In 100 giorni il Governo Meloni ha realizzato una riforma che la sinistra in vent’anni non è riuscita a mettere a terra.
Nel 2001, vede luce la riforma del Titolo V della Costituzione, e dopo la definizione del nuovo assetto di competenze tra Stato e Regioni l’116 Cost, 3° comma introduceva il decentramento amministrativo per mezzo dell’autonomia regionale differenziata. In sostanza si stabiliva che le Regioni avrebbero potuto ottenere nelle materie di propria competenza legislativa (e su poche altre), il vero e proprio trasferimento di funzioni e risorse, in modo da organizzarsi autonomamente.
Ecco per vent’anni questo articolo è rimasto lettera morta, soprattutto per l’incapacità della sinistra di fare sintesi. Perché per fare riforme strutturali occorrono visione comune, obiettivi e capacità di realizzarli.
Tuttavia in questi ultimi anni, molte Regioni, senza distinzione di colore politico, avevano attivato percorsi volti a realizzare il dictum dell’art, 116 Cost. In particolare la Regione Emilia Romagna, con a capo Bonaccini e il Lazio, con Zingaretti, hanno chiesto ai governi precedenti di procedere con le intese per l’autonomia. Facendo delibere di Giunta, delibere di Consiglio e professandosi regioni “mature” per confrontarsi con l’autonomia. Insomma, questa autonomia pare la volessero tutti, anche a sinistra.
Arriva il Governo Meloni e che fa? Realizza i loro desiderata:
licenzia un Disegno di Legge che contempera le esigenze di autonomia e decentramento con quelle di unità nazionale; rende centrale il ruolo del Parlamento in questo percorso; stabilisce che prima di trasferire le funzioni vengano individuati i livelli essenziali delle prestazioni, per garantire uniformità di diritti civili e sociali per tutti i cittadini sul territorio nazionale; dispone che si valutino prima di trasferire le funzioni anche le coperture, sul principio del costo standard e, infine, dispone che per le Regioni che non stipulano le intese si prevedano risorse aggiuntive per garantire perequazione.
Ebbene, Bonaccini, Zingaretti & co oggi dovrebbero esultare, dato che tutte le loro legittime istanze, nello spazio di pochissimo tempo, sono state accolte. E invece no, si oppongono, si interpongono, berciano di un’Italia spaccata in due, manifestano e sollevano proteste vibranti.
Questo per dare la misura, se ve ne fosse ancora bisogno, del fatto che la preclusione ideologica di questa sinistra con poche idee e pure confuse a volte crea dei cortocircuiti paradossali. Spiace per loro, soprattutto perché nel totale scollamento con la base elettorale di cui la sinistra soffre da tempo, questo sarà un altro boccone amaro da masticare: come lo spiegheranno ai loro elettori che l’autonomina è buona solo se non la fa il Governo Meloni? A volte un po’ di onestà intellettuale e serenità di giudizio non guasterebbe, soprattutto per invertire la parabola discendente delle percentuali di consenso che il PD registra da un po’.