Militanti woke, provate a sfottere l’Islam se ne avete il coraggio

L’organizzazione dei grandi eventi internazionali, per quanto essa possa essere gestita in modo maniacale, rischia sempre di andare incontro a piccoli incidenti, gaffe e mancanze. Per esempio, la cerimonia di inaugurazione dei Giochi Olimpici di Parigi 2024 ha visto i militari francesi issare la bandiera olimpica al contrario, e molti partecipanti, compreso il nostro Capo dello Stato Sergio Mattarella, sono stati costretti ad assistere al rito di apertura delle Olimpiadi bersagliati dalla pioggia battente, non essendo state previste, probabilmente, misure alternative in caso di maltempo. Ma si tratta di svarioni tutto sommato dimenticabili, invece, ciò che ha macchiato l’inaugurazione delle Olimpiadi e non può essere subito accantonato, è stato il dileggio plateale rivolto al Cristianesimo, studiato, preparato e non capitato per caso. Un gruppo di drag queen, di transessuali insomma, si è messo in posa mimando in sostanza l’immagine del dipinto di Leonardo da Vinci raffigurante l’Ultima Cena di Gesù con gli Apostoli. Che dire, se non denunciare la vergogna di un atto di scherno  che ferisce non solo la Chiesa cattolica, la quale, tramite i vescovi francesi, ha inevitabilmente condannato la squallida provocazione, ma i cristiani di tutto il mondo e ogni persona di buonsenso, perché le religioni non possono diventare oggetto di offese che vanno dal trash alla blasfemia vera e propria, e neppure di discutibili strumentalizzazioni ideologiche, al di là ancora del tasso fideistico di ognuno di noi e del livello di partecipazione. Le confessioni, non solo quella cristiana ovviamente, non sono argomento da cabaret e non devono subire grossolane banalizzazioni. Chi non ne è interessato e non crede in nulla, è sufficiente che rimanga lontano da qualsiasi tipo di culto perché Dio concede il libero arbitrio. Però, la subcultura woke, che cerca di imporsi tanto in Nord America quanto in Europa, spalleggiata da settori della politica e alcuni poteri forti, punta a ridicolizzare e relativizzare tutto ciò che è radice, (politica, identitaria, culturale, religiosa), della civiltà occidentale, e il Cristianesimo, assieme al Giudaismo, si trova palesemente alla base dell’Occidente. I “wokers” sbeffeggiano Gesù Cristo non per farsi una risata, ma per attaccarlo e annullarlo perché, secondo i loro deviati obiettivi, le Nazioni occidentali devono arrivare a provare vergogna per ciò in cui hanno sempre creduto, per il loro passato e per il loro presente. Il disegno woke pretende che tutto, (Storia, religione, identità, ordine naturale e sessualità), diventi relativo e fluido, senza più significato ed importanza, infatti, viene preso di mira solo il Cristianesimo e non altri credi, perché esso deve sparire in un ipotetico Occidente anestetizzato e spogliato di tutto. L’oscena carnevalata della cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi parigine è stata pensata, senza ombra di dubbio, dalle schiere woke. A coloro i quali dicono che si sia trattato solo di una innocente dimostrazione finalizzata a rivendicare in mondovisione i diritti LGBT, occorre ricordare anzitutto che non si può trasformare ogni avvenimento in un Gay Pride e che proprio le forzature pianificate in maniera ideologica, come quella di Parigi, sono le prime nemiche delle istanze delle comunità omosessuali, transessuali e simili, in quanto irricevibili anche per i più laici e liberali. Ci si scaglia contro quanto è già tollerante perché il mondo occidentale e cristiano è l’unico luogo dove le persone e le coppie LGBT sono libere di vivere come desiderano, aiutate spesso da leggi ad hoc. Nel frattempo, si finge di non vedere le persecuzioni e le condanne a morte che avvengono con regolarità in alcuni Paesi islamici a scapito dei gay, e nemmeno i più esagitati teorici woke si permettono di irridere la religione di Maometto. Certo, sfottere Gesù Cristo e fare volutamente opera di blasfemia circa il Cristianesimo, comporta indignazione da parte dei fedeli e qualche reprimenda clericale, ma consente di tornare a casa in totale sicurezza, mentre, parodiare l’Islam può esporre a rischi molto seri. Ne sanno qualcosa presso la redazione del settimanale satirico francese Charlie Hebdo. Nessuna religione, nemmeno l’Islam, del quale occorre denunciare piuttosto il problema interno di integralismo portatore di violenze, deve essere canzonata, ma visto che non c’è pietà per i punti di riferimento dei cristiani, viene voglia di esortare i “wokers” a fare altrettanto, dimostrando un coraggio degno di rispetto, con i simboli musulmani, magari con l’aggiunta di qualche simpatica drag queen. 

Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

1 commento

  1. Caro Roberto, come sempre ci pigli.
    Ma vorrei aggiungere un dettaglio non da poco.
    L’ironia verso la religione a mio modo di vedere è sempre lecita. Sono i fanatici religiosi che si stracciano le vesti per una presunta offesa ai loro simboli ed alle loro pur fantasiose credenze, in occidente abbiamo superato il tempo dell’inquisizione (anche se tra di noi ogni tanto qualcuno cerca di dire che non era poi così male…).
    Sono i woke che hanno riportato l’inquisizione in USA e cercano di riportarla anche in Europa, con il divieto di libri non allineati alla loro ideologia, l’abbattimento delle statue, la lotta ai costumi ed ai linguaggi, insomma un nuovo oscurantismo.
    Ma è cosa ben diversa quando codesta “ironia” diventa di Stato. Lo Stato dovrebbe essere fuori dalle ideologie, e difendere la libertà e le opinioni di tutti, purchè non criminose come ad esempio tante di quelle professate dal Corano.
    Mi sta bene che in un caberet il comico di turno prenda in giro Maometto o Gesù Cristo, il pubblico valuterà il divertimento o il buon gusto. Ed il comico in questione ha il diritto di esternare il suo pezzo, senz’altra critica che quella del botteghino, e non della violenza.
    Questa è la nostra civiltà.
    Ma lo Stato no. Lo Stato non è una troupe di cabaret.
    Mah! Con Macron mi sto sbagliando?

    Con affetto

    Alessandro

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