Continua lo scontro aperto tra il Governo Meloni e la magistratura, ormai diventato questione politica. È evidente ormai l’orientamento politico di certa magistratura, che negli ultimi tempi ha adottato provvedimenti giudiziari spesso a discapito dell’attuale esecutivo. Alcune ordinanze giudiziarie sono utilizzate come attacchi diretti al governo e in particolare alla stessa Giorgia Meloni, che è chiaro non piaccia ai giudici militanti che procedono alla “mostrificazione”.
Secondo Patarnello, giudice di Cassazione, Meloni rappresenterebbe una sfida addirittura ben più pericolosa rispetto a quella posta in passato da Silvio Berlusconi, anche lui antagonista della magistratura italiana negli anni Duemila. Berlusconi, ai tempi, era stato accusato di essere alla ricerca di garanzie legali personali e politiche, mentre il problema della Meloni, per certa magistratura riguarderebbe la sua visione politica, certamente lontana dagli ideali progressisti sostenuti da alcune correnti della magistratura stessa, in particolare delle toghe più schierate politicamente, come quelle legate alla corrente Area Dg, ex Magistratura Democratica.
Ad alimentare la frattura, sempre più evidente, è stato lo scandaloso screenshot dello stato whatsapp pubblicato dal giudice Antonella Marrone, diventato poi virale.
La toga di ex Magistratura Democratica, passata alla corrente di sinistra AreaDg, che ieri ha firmato alcuni dei provvedimenti di sospensione del trattenimento dei migranti in Albania, attaccava Meloni prima ancora che vincesse le elezioni, nel pieno della campagna elettorale.
La sua opinione sulla premier risale al periodo elettorale ed era già chiara: quando Meloni pubblicò una foto che la ritraeva insieme alla piccola Ginevra, nel suo primo giorno di scuola, un post del Presidente del Consiglio che voleva essere una dedica di incoraggiamento e amore a sua figlia : ‘’Ricorda quello che ti ho detto, non sarà la rabbia a darti la forza di andare avanti né l’ambizione o l’ego e l’invidia. Solo l’amore può darti l’energia che serve a non abbassare mai la testa, a non smarrirti, a non preferire le scorciatoie’’.
Marrone, in quella circostanza, non trattenne un commento sarcastico e velenoso, alludendo all’idea di una Meloni spinta da sentimenti ben diversi da quelli espressi pubblicamente. ‘’Ah, non sono la rabbia, l’ego, l’ambizione e l’invidia a muoverla? Sentendola parlare con quel vocione rabbioso mi sembrava l’opposto, ma mi sarò sbagliata…’’. Questo commento, lontano dalle dichiarazioni ufficiali, è la prova dell’orientamento ideologico di una parte della magistratura.
Il confine sempre più sottile tra giustizia e politica
Questi episodi, sempre più preoccupanti, invitano a riflettere sul sottile confine tra giustizia e politica.
Emerge una questione cruciale: e cioè il ruolo imparziale della magistratura, che viene minacciato e in alcuni casi sostituito, dall’ attivismo politico di alcuni giudici che sembrano agire più come attori militanti, che come arbitri di giustizia.
L’unico pericolo evidente e dilagante, sicuramente non è la Meloni, ma il fenomeno che riguarda parte della magistratura, che usa ordinanze e sentenze come fossero armi, per influenzare le scelte di chi, democraticamente eletto dai cittadini, fa il suo dovere.
Ma il nostro Presidente Mattarella non potrebbe dire chiaramente se è giusto attenersi alle regole europee o italiane in questi casi? o serve solo a intervenire qua e là per fare bellissimi discorsi che non muovono uno spillo?
E’ uno scandalo che parte della magistratura si esprima nei modi e nei termini esposti dai due casi citati: la “famosa” terzieta’ dei giudici dove è finita, se c’è mai stata? L’odio politico di una parte di essi, in nome di una pacificazione mai compiuta, è l’unica cosa certa!