Mollicone: “La cultura è identità e motore di sviluppo. A metà legislatura l’80% del programma”

Intervista esclusiva a Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera, in vista dell’evento “Spazio Cultura” a Firenze: il punto sulle riforme già attuate, le sfide dell’innovazione e il futuro della scuola italiana.

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La Voce del Patriota ha incontrato l’onorevole Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati e responsabile Cultura e Innovazione di Fratelli d’Italia, a pochi giorni dall’evento “Spazio Cultura”, in programma a Firenze il 9 e 10 maggio. Nell’intervista, Mollicone fa un bilancio delle riforme già realizzate a metà legislatura, spiega la strategia del Governo Meloni per valorizzare la cultura come leva economica e identitaria, e riflette sul ruolo della scuola e delle nuove tecnologie per affrontare le sfide del futuro.

Onorevole, questo fine settimana a Firenze ci sarà “Spazio Cultura”, dove tratterete gli obiettivi di metà legislatura. Quali sono i risultati più significativi ottenuti in ambito culturale grazie all’impegno dei gruppi parlamentari di Fratelli d’Italia?

Il 9 e 10 maggio il Dipartimento Cultura e Innovazione, insieme a tutte le rappresentanze parlamentari di Fratelli d’Italia, lancerà e presenterà Spazio Cultura, proprio per fare un bilancio delle politiche di riforma avviate in ambito culturale e dell’istruzione. Fratelli d’Italia, partito di maggioranza del centrodestra e di governo, ha voluto questo momento di confronto e rilancio con i nostri referenti: dalla Commissione Cultura, Istruzione, Scienza e Ricerca – che ho l’onore di presiedere – al capogruppo Bignami, passando per i nostri rappresentanti di governo, come la sottosegretaria Frassinetti. L’evento sarà chiuso dal ministro Giuli. Tutti i nostri parlamentari faranno da moderatori ai panel tematici. A metà legislatura, abbiamo già realizzato l’80% del nostro programma culturale. A Firenze illustreremo tutto questo: dalla legge contro la pirateria digitale – la prima in Europa – che interviene su audiovisivo, editoria e sport, alla legge sulla rievocazione storica e sul patrimonio immateriale, in vigore dal 1° novembre. Idee che diventano azioni, con un impatto concreto sulla valorizzazione dei nostri borghi, delle città d’arte, del turismo sostenibile. Abbiamo lavorato con il MiC per riforme importanti: il Museo del Ricordo, il Treno del Ricordo come iniziativa parlamentare, il Piano Olivetti, il Piano Mattei rilanciato dal ministro Giuli in linea con l’azione del Governo Meloni. Tutto ciò nasce da un programma che ho contribuito a scrivere fin dalla fondazione di Fratelli d’Italia, nel 2012, e che oggi è realtà. A Spazio Cultura dialogheremo anche con gli operatori del cinema, dello spettacolo dal vivo, del teatro, della danza, delle fondazioni lirico-sinfoniche. Per noi, la cultura è strategica per il governo della Nazione.

La cultura è una ricchezza che genera ricchezza. Quali strumenti concreti servono oggi per trasformare il patrimonio culturale italiano in un motore ancora più incisivo per l’economia e l’identità nazionale?

Come Governo e partito di maggioranza, abbiamo dato un indirizzo chiaro nelle leggi e nelle risoluzioni parlamentari: trasformare i musei da semplici contenitori di oggetti a luoghi di narrazione, strumenti per lo sviluppo di un’identità condivisa. I nostri musei, i beni culturali e archeologici devono raccontare l’Italia, non solo a livello locale ma anche all’estero, attraverso una promozione integrata con ENIT e il Ministero del Turismo, nei grandi eventi internazionali. Stiamo lavorando con il ministro Giuli per rafforzare questa strategia: grandi mostre come quella su Tolkien, quella su Gentile, o quella sul Futurismo che ha battuto Palazzo Grassi con oltre 160.000 visitatori. I beni culturali possono essere competitivi grazie all’innovazione digitale: penso alla nuova app per la biglietteria museale, introdotta dal ministro San Giuliano e sviluppata da Giuli, che sta aumentando gli ingressi e la conoscenza del patrimonio, anche dei cosiddetti “musei minori”. Ci sarà anche una strategia di merchandising e diplomazia culturale, con opere iconiche italiane che viaggeranno in Europa e nel mondo, a rappresentare l’identità del nostro Paese.

Nel dibattito su scuola, cinema e intelligenza artificiale, lei come immagina il futuro della cultura italiana? Dove dobbiamo investire di più per essere all’altezza delle sfide globali?

Dal lato dell’istruzione, stiamo rilanciando – con il sottosegretario Frassinetti e il ministro Valditara – l’identità italiana attraverso la valorizzazione degli studi classici, della scrittura e della lettura ad alta voce. Non siamo però luddisti digitali: non rifiutiamo l’intelligenza artificiale a prescindere. Come ogni tecnologia, può essere uno strumento utile anche nella scuola, nello sviluppo di nuove didattiche sperimentali su cui Indire già lavora, integrandole con l’insegnamento tradizionale. La scuola del futuro deve essere sì umanistica, ma anche capace di stare al passo con la contemporaneità. Come ci ricorda Jünger, dobbiamo saper far navigare insieme il bosco e la nave. Dunque: sviluppo, ricerca, integrazione dei sistemi didattici e pedagogici. In ambito culturale, stiamo portando avanti in Parlamento un’indagine conoscitiva su come i grandi musei utilizzano l’intelligenza artificiale e l’innovazione digitale. Lo stesso vale per l’editoria. I veri conservatori non hanno paura della téchne: sanno governarla e usarla per costruire un futuro in cui l’ambiente sia custodito e la tecnica valorizzata.

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