Lo scorso 14 e 15 aprile Giorgia Meloni si è recata in Etiopia, dove si è svolto l’incontro tra il nostro premier e il presidente etiope Abiy Ahmed Ali. La visita è stata orientata a rafforzare gli storici e già positivi rapporti con l’Etiopia e si è coerentemente inserita nella strategia del Governo di rilanciare i rapporti internazionali dell’Italia, dopo le numerose trasferte già svolte dal Presidente in Iraq, Libia, Algeria, Ucraina, India ed Emirati Arabi Uniti.
Questa missione segue un percorso iniziato mesi fa dal nostro Governo. Infatti, lo scorso febbraio il Presidente Meloni aveva già accolto a Roma il Primo Ministro etiope e proprio in quella occasione era stata sottoscritta una dichiarazione congiunta grazie alla quale è stato avviato un nuovo programma triennale di cooperazione allo sviluppo in favore dell’Etiopia del valore complessivo di 140 milioni di euro. Il programma, in aggiunta, comprende iniziative volte alla formazione e alla creazione di posti di lavoro a favore dei giovani. In questo senso, l’Italia crede sia fondamentale investire in Africa in generale e in Etiopia in particolare, essendo questa, tra l’altro, una delle maggiori economie in crescita (negli ultimi vent’anni il suo PIL è cresciuto con una media dell’8,9% e l’interscambio italo-etiope nel 2022 ha raggiunto un valore di circa 276 milioni di euro).
Nel corso di questi giorni l’Italia ha inoltre avuto l’opportunità di confrontarsi con altri protagonisti istituzionali africani. Infatti, dopo l’incontro con il presidente e con il primo ministro dell’Etiopia, in cui è stato confermato “il comune desiderio di rafforzare le relazioni bilaterali”, il nostro Capo dell’Esecutivo ha incontrato il Presidente della Commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki Mahamatm, con cui si condividono “valori comuni e la volontà di collaborazione per promuovere stabilità e sviluppo in Africa.”
Sabato 15 aprile si è poi svolto un incontro trilaterale tra Italia, Etiopia e Somalia, durante il quale si è discusso di sicurezza, commercio, crescita economica e opportunità di investimento. Dal vertice è emersa la volontà di continuare a lavorare per costruire un partenariato paritario e reciprocamente vantaggioso. Nello specifico, per ciò che concerne i rapporti italo-somali, si ricorda che l’Italia è già presente sul territorio somalo con varie missioni internazionali, tra cui a la European Union Training Mission Somalia (EUTM Somalia) e la UNSOM- UN Assistance Mission Somalia. Anche in virtù di ciò, è stata confermata l’intenzione italiana di proseguire nel lavoro di cooperazione con la Somalia, nei confronti della quale si pone come un partner privilegiato intenzionato a continuare ad impegnarsi per rafforzare e stabilizzare le istituzioni somale.
PROTAGONISMO ITALIANO IN AFRICA CRUCIALE: IN AUTUNNO PRESENTAZIONE DEFINITIVA DEL PIANO MATTEI
Con questa missione dunque si è voluto ribadire con forza la volontà dell’Italia di essere presente in Africa, seguendo quella linea che già da diversi mesi il Governo sta intraprendendo.
Come ribadito dal premier “c’è sicuramente un protagonismo italiano in Africa che per noi è cruciale e sensibile”. Un protagonismo che coinvolge molte nostre aziende che sono appunto presenti nel continente con investimenti e infrastrutture, che “sono anche infrastrutture riferibili a quello che io chiamo il Piano Mattei per l’Africa”, ha aggiunto la Meloni.
Ed è proprio del Piano Mattei che si è tornati a parlare in questi giorni e che potrebbe essere definitivamente presentato il prossimo autunno in occasione del Summit intergovernativo Italia-Africa. Perché l’Italia con la formula Mattei intende offrire un sostegno per la formazione, per il lavoro, per la prosperità e il benessere, supportando le istanze e le necessità delle nazioni dell’Africa, dando allo stesso tempo una risposta anche all’immigrazione illegale, che è “un problema che noi conosciamo bene. Ma se prima di tutto queste nazioni non vengono sostenute, i problemi arrivano anche da noi.”
