Meno morti in mare e difesa dalle guerre ibride: il modello Meloni fa bene all’Europa

È un miracolo la storia di Yasmine, una bambina di undici anni che è sopravvissuta a un nuovo naufragio nel Mediterraneo. Una tempesta, l’acqua gelida, una quarantina di persone che non ce l’ha fatta. Lei invece si è aggrappata a una camera d’aria con forza e ha resistito fino all’arrivo dei soccorsi, che l’hanno tratta in salvo. La vicenda resta comunque tragica e fa accendere i riflettori, ancora una volta, su uno dei grandi problemi che i perbenisti fingono di non vedere, quello delle morti in mare, causate da barconi super affollati e partenze irregolari. La strada migliore per avere meno morti in mare è solo una: evitare gli sbarchi clandestini e favorire, nei limiti delle disponibilità di ciascuno Stato, dei canali di immigrazione legali. “Riempie il cuore di gioia sapere che la piccola Yasmine, di soli 11 anni, aggrappata per giorni ad una camera di aria nel mezzo del canale di Sicilia, ce l’abbia fatta” ha dichiarato Sara Kelany, deputato di Fratelli d’Italia e responsabile del dipartimento Immigrazione del partito. “Non si può non pensare a quanta sofferenza abbia patito affrontando un viaggio così pericoloso, che ha portato morte e disperazione. Anche per tutti coloro che sono morti nel Mediterraneo in questi anni – ha aggiunto Kelany – questo governo non smetterà di proseguire in maniera decisa con le politiche migratorie volte al blocco delle partenze, perché solo debellando la tratta degli esseri umani e punendo severamente i trafficanti di uomini, riusciremo ad evitare ulteriori disastri. Orgogliosa del fatto che il governo Meloni abbia fatto diminuire del 60% gli sbarchi, anche perché questo ha significato diminuire sensibilmente le morti in mare. Auguro alla piccola Yasmine di riuscire a trovare un po’ di serenità e il calore degli affetti che ogni bimbo ha diritto di avere”.

Ingressi in calo in tutta Europa

Il calo drastico degli sbarchi in Italia del 60%, questa mattina certificato anche da Fausto Biloslavo dalle colonne del Giornale, fa bene anche all’Unione europea, che in fatto di ingressi illegali ha fatto registrare un calo del 39% rispetto al dato risalente al 2023. E ciò nonostante, purtroppo, nel mondo ci sia un costante aumento di profughi: secondo la Fondazione Migrantes, i sottoposti a “sradicamento forzato globale” arriveranno a 130 milioni entro la fine dell’anno, pesando la forte instabilità politica e militare specie di alcune aree del mondo. A partire dal Medio Oriente fino all’Ucraina, passando per i danni causati dai cambiamenti climatici.

C’è però un altro fattore da considerare in cui l’Europa non deve cascare: quello delle guerre ibride. Paesi come la Russia e la Bielorussia cercano di destabilizzare l’Occidente spedendo migranti e provocandone sempre di nuovi. Ieri è arrivata la notizia che l’Unione europea prenderà provvedimenti per difendere gli Stati membri più a rischio di strumentalizzazione, con un investimento di 170 milioni di euro e possibilità di deroghe temporanee alle disposizioni della Corte di Giustizia. “La natura grave e persistente delle minacce ibride alla frontiera orientale dell’Ue da parte di Russia e Bielorussia pone nuove sfide per l’Unione e, per garantire la sicurezza e l’integrità territoriale in questo contesto eccezionale, gli Stati membri confinanti devono essere in grado di agire con decisione” ha spiegato la Commissione europea. Parole che forse fino a qualche anno fa sarebbe stato difficile sentire pronunciare da parte delle Istituzioni comunitarie.

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