. E che, a ben vedere, potrebbe essere un messaggio per il futuro dell’Europa, con la speranza che possa tingersi sempre più di blu.