Migranti, il Governo va avanti: verso il piano Ue che bloccherà le toghe rosse

“Nessuno scontro. Noi facciamo il nostro dovere. Le leggi le fa il Parlamento. Fatto sta che l’Italia è l’unico Paese dell’Unione Europea che non può espellere i clandestini. Germania e Olanda, per esempio, possono espellere chi vogliono. L’Italia invece per una non norma presuntamente europea deve tenerseli tutti. In Italia può venire chiunque, non si può espellere nessuno”. Quello espresso nelle parole di Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, è letteralmente un paradosso: ci troviamo in una situazione in cui è divenuto quasi letteralmente impossibile rimpatriare chi entra illegalmente nel nostro Paese. I clandestini la fanno franca e ringraziano una magistratura che li agevola soltanto per fare un dispetto al governo. Siamo arrivati a questo punto. Un punto probabilmente di non ritorno, perché se per alcune settimane non c’era stato nessun nuovo arrivo in vista per i centri in Albania e le acque, almeno in tema immigrazione, sembravano essersi calmate, i giudici ora hanno confermato la linea seguita da mesi, quella dei dinieghi di convalida dei trattenimenti, in attesa della sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea a cui hanno fatto ricorso, senza però minimamente considerare quella della nostra Corte di Cassazione.

Il governo contro gli ingressi illegali

Da Palazzo Chigi, subito dopo la mancata convalida di venerdì sera da parte dei giudici della Corte d’appello di Roma, hanno prontamente fatto sapere di essere già “al lavoro per superare questo ostacolo”. Una linea confermata nelle ore successive anche dal Viminale: il protocollo tra Italia e Albania, hanno fatto sapere, “il modello da cui partire per la realizzazione di veri e propri hub regionali sui quali c’è stata piena convergenza da parte dei Ministri europei. Il governo, pertanto, andrà avanti nella convinzione che il contrasto all’immigrazione irregolare che si avvantaggia dell’utilizzo strumentale delle richieste di asilo sia la strada da perseguire per combattere gli affari dei trafficanti senza scrupoli”. Ancora secondo il Viminale, la scelta dei giudici di rinviare la decisione alla Corte del Lussemburgo è solo un modo “per prendere tempo, quando si tratta di un sistema già previsto dal nuovo Patto europeo immigrazione e asilo che entrerà al più tardi in vigore nel 2026”.

Ma l’Europa crede nel modello italiano

È infatti proprio l’Europa a credere nel modello italiano di lotta all’immigrazione clandestina. La stessa Europa in cui le toghe rosse rimpongono le loro ultime speranze, crede in realtà nel modello di Cpr fuori dai confini dell’Ue, nell’effetto deterrenza a cui sta lavorando proprio nel Patto europeo citato dal Ministero dell’Interno nella sua nota. Sarà, d’altronde, proprio il centro della discussione della riunione tra gli omologhi di Matteo Piantedosi di tutti i 27 Stati membri che si terrà a Varsavia giovedì prossimo. Pare che le prime bozze saranno pronte già a marzo: l’obiettivo, in ogni caso, è prevedere forme di rimpatri a cui certi magistrati non possano opporre la loro personale visione ideologica. Anche perché c’è da domandarsi fino a che punto le toghe rosse possano e vogliano spingersi.

Lo strano paradosso: certi giudici ignorano le leggi

Da ottobre, mese in cui è stata emanata la famigerata sentenza della Corte di Giustizia a cui ci si appella per evitare la lista dei Paesi sicuri, i magistrati hanno infatti già ignorato alcuni ostacoli: hanno ignorato il passaggio della lista dei Paesi sicuri da decreto interministeriale a decreto legge, hanno ignorato l’innalzamento della competenza sui trattenimenti dalle sezioni specializzate alle Corti d’appello (anche perché, miracolosamente, sono sempre gli stessi giudici a decidere), hanno ignorato la sentenza della Corte di Cassazione che rimette nelle mani del governo la facoltà di decidere quali Paesi sono sicuri e quali no. Eppure, l’esecutivo è stato attentissimo, dal canto suo, a recepire quella sentenza della Corte del Lussemburgo, riformulando la stessa lista ed eliminando da essa quei Paesi che non rispettavano i nuovi quesiti di territorialità. Un differente atteggiamento nei confronti della legge, invertito rispetto a quanto racconta una certa narrazione: da un lato, il governo ‘totalitario’ prontissimo ad accettare le norme comunitarie, dall’altro la magistratura che ignora la legge. Il paradosso.

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1 commento

  1. Il Governo italiano è “al lavoro per superare questo ostacolo”: BENE, FATE PRESTO ! Gli Italiani chiedono a gran voce di SCROLLARCI DI DOSSO quella masnada di DELINQUENTI IN TOGA ROSSA unitamente al loro capintesta (leggi Quirinale) che ci stanno avvelenando la vita, ammorbando l’aria ben oltre le pm10, armando le mani di assassini, stupratori, scippatori, rapinatori, delinquenti di ogni razza e colore e provenienza. MELONI, PIANTEDOSI, NORDIO E GOVERNO TUTTO, FATE PRESTO, perché la gente è stufa dell’onnipotenza impunita di quei bastardi traditori e spergiuri che si arrogano il diritto di ‘fare le leggi’, compito riservato esclusivamente al PARLAMENTO e non a 100/1000 teste bruciate dall’ideologia comunista.
    Siamo stufi dello strapotere maledetto della magistratura italiana. Ed ora anche della CPI .

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