Meloni e l’immigrazione: le chiavi del successo (Le Figaro)

Il numero di ingressi di migranti in Italia è diminuito del 65,4% rispetto al 2023. La prova del successo del modello italiano contro l'immigrazione clandestina che punta sulla cooperazione con i Paesi vicini, analizza Stefano Pilotto, docente della MIB School of Management di Trieste per Le Figaro di oggi. Pubblichiamo la traduzione in italiano.

Il “modello italiano” volto a contrastare l’immigrazione clandestina riceve elogi dall’opinione pubblica e, molto recentemente, dal primo ministro britannico Keir Starmer, in visita a Roma. Secondo le statistiche del Ministero dell’Interno, al 16 settembre 2024, il numero di ingressi di migranti in Italia è diminuito del 65,4% rispetto al 2023 e del 33,8% rispetto al 2022. È senza dubbio un grande successo. Ma quali sono le ragioni che hanno potuto consentire tali risultati?

Il governo Meloni ha cambiato approccio nel 2023: invece di scegliere una politica incentrata sui contrasti, Roma ha preso una strada diversa. I rapporti con i Paesi dell’Africa, del Medio Oriente e dei Balcani sono stati improntati all’auspicio di una collaborazione più serena e distesa. Pilastro di questa politica è stato il Piano Mattei per la ricerca e la formazione di alto livello, creato con decreto nel novembre 2023 e convertito in legge nel gennaio 2024. Si tratta di una politica nuova nei confronti dei Paesi dell’Africa che si traduce in un atteggiamento molto rispettoso relazione riguardante Egitto, Tunisia, Algeria, Marocco, Costa d’Avorio, Mozambico, Repubblica del Congo, Etiopia e Kenya. Enrico Mattei, già presidente dell’ENI (Società italiana degli idrocarburi, ndr) negli anni Cinquanta, è stato l’artefice di una nuova politica nel campo dell’energia.

Invece di presentarsi ai paesi africani come il rappresentante di un paese ricco, sviluppato e potente, ex colonizzatore di Libia, Etiopia, Somalia ed Eritrea, si è rivolto ai suoi interlocutori su un livello di totale uguaglianza. Proponeva quindi una cooperazione con un obiettivo perfettamente egualitario, vale a dire un profitto del 50% per ciascuno dei due partiti. All’epoca venne vista come una vera e propria rivoluzione che scosse il mondo occidentale. La politica di Mattei ha indubbiamente ostacolato le “Sette Sorelle”, cioè le sette grandi aziende che operavano nel campo del petrolio e dell’energia. Mattei precipitò con il suo aereo nel milanese il 27 ottobre 1962: incidente o attentato? Rimangono ancora dei dubbi. Ma Mattei ha rappresentato un simbolo, una vera svolta nel campo dei rapporti tra paesi ricchi e paesi meno ricchi. Il governo Meloni ha utilizzato questo simbolo per la sua nuova politica nei confronti dell’Africa. La cooperazione nel campo della ricerca e dell’alta formazione non può svilupparsi senza una più ampia collaborazione, che includa sinergie nel campo dell’immigrazione clandestina. Roma è riuscita a ottenere aiuti reali basati sulla buona volontà dei governi africani.

Per quanto riguarda la rotta balcanica, il governo italiano ha fatto affidamento su un forte accordo con l’Albania: il protocollo d’intesa redatto nel novembre 2023 e ratificato dal governo italiano il 15 febbraio 2024 consente all’Italia di utilizzare due superfici di proprietà dello Stato albanese (in Shëngjin e Gjadër) per installarvi due centri di controllo, in grado di gestire il diritto d’ingresso e l’accoglienza temporanea degli immigrati intercettati in mare. Il carattere dissuasivo di questa iniziativa è facilmente percepibile. Si tratta, insomma, di una diplomazia del sorriso, che si adatta all’immagine che Giorgia Meloni ha saputo costruirsi in questi mesi all’esterno. Una diplomazia del sorriso che ottiene soddisfazioni anche in campo Unione Europea, nel momento in cui la candidatura di Raffaele Fitto alla poltrona di vicepresidente della Commissione europea e commissario europeo per la Coesione e le Riforme viene accettata da Ursula von der Leyen .

I problemi legati all’immigrazione restano però numerosi per Giorgia Meloni. Soprattutto quando il suo vicepresidente del Consiglio dei ministri Matteo Salvini rischia di essere condannato a sei anni di carcere dai tribunali italiani in seguito al caso Open Arms, che si riferisce ai fatti dell’agosto 2019. Matteo Salvini, all’allora ministro dell’Interno , si è opposto allo sbarco sull’isola di Lampedusa della nave Open Arms con 147 immigrati. Si è trattato di un atto di protezione delle frontiere con la forza, che ha portato a un discutibile rispetto dei diritti umani.

Oggi l’approccio di Giorgia Meloni è diverso: invece dell’azione con la forza, si concentra su un’azione più flessibile, che prevede la cooperazione benevola dei paesi vicini. Il punto debole dell’attuale politica del governo italiano è la Libia. La situazione oggettivamente caotica a livello istituzionale a Tripoli e Bengasi ha impedito il perseguimento di un accordo paragonabile a quello con l’Albania. Barche piene di immigrati si dirigono verso le coste italiane e i naufragi sono frequenti. Negli ultimi giorni si sono verificati due naufragi al largo delle coste libiche e risultano ancora disperse 44 persone.

* Stefano Pilotto è dottore in storia delle relazioni internazionali e professore alla MIB School of Management di Trieste.

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