Meloni, Bomba a orologeria di Capezzone: atlantismo sacrosanto, tornare protagonisti nel Mediterraneo

Daniele Capezzone è commentatore politico per il quotidiano La Verità e per i programmi di informazione politica delle reti Mediaset. Per le edizioni Piemme, ha appena pubblicato “Bomba a orologeria – L’autunno rovente della politica italiana”. Sempre per Piemme, ha pubblicato nel 2020 “Likecrazia – Lo show della politica in tempo di pace e di Coronavirus”, e nel 2021 “Per una nuova destra – Antitasse, pro libertà, dalla parte dei dimenticati dalla sinistra”.

-‘Bomba a orologeria’ è il titolo del libro, possiamo definirlo un titolo forte. Da dove nasce l’esigenza di scrivere questo libro e cosa volevi trasmettere?

Purtroppo non è solo un “titolo forte”, ma una previsione drammaticamente azzeccata. Il libro è stato scritto in nove mesi ed è stato consegnato a fine luglio. Fino all’ultimo, invece, la politica “ufficiale” ha fatto finta di non vedere, ha negato, ha attenuato, ha smussato, come se il problema fosse fare le lavatrici a pieno carico o non usare contemporaneamente due elettrodomestici, come il governo continua a suggerire. Un’atroce presa in giro. Ora è chiaro, invece, di cosa si deve parlare: nel giro di 7-8 settimane, un pezzo del sistema produttivo italiano rischia di sparire. Questa è la bomba che sta esplodendo.

-Nell’introduzione ti soffermi anche sul governo Draghi e sulla sua famosa Agenda tanto invocata da qualcuno, possiamo ritenere insufficiente il suo operato?

Con grande rispetto personale per Mario Draghi, trovo complessivamente deludente la performance del suo governo. Sul piano sanitario, è rimasta la linea Speranza. Sul piano fiscale, non ci sono stati alleggerimenti significativi. Sul piano assistenziale, è stato addirittura rifinanziato il reddito di cittadinanza, con la follia di 10 miliardi messi in bilancio per 8 anni (cioè la bellezza di 80 miliardi fino al 2029!). Se aggiungiamo la strategia della negazione dei problemi sull’energia e la sacralizzazione del Pnrr (che invece andrebbe rivisto alla luce della “bomba” di cui abbiamo parlato), il giudizio non può essere positivo.

-Sfogliando le pagine del libro si può leggere spesso una proposta indirizzata al Cdx. ‘Riduzione shock delle tasse’ ti piace definirla. Vuoi spiegarci meglio in cosa consisterebbe?

A mio modo di vedere, il centrodestra non può accontentarsi di proposte minimali o ultragradualiste sul terreno della riduzione fiscale. Mi rendo conto di quanto sia difficile. Ma, essendoci davanti cinque manovre consecutive da varare, io mi attendo cinque potenti riduzioni di tasse consecutive. Nessuno pretende ovviamente la bacchetta magica alla prima manovra: ma un percorso sicuro e ambizioso, questo sì. Se non lo si farà, si perderà un’occasione storica. C’è un mondo di imprese, partite Iva, autonomi, e naturalmente di lavoratori, che sono letteralmente massacrati dal sistema fiscale attuale: un’idrovora che assorbe gran parte delle risorse e della liquidità prodotta.

-Sarà un autunno rovente come scrivi tu nel sottotitolo, quali dovrebbero essere secondo te le prime manovre di un eventuale governo di cdx?

Con una mano, stanziare somme significative per salvare le imprese dalla bomba bollette (usando ciò che c’è nelle pieghe del bilancio, più i fondi europei inutilizzati, più molte risorse del Pnrr rivisitato, ecc). Con l’altra, l’avvio delle riduzioni fiscali.

-Nel capitolo 8 ti soffermi sul posizionamento dell’Italia in Ue e nel mondo indicando delle strade ad oggi mai prese in considerazione. Perché? E cosa ti aspetti da un governo di Cdx?

Giorgia Meloni ha scelto un ammirevole e coraggioso posizionamento atlantista: è stata una decisione politica sacrosanta, che merita ogni sostegno. Il percorso va completato per un verso riconquistando un protagonismo italiano nel Mediterraneo (da un lato, la Libia;dall’altro, la realizzazione del gasdotto Eastmed, che risolverebbe per sempre i nostri problemi energetici), e per altro verso scegliendo in Ue la linea indicata mirabilmente dalla signora Thatcher nel discorso di Bruges del 1988: un approccio eurocritico ma pro mercato, contro gli eccessi del superstato Ue ma da posizioni saldamente occidentali e liberali. Il modello è lì, non a Budapest, a mio avviso.

-Nel libro parli di una fetta di popolo stanca e disinteressata e passiva e di una seconda fetta di popolo spinta da una rabbia che va crescendo. Come si può invertire la rotta?

Molto dipenderà dall’azione del prossimo governo, che speriamo davvero sia efficace e capace di restituire fiducia a tanti cittadini. Su un piano più generale, io credo che all’Italia serva – contro rassegnazione e rabbia – uno “sbocco costruttivo”: e la riforma presidenzialista può davvero rappresentarlo. Non sarebbe solo una buona riforma istituzionale: ma un modo di dare a tutti la certezza di muoverci verso governi in grado di decidere, superando la logica della paralisi e della “gestione” del declino.

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