Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha tenuto un intervento di replica al Senato della Repubblica dopo la discussione generale sulle Comunicazioni in vista della riunione del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno.
Il Senato ascolta, ma Giorgia Meloni non si difende: attacca, chiarisce, guida. Dopo due giorni intensi di dibattito sulle Comunicazioni in vista del Consiglio Europeo, la Premier torna a parlare nell’Aula di Palazzo Madama. E lo fa con uno stile che ormai è diventato il suo marchio: parole semplici, idee chiare, schiena dritta.
E quando qualcuno la provoca, lei risponde col sorriso e affonda:
“Io vorrei tanto essere Giuseppe Conte, invece sono Giorgia Meloni. Nella vita non si può sempre essere fortunati.”
Boom. Applausi. Meme. Ma soprattutto sostanza.
Difesa e sicurezza: Meloni detta la linea
La replica è l’occasione per ribadire che il concetto di sicurezza nazionale va oltre i carri armati. Oggi, spiega Meloni, la vera minaccia viene anche da cyberattacchi, traffico di esseri umani, terrorismo, infrastrutture critiche, confini da difendere e innovazione tecnologica da dominare.
Ed è su questo terreno che l’Italia sta chiedendo – e ottenendo – che l’Europa e la NATO riconoscano il valore strategico del fianco Sud, quello che ci riguarda direttamente. Libia, Sahel, Mediterraneo: le nuove trincee della geopolitica passano da qui.
“Forse bisogna fare una riflessione seria su quale sia la difesa del futuro prima di rischiare di fare investimenti legati a un’idea totalmente superata.”
Altro che riarmo. Qui si parla di realismo strategico.
Investimenti: “Le risorse vadano alle aziende italiane”
E poi c’è il punto che fa battere il cuore a ogni patriota: le spese per la difesa devono rafforzare l’industria nazionale.
“Quando spendiamo per la difesa, quelle risorse devono andare prioritariamente ad aziende italiane. Anche esclusivamente, se siamo in grado di produrre tutto da soli.”
Un messaggio chiarissimo a chi ha parlato di “subalternità” agli Stati Uniti: se vuoi autonomia, devi investire sulle tue capacità. E l’Italia, oggi, ha finalmente un Governo che non si vergogna di voler essere forte.
Nessuna subalternità: “Chi non vuole aumentare la difesa non può poi lamentarsi degli USA”
E qui arriva la stoccata più politica, quella che lascia zitti tutti:
“Chi dice che non dobbiamo aumentare le spese in difesa, e poi parla di subalternità agli americani, si contraddice. Perché se chiedi a un altro di difenderti, poi ne paghi il prezzo.”
Una verità che nessuno aveva mai detto così chiaramente in un’aula parlamentare. E che segna una nuova fase della politica estera italiana: non vogliamo essere subalterni, vogliamo essere protagonisti.
Una Nazione affidabile, un leader che mantiene la parola
Nella replica, Meloni smentisce i soliti tentativi della sinistra di riscrivere la realtà. Sul famoso 2% del PIL in spesa militare, firma o non firma?
“Una firma è una firma, Signori. Conte aveva assunto quell’impegno, io lo sto rispettando. Perché io mantengo la parola.”
Zero scuse, solo visione
In pochi minuti, Giorgia Meloni ribalta l’intero dibattito parlamentare. Spiega, punge, propone. Non cede su nulla, ma apre al futuro: sicurezza, innovazione, Mediterraneo, sovranità. E lo fa sempre con un tratto che la distingue:
“Voglio che l’Italia oggi sia una Nazione affidabile.”
Missione compiuta, Presidente.