Prosegue il periodo d’oro della Melonomics, che non si ferma da mesi, con le continue buone notizie che sorridono all’Italia, segno inequivocabile che la strategia di base seguita dal Governo Meloni, quella del “fisco amico”, quella del “più assumi, meno paghi”, quella in generale secondo la quale una riduzione delle tasse avrebbe comportato un aumento di spese e investimenti, funziona.
L’Italia supera il Giappone
Arrivano proprio oggi altre due notizie che mettono a tacere le voci contrastanti dei detrattori del governo. La prima riguarda le esportazioni, su cui l’Italia negli ultimi anni è riuscita a risollevare una condizione di molto peggiore, reinserendosi nelle posizioni che meritava. Il Made in Italy è infatti uno dei principi cardine su cui si basa l’operato dell’esecutivo e la sua valorizzazione è un fattore imprescindibile per la Nazione. Il Sole24Ore definisce questa mattina la notizia come “clamorosa”, che dà dimostrazione del “rafforzamento competitivo del sistema economico italiano verificatosi negli ultimi tempi”. Il dato è questo: l’Italia ha conquistato il quarto posto nella classifica delle migliori esportazioni al mondo, superando il Giappone che già avevamo eguagliato nei giorni scorsi. Nel primo trimestre dell’anno, l’export italiano ha infatti raggiunto il valore di 316 miliardi di euro: “È un dato di fatto – scrive l’autorevole quotidiano – che ormai l’Italia è entrata nel Gotha del commercio mondiale”. Altra notizia, ancora una volta lanciata questa mattina dal Sole24Ore, riguarda la nostra industria, la cui crescita riesce a trainare l’economia della nostra Nazione. Specie in un Paese altamente e storicamente indebitato come il nostro, solo l’aumento delle produzioni può rilanciare il mercato e sostenere i conti: e questo perché “un avanzo commerciale consistente e in aumento, trainato dalle esportazioni manifatturiere, è un segnale fondamentale della nostra stabilità finanziaria”. E un segnale di inequivocabile salute della nostra economia è la quota di investimenti detenuta all’estero. “Negli Stati Uniti sono attivi quasi 2mila investitori industriali italiani che hanno quote di partecipazione in oltre 3500 imprese negli Usa”, si legge sul quotidiano finanziario: è dunque fondamentale il ruolo delle esportazioni per il risanamento dei conti. È stato così nel post-Covid ed è stato così anche nella grande inflazione dei prezzi energetici, quando “l’industria ha riportato in attivo i conti con l’estero del Paese, a livelli record lo scorso anno come mostrano le statistiche qui riportate”. Dunque, l’insieme di esportazioni e produzioni sta risollevando i nostri conti e la nostra economia. Il tutto sotto la spinta fondamentale di un esecutivo che ha ben compreso quale deve essere la strada da seguire, anche nel settore finanziario: con meno tasse, come si decreterà anche all’interno della prossima finanziaria, e una minore pressione del fisco sui contribuenti italiani, la nostra Nazione sta scalando, primato dopo primato, i vertici delle classifiche mondiali e sta ritornando alle posizioni che merita.