Ormai a cadenza giornaliera, grandi e autorevoli istituti rilasciano dati e informazioni sullo stato positivo della nostra economia. E puntualmente questi dati e queste informazioni vanno a smentire tutti gli sproloqui degli esponenti della sinistra italiana, a sfatare gli spauracchi sul peso del debito (che in gran parte hanno causato loro, gli amici dell’austerity e al contempo elargitori di bonus e sussidi come se piovessero dal cielo; debito che c’è ma non preoccupa) e sull’isolamento internazionale dell’Italia, sulla precarietà del lavoro e sull’andamento generale dell’economia. Insomma, ne hanno dette tante in questi mesi, ma puntualmente vengono smentiti dalla dei dati, inopinabili, incontrastabili.
La fiducia dei broker
Non è un caso se l’Italia, adesso, riceve gli endorsement di operatori finanziari ed esperti. Il dato rilevante, in merito, è un sondaggio portato avanti da Assiom Forex con il Sole 24 Ore, che riguarda la fiducia dei broker di Borsa sulle condizioni dell’economia italiana, e in particolare sullo spread. Spread che, ormai da mesi, si è stabilmente piazzato sotto il livello dei 160 punti. Quando il Governo Meloni varcò l’uscio di Palazzo Chigi per la prima volta, nell’ottobre del 2022, quando al governo, insomma, c’era Mario Draghi (che pure, in quanto ad autorevolezza, è più rispettato internazionalmente rispetto ai suoi predecessori), la differenza tra Btp italiani e Bund tedeschi era costantemente intorno ai 250 punti. I broker, ora, riversano la loro fiducia nell’esecutivo: secondo il sondaggio, il 63% degli operatori finanziari credono che lo spread non si rialzerà, e che resterà stabilmente sotto i 150 punti. Ma sappiamo che ai numeri, per quanto opinabili, può essere data la lettura che si vuole: molti, infatti, ritengono che il calo dello spread sia esclusivamente dovuto a un rallentamento dell’economia tedesca, ma è impossibile non riconoscere i meriti di un esecutivo che ha ridato stabilità e credibilità a una Nazione intera. E per quanto contestabile, il dato rimane lì e certifica il buon andamento della nostra economia.
I dati favoriscono l’Italia
Anche gli esperti del settore, dunque, lodano il nostro stato finanziario. Alla fiducia dei broker, si aggiunga pure la dichiarazione di Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo che non ha tentennato nel descrivere in modo positivo la nostra economia: “Riteniamo – ha detto al Forum Ambrosetti di Cernobbio – che la previsione del Pil del governo italiano coincida con le nostre aspettative. Abbiamo un quadro relativamente positivo. Dei problemi ci sono, ma l’Italia sta andando meglio di quanto qualcuno si aspettava e di altri Paesi europei”. Il nostro Pil sta infatti ampiamente aspettando le stime contenute nel Def di aprile, con un 0,9% di crescita registrato già a metà anno a fronte dell’1% previsto per l’interno 2024. Previsioni rispettate anche per le entrate tributarie, in aumento di quasi 20 miliardi sullo scorso anno; aumento stimabile intorno al 6,3%. Gli occupati aumentano, 24 milioni, record di sempre, la disoccupazione si abbassa al 6,5%, valore minimo dal 2008, la precarietà fa registrare un indietreggiamento, con 200mila nuovi contratti a tempo indeterminato nell’ultimo anno. Ulteriori buone notizie sono arrivate, infine, dai dati rilasciati da Eurostat in merito all’economia in tutta Europa. Si scopre che l’Italia, in fatto di crescita, con il suo +0,2% nel secondo trimestre dell’anno, è in linea con la media europea, con la Francia e molto al di sopra della Germania, in fase discendente con un -0,1%. A livello annuale, la media europea si ferma allo 0,8%, quindi l’Italia è sopra di un decimo di punto percentuale. E, infine, sull’occupazione, l’Italia registra un +1,4% sullo scorso anno, mentre la media europea si ferma a un +0,8%. Per la sinistra, dunque, non ci sono più motivi validi per fare catastrofismo. Neppure sulla prossima manovra che, dati alla mano, non è in pericolo.