La questione migratoria va trattata con la massima serietà. Di mezzo ci sono vite umane, uomini, donne e bambini, sbattuti a destra e manca non già dalle onde del Mediterraneo, nell’alto mare delle acque internazionali dove, pur in un’acqua relativamente circoscritta tra le coste africane e quelle europee, le correnti si fanno certamente pericolose per un barchino stracolmo di persone. Ai trafficanti di esseri umani, questo, non importa. Il business dei viaggi della speranza tra Tripoli e Roma è troppo più importante. E pian piano viene fuori il segreto di Pulcinella: qualcuno collabora con i contrabbandieri e facilita la loro vita.
Il sistema no-border
C’è chi, infatti, certi sistemi li appoggia pur non volendolo (lasciamo il beneficio del dubbio). Come ad esempio le teorie no-border, che con il loro continuo invito a un immigrazionismo senza sosta per ragioni umanitarie – è umanitario pagare tutti i propri risparmi per percorrere deserti e mari e rischiare di perdere la vita? – di fatti incoraggiano quel meccanismo tramite cui i migranti si affidano totalmente alle mafie. Durante il viaggio e anche dopo quando, per le inevitabili difficoltà di integrazione, molti migranti si rivolgono alle organizzazioni criminali nostrane per avere qualche guadagno. E oltre a politici e associazioni che incitano, anche solo moralmente, certi meccanismi, ci sono le navi delle varie Ong che in tutto questo ci sguazzano. Per ragioni umanitarie, si capisce. Un video smonta tutta la narrazione buonista che racconta queste organizzazioni come salvatori di vite umane, angeli del Mediterraneo che salvano chi è in difficoltà.
Il racconto buonista della Ong
Partiamo prima dal racconto rilasciato dalla stessa Ong in questione. È la Aita Mari, che il 19 luglio scorso ha portato nel porto di Ravenna 34 nuovi immigrati. Il racconto che la Ong ha costruito alla Guarda costiera italiana è che tre imbarcazioni libiche si erano avvicinate alla nave mantenendosi a distanza. Poi su X il continuo del racconto, che lascia intuire il forte impegno della Ong contro le mafie: “Il salvataggio – hanno fatto sapere – è stato teso ed è successo qualcosa che non avevamo mai visto: la barca dei profughi, una volta vuota, è stata ripresa da due sconosciuti che si sono lanciati da un’altra barca che si trovava nella zona. Siamo forse di fronte ad una nuova strategia dele mafie?”. Fermandoci a questo, sembra quasi che la Ong sia totalmente estranea ai business delle mafie. Tuttavia, il video circolato in rete dice ben altro, così che impone una diversa chiave di lettura alle parole della Ong: il post sembra più il modo per ripulire la propria faccia dinnanzi alla evidenza delle immagini.
La realtà dei fatti
Il video, in realtà, parte con le tre imbarcazioni vicine alla milizia di Zawiya che si muovono intorno a un barcone pieno di migranti. Si vede, da una barca con la bandiera della Libia, una persona agitare la propria mano, come a invitare la Ong ad avvicinarsi e prendere i migranti. Dunque la scena è questa: il barcone pieno di migranti viene scortato da navi che si fingono della Guardia costiera libica e che sopra nascondono i trafficanti; queste si avvicinano alla Ong per consegnare il carico di migranti da spedire in Italia. Tutto ciò avviene in acque libiche, senza che ci siano particolari screzi con i mafiosi: tutto prosegue con naturalezza, quasi dando vita a una procedura imparata a memoria, dando attuazione a un accordo non scritto stipulato con piacere da ambedue le parti. Ma come, dunque, le Ong aiutano i trafficanti di esseri umani? Non una novità, da anni studiosi ed esperti stanno cercando di portare a galla la verità. Talvolta si può parlare persino di collusione, con tanto di tentativi di ripulirsi la faccia agli occhi dei più. L’Italia e l’Europa non possono essere in balia di certi sistemi.
E’ tutto arcinoto, solo la sinistra non lo vuole sentir dire!