Migranti, mezza Europa fa dietrofront: prima la bacchettavano, ora seguono Meloni e il suo approccio

L’Europa che si risveglia dalla dalle assurde teorie no-border? È tutto vero: la scossa, probabilmente, proviene dall’Unione, che a sua volta ha recepito il nuovo approccio esportato da Giorgia Meloni nei mesi passati. Ma il cambio di passo decisivo, che in queste ore sta riguardando soprattutto la Germania, sembra essere arrivato soltanto dopo l’attentato di Soligen. Ai governi socialisti sparsi per l’Europa, serviva davvero una carneficina per capire che accogliere migliaia di migranti irregolari all’anno non è proprio un toccasana per la nostra sicurezza? Che tra loro potrebbero nascondersi fondamentalisti, jihadisti e vittime delle cosiddette “guerre ibride”, che non si combattono a suon di armi ma di destabilizzazioni, a partire proprio dalla sicurezza? Tutto ciò è indicativo di quanto la sinistra, qualsiasi sia la sua appartenenza geografia, è rinchiusa in barriere ideologiche che poco si addicono alla loro denominazione auto-affibbiata di “democratici”. È dovuto scappare il morto, letteralmente, per capire che all’Occidente è stata dichiarata guerra e che il nemico si può facilmente e potenzialmente nascondere tra di noi.

Modello Meloni

Coloro che, anche nel recente passato, hanno bacchettato il nuovo approccio di Giorgia Meloni, basato su difesa dei confini e contrasto dei trafficanti di esseri umani, ora si ritrovano, ironia della sorte, a ricercare quel modello, quella strategia che tanto bene sta funzionando in Italia. Accordi, cooperazione, spartizioni di onori e oneri: i memorandum con Tunisia e Libia hanno fatto calare gli sbarchi del 65% in un anno, mentre quello con l’Albania, che sta per entrare in vigore, abbasserà la pressione dei flussi sulle nostre coste. A questo e a modelli ancora più aspri, adesso, è costretta a guardare la Germania, fino a ieri felicemente invasa di migranti e ora costretta a fare i conti con la realtà: le piazze sono diventate moschee a cielo aperto e risulta ormai difficile scendere di casa, specie nei quartieri periferici delle grandi città, senza il timore di imbattersi in un pazzo che urlerà, armato di qualcosa di pericoloso, “Allah è grande”. In questi giorni, un altro squilibrato, albanese, ha tentato di accoltellare dei poliziotti, a Linz. E la protesta di AfD, il partito di destra ormai dato in vantaggio in molti Land, si fa sempre più aspra. Il cancelliere Scholz, dunque, è stato costretto al dietrofront: nei giorni scorsi, 28 afghani sono stati rispediti in patria. E tra i suoi si fa sempre più viva l’idea di riprendere il piano Ruanda, ideato dall’ex premier britannico Rishi Sunak e accantonato dal suo successore Keir Starmer.

L’Europa si accoda

Nemmeno gli altri Stati europei se la passano bene. Il presidente francese Emmanuel Macron è stato costretto a strizzare un occhio alle destre, con buona pace di Melenchon, e a nominare premier un repubblicano, Michel Barnier, che voleva chiedere un referendum per stabilire la quota di migranti che ogni anno la Francia poteva ospitare. Più a nord, la Finlandia cerca di proteggere i confini dai flussi di iraniani e afghani provenienti dalla Russia, la Svezia rafforza i rimpatri, la sinistra che governa la Danimarca è tutt’altro che tollerante con gli immigranti clandestini. Anche i laburisti stanno rivedendo i loro piani: ritirare il piano Ruanda è stata una delle prime azioni del nuovo premier, ma qualcosa di diverso deve pure essere fatto. I laburisti, infatti, si sono accorti che la questione sicurezza incombe anche da loro, nel Regno Unito, dove le carceri non riescono più a ospitare gli immigrati che hanno violato la legge. E dunque allo studio del governo di Londa c’è un nuovo piano, questa volta con l’Estonia, per trasferire lì i detenuti in eccesso. È questa l’Europa che ieri criticava Giorgia Meloni, mentre ora è costretta ad accodarsi a lei.

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1 commento

  1. Ora la nostra sinistra che tesi sosterrà? Non sanno più che pesci pigliare visto che anche stati come Germania e Spagna, con governi socialisti, iniziano a capire che forse la strada intrapresa dal nostro governo, sull’immigrazione incontrollata, è la più giusta.

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