Meloni in Parlamento: “Italia protagonista in Ue. No a lezioni dalla sinistra”

Sono tantissimi i temi trattati dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni nelle comunicazioni al Parlamento in vista del prossimo Consiglio europeo. Un Consiglio verso il quale l’Italia si avvia senza dubbio come governo più stabile, tra i leader dei maggiori Stati membri che sono in bilico nei rispettivi Paesi. Italia forte anche per la nomina di Fitto a vicepresidente esecutivo della Commissione europea. Lo ha detto a chiare lettere la premier: “L’Italia è sempre più protagonista nei nuovi formati di dialogo che nascono in Europa per cercare di affrontare in modo pragmatico e concreto i numerosi dossier strategici che stiamo discutendo”. Anche perché, la nomina di Fitto è “anche un riconoscimento personale” per il pugliese e “per gli ottimi risultati che ha raggiunto in questi due anni da ministro della Repubblica italiana. Se oggi l’Italia è al primo posto in Europa per obiettivi raggiunti e avanzamento finanziario del Pnrr lo si deve soprattutto all’ottimo lavoro svolto da lui e dai suoi uffici oltre che all’impegno di tutti i ministri e di tutti i livelli istituzionali del sistema Italia nel suo complesso”. Occasione, questa, per rivolgere gli auguri di buon lavoro a lo suo sostituto, Tommaso Foti: “Come sapete – ha aggiunto – questa difficile eredità è stata raccolta dall’onorevole Tommaso Foti, una persona seria e capace che quest’aula ha imparato a conoscere al quale rinnovo a nome dell’intero governo i migliori auguri di buon lavoro”. In ogni caso, “il governo italiano è sempre più indicato dagli osservatori internazionali come centrale in numerose dinamiche ed è un cambiamento in positivo che al di là delle personali convinzioni politiche dovrebbe inorgoglire ogni sincero italiano”.

La difesa è una priorità

Tanti come detto i temi trattati. Centrale, senza dubbio, è la difesa: “Penso che investire in difesa sia necessario, particolarmente nel contesto in cui muoviamo. È un mondo in cui il caos si moltiplica e genera caos. Il tema della difesa è il tema principe della difesa della sicurezza dei cittadini, della sovranità, della capacità di incidere e di difendere i propri interessi”. Buone dunque le parole del ministro Crosetto, il quale ha spiegato che “se ci sarà una pace che mi pareva chiedeste anche voi, se ci dovesse essere un tavolo, una pace e dovesse essere chiesto un contributo della comunità internazionale per garantire quell’accordo noi siamo disposti a fare la nostra parte”. Ma non serve a nulla l’ipocrisia del Movimento Cinque Stelle, a cui là premier si è rivolta: “Sono due anni che chiedete pace, la chiedete a ogni condizione poi quando uno dice siamo disposti ad andare a costruire la pace non va bene. Insomma, mi pare che ci siano obiettivamente delle contraddizioni abbastanza evidenti in questo ragionamento”. E ancora: “Mi divertono quelli che dicono di non mettere le spese sulla difesa ma si lamentano dell’ingerenza o del peso forte degli Stati Uniti nella Nato. Se si pensa di demandare ad altri la difesa della propria sicurezza c’è un peso da pagare – ha aggiunto -. Anche qui trovo dei toni un po’ ingenerosi: le spese per la difesa che l’Italia ha nel suo bilancio non sono spese con cui siamo andati in giro a militarizzare e creare guerra. Ci servono per difendere la libertà di navigazione commerciale nel Mar Rosso, per pagare i nostri militari all’estero per costruire pace. È ingeneroso continuare a raccontare di questa deriva bellicista. Nello scenario si pone il problema di rafforzare queste risorse e costruire un’industria europea della difesa competitiva. È un enorme tema di competitività”.

Dalla difesa alla crisi in Medio Oriente: “Una pace giusta e sostenibile nella regione potrà raggiungersi soltanto attraverso una soluzione a due Stati che garantisca, tanto gli israeliani quanto i palestinesi, sicurezza e mutuo riconoscimento”. Ciò, ribadendo la “richiesta forte per un immediato cessate il fuoco basato sul non più rinviabile rilascio degli ostaggi israeliani ancora detenuti da Hamas sulla fornitura di un’assistenza umanitaria adeguata a casa”. In questo contesto, Meloni crede che “debba essere l’Europa a giocare il ruolo di protagonista nell’impulso a una soluzione strutturale e definitiva per la questione Israele palestinese. Il presidente, dal canto suo, ha ringraziato l’Italia che l’Autorità nazionale palestinese considera una nazione amica per la sua postura equilibrata e per il suo impegno in prima linea”.

Migranti, l’accordo con l’Albania andrà avanti

Meloni ha anche avuto modo di dire la sua sulla questione immigrazione, promettendo di voler continuare il lavoro sull’accordo con l’Albania: “Continueremo a lavorare con i 15 Stati membri firmatari della lettera, con la quale si chiedeva alla Commissione di individuare soluzioni innovative per contrastare l’immigrazione, e con gli altri quattro che nel frattempo hanno chiesto di partecipare ai gruppi tecnici di lavoro nati a seguito di quella iniziativa. Tra queste soluzioni innovative c’è ovviamente anche il protocollo tra Italia e Albania. Voglio ribadire, anche in quest’aula, che intendiamo andare avanti nell’attuazione di questo protocollo nel pieno rispetto della legge italiana e delle norme europee”. Con le sentenze delle toghe rosse, del resto, si rischia di “compromettere” almeno fino all’entrata in vigore delle nuove regole Ue, nel 2026, le politiche di rimpatrio di tutti gli stati membri, una prospettiva preoccupante e inaccettabile che occorre prevenire con determinazione”.

Ma Meloni ha colto l’occasione anche per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Rivolgendosi ai parlamentari del Pd, secondo i quali nessuno si sarebbe accorto della presidenza italiana del G7. Per Meloni, questo “è un insulto agli sherpa, ai diplomatici, alle forze dell’ordine, a papa Francesco, ai funzionari, a tutte le persone che hanno lavorato perché il G7 italiano potesse essere momento di orgoglio per la nazione, mentre voi stavate lì a fare le macumbe sperando che anche questo fosse un fallimento perché come sempre tifate contro la vostra nazione se non siete al potere””. Poi l’ironia che ha fatto impazzire la sinistra: “Prima o poi dovete fare un corso di riti voodoo perchè le macumbe non stanno funzionando…”. La premier infine ha anche smontato la polemica sugli aumenti di stipendio ai ministri non parlamentari: “Sono d’accordo con Crosetto. Mi unisco alla sua richiesta del ritiro dell’emendamento. Non credo che l’attenzione della legge di bilancio debba essere spostata per un’iniziativa del genere. C’era un’equiparazione” per “chi fa lo stesso lavoro. Prendo atto che per alcuni colleghi dell’opposizione è troppo alta per un ministro…, ma eviterei di farmi dare lezioni dai colleghi del Movimento 5 stelle. Detto da chi ha dato” a Grillo “300 milioni di euro anche no… Gli avete dato dei soldi pubblici”.

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