Milano, la volante non ha speronato Ramy. Ma le proteste continuano

La morte di Ramy Elgmal ha riacceso l’attenzione sulla questione sicurezza, legata ai flussi migratori. Dopo il suo incidente, mentre scappava da un posto di blocco delle forze dell’ordine, sono scoppiate diverse proteste, soprattutto a Milano ma anche in altre città d’Italia. Proteste non organizzate, talvolta violente, altre volte manifestate attraverso scritte sui muri e messaggi di odio verso la Polizia e i Carabinieri. In ogni caso, la situazione continua a essere molto delicata e alla fiaccolata, prevista per oggi, in ricordo di Ramy, si inizia a temere il peggio, cioè che quelle che si sono viste in questi giorni sono state semplicemente delle prove di unione tra immigrati, anche di seconda generazione, e centri sociali e antagonisti. In ogni caso, il soggetto ultimo di tutte queste proteste è sempre lo Stato, sfidato da chi in realtà non si sente e non vuole vedersi rappresentato dalle autorità e dalle istituzioni. Chi, insomma, crede di poter vivere al di là delle regole, l’anti-Stato.

Tra giovedì e venerdì, a Milano, l’ennesimo atto di violenza e intimidatorio: un filobus fermo a una fermata è stato bersagliato da colpi di arma da fuoco, sassi e martelli. “Questo atto intimidatorio è un chiaro segnale di sfida allo Stato, nonostante la zona sia da giorni sotto contro delle forze dell’ordine”, ha denunciato Riccardo De Corato, deputato di Fratelli d’Italia. Il tutto nel quasi totale silenzio dell’amministrazione comunale e della sinistra, che invece ha scelto di solidarizzare con i manifestanti. Non ci si aspettano buone notizie dalla fiaccolata di oggi, con il padre della vittima che, ancora una volta, ha scelto di dissociarsi da questi atti di violenze, annunciando di non partecipare al corteo di oggi: “Non è il momento di fiaccolate. Noi siamo lontani da questa cosa, restiamo a casa. Basta violenza”.

Il video che scagiona i Carabinieri

In tutta Italia, però, continuano le azioni contro la polizia. A Roma, nel quartiere della Garbatella, sono comparse sui muri nuove scritte come “Carabinieri infami, vendetta per Ramy”. Insomma, i Carabinieri sono ritenuti responsabili della morte del giovane egiziano che, ricordiamo, scappava da un posto di blocco. L’agente alla guida della volante è finito anche sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti accusato di possibile omicidio colposo. Quasi una formalità, quasi per contenere le proteste degli antagonisti, anche se senza successo. Pare, però, che le tesi di chi protesta, lo speronamento del carabiniere ai danni dello scooter dell’egiziano, che già sembra avere poco credito, ora è stata smontata dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza presenti sul posto dell’incidente: la volante non avrebbe speronato il TMax guidato dall’egiziano, il quale avrebbe perso aderenza e dunque il controllo del mezzo, finendo a schiantarsi sul palo del semaforo. La situazione, comunque, resta incandescente. Il pericolo sicurezza a Milano e nelle altre periferie delle grandi città continua ad essere tutt’altro che residuale.

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