È necessario quindi creare delle condizioni di vita più favorevoli, eliminando le cause profonde che spingono molti cittadini a migrare verso l’Europa. Perché, come ha ricordato il Presidente intervenendo in Parlamento in vista del Consiglio europeo di marzo 2023, “accanto al diritto a migrare dovrebbe esserci un diritto a non essere costretti a farlo.”
Il nostro è probabilmente il Paese che comprende meglio questa situazione, ma secondo il Presidente si comincia anche “a vedere un cambio di attenzione e di percezione dell’errore che è stato fatto nel momento in cui l’Europa indietreggiando ha favorito la presenza di altri attori che possono avere un approccio diverso dal nostro.”
Ancora una volta, quindi, un richiamo ad una Europa che deve fornire risposte comuni ad un problema che è, appunto, comune a tutti gli Stati membri. “Il lavoro che sto cercando di fare è di accendere i riflettori su questa necessità. Poi l’Italia sicuramente può fare la prima fila di questo lavoro. Avete visto quanto ci stiamo spendendo. Ma una cosa è farlo come Italia, una cosa è che lo fa l’Europa nel suo complesso”, ha dichiarato infine Giorgia Meloni.
Al termine della due giorni si è anche tenuto un punto stampa presso la scuola italiana Galileo Galilei ad Addis Abeba, che operando da circa 60 anni e con un 30% di studenti italiani è la più grande scuola italiana all’estero. In questa occasione è emerso che: “C’è grande voglia di Italia, c’è grande attenzione per la nostra capacità di cooperare in modo non predatorio, di lasciare qui qualcosa. Vogliamo lavorare sulle infrastrutture, vogliamo lavorare sull’agricoltura, sul turismo, che in Etiopia può essere ancora una grande opzione di sviluppo non adeguatamente esplorata. Quello che queste nazioni ci chiedono è quello di farci promotori delle loro istanze e delle loro necessità. E io credo che l’Italia possa ottimamente giocare un ruolo, come si è visto anche in Consiglio Europeo, dove si sta cercando di dare maggiore attenzione all’Africa anche in termini di investimenti e di presenza. Ed è esattamente quello che queste nazioni ci chiedono.”
Per l’Italia “l’Africa è assolutamente strategica, non solo perché siamo i vicini di casa, ma perché quello che accade in Africa si ripercuote su di noi.” Il premier ha inoltre sottolineato che “il continente africano, differentemente dalla percezione che spesso si ha, non è un continente povero, ma è un continente che in alcuni casi viene sfruttato, che in alcuni casi non ha gli strumenti per tirare fuori le proprie ricchezze, grazie alle quali invece potrebbe tranquillamente vivere e prosperare.”
Infine, non sono ovviamente mancate le domande sul tema caldo della protezione speciale alle quali il premier ha risposto evidenziando che “l’obiettivo è l’eliminazione della protezione speciale, perché la protezione speciale è una protezione ulteriore rispetto a quello che accade nel resto d’Europa. E io credo che l’Italia non abbia ragione di discostarsi dalle normative europee di riferimento. Non ci sono divergenze su questo e c’è la volontà di lavorare insieme, ma la materia di certo è complessa. Sugli obiettivi che ci diamo siamo tutti concordi”. Una risposta che dunque smentisce in maniera definitiva tutte quelle maliziose ipotesi secondo le quali la maggioranza si starebbe spaccando proprio su questo tema.
I colloqui intercorsi in occasione della visita italiana in Etiopia rappresentano un passo importante nel percorso che l’Italia sta portando avanti con i Paesi africani, consapevole della necessità di una generale stabilizzazione dell’intero continente. Un percorso che segue le linee delineate nel noto Piano Mattei voluto dal Governo, con il quale si intende accompagnare i partner africani nel loro processo di ripresa sociale ed economica, da perseguire con uno spirito di cooperazione paritaria e fatto di sforzi congiunti a beneficio di tutti, perché garantire stabilità, pace e sicurezza in Africa significa garantire le stesse condizioni anche in Italia e in Europa.