La banca centrale irlandese, che funge da autorità di regolamentazione finanziaria del paese, dal momento che tutti gli altri poteri, tra cui l’emissione di valuta e la fissazione dei tassi di cambio, sono stati ceduti alla banca centrale europea, ha affermato che è necessaria una nuova migrazione di massa dal terzo mondo per contribuire alla crescita e alla competitività dell’Irlanda, abbassando i salari.
La BCE fissa i tassi di interesse quasi esclusivamente a beneficio dell’economia tedesca che è iper-competitiva e guidata dalle esportazioni.
Secondo l’élite finanziaria irlandese quindi la soluzione sta nell’importare un numero illimitato di migranti per aumentare la pressione al ribasso sui salari irlandesi e ridurre gli stipendi ai lavoratori irlandesi già sotto l’enorme pressione dell’aumento del costo della vita e del mercato immobiliare gonfiato.
Il rapporto della Banca centrale irlandese riconosce che la migrazione netta è in aumento, ma gran parte di questi migranti sono lavoratori altamente qualificati che quindi, entrando nel mercato del lavoro irlandese non eserciterebbero molta pressione al ribasso sul mercato dei salari.
Il rapporto suggerisce che l’aumento della migrazione di massa in Irlanda di manodopera bassa e non qualificata nonostante eserciterà una pressione ancora maggiore sui mercati degli affitti e delle abitazioni già immensamente tesi, senza contare i 10.000 senzatetto irlandesi, è necessario per aiutare a ridurre gli stipendi alla classe media.
Il rapporto non considera tuttavia le implicazioni sociali dell’importazione di grandi quantità di manodopera poco qualificata dal Terzo mondo o l’effetto avrà sulle infrastrutture fatiscenti del paese come il sistema sanitario.
Fonte: The Liberal