Durante un raduno sindacale, a Monaco di Baviera, in Germania, un’auto si è schiantata sulla folla, ferendo 28 persone. L’attentatore è Farhad Noodi, 24enne afgano richiedente asilo, approdato in Germania nel 2016, quando Angela Merkel aprì le frontiere a chiunque, indiscriminatamente. L’uomo aveva richiesto asilo, rifiutato più volte. Avrebbe dovuto lasciare il Paese nel 2020, ma è riuscito a restarci tramite dei permessi temporanei. Secondo quanto emerge, avrebbe anche attraversato l’Italia, sbarcandovi proprio nel 2016. Toccata e fuga, poche ore prima di ripartire per l’Europa del Nord. Fatto sta che, durante quel boom di ingressi irregolari da Sud che l’Italia fu costretta a subire in quegli anni, quando al governo sedevano i vari Renzi e Gentiloni, dal nostro Paese sono passati numerosi fondamentalisti, eversivi, pericolosi membri che, forti di chissà quale background, sono facili esche da adottare e reclutare per le organizzazioni estremiste del mondo islamico. È ancora presto, a quanto pare, per sapere se l’uomo è un jihadista o semplicemente un lupo solitario, ma in ogni caso l’uomo ha varcato i nostri confini e ha vagato liberamente per l’Italia. Anche per questo, dunque, è necessario bloccare gli sbarchi clandestini e rimpatriare gli irregolari, che possono essere o diventare mine vaganti molto pericolose e destabilizzanti per la sicurezza nazionale.
Dalla Germania: “Continueremo a deportare in Afghanistan”. Lezione alla sinistra italiana
L’uomo, ovviamente, era già ampiamente conosciuto dalle forze dell’ordine. In Italia risulta schedato e indentificato due volte, a Reggio Calabria dove venne accolto dopo lo sbarco e una seconda volta a Brescia. Pubblicava da tempo post islamisti sui suoi profili social. In Germania, ovviamente, è già un caso politico, scoppiato proprio a ridosso delle prossime elezioni politiche che decreteranno la forza politica di appartenenze del prossimo cancelliere. In pochi mesi, si sono susseguiti altri episodi, come quello di Solingen (Che provocò tre morti) e quello del mercatino di Madgeburgo, a ridosso del Natale. In quel caso, i morti furono sei e i feriti circa duecento. La destra tedesca è andata subito all’attacco: “Continuerà così per sempre? Serve un cambiamento nella politica migratoria ora!” ha scritto Alice Wiedel, di Afd; “Qualcosa deve cambiare in Germania. Non si può andare avanti di attentato in attentato”, è il commento invece di Markus Soeder, leader della Csu. Anche i membri dell’esecutivo di uniscono al coro di denuncia: per il cancelliere socialista uscente, Olaf Scholz, il migrante ora dovrà “essere punito, espulso e deportato nel suo Paese”. Una lezione, sicuramente, anche per la sinistra italiana, sulla questione dei Paesi sicuri: da mesi, la Germania che – ricordiamo – è attualmente a trazione socialista, sta attuando da mesi una politica forte di rimpatri di clandestini anche in quei Paesi che, comunemente, sarebbe difficile considerare sicuri. L’Afghanistan, sprofondato di nuovo sotto il regime dei talebani, non sarebbe certo nella lista. “Lo Stato deve dimostrare massima severità” ha ricordato il ministro degli Interni, Nancy Faeser, perché “non ci può essere un altro tipo di risposta”: la Germania, ha ricordato la titolare della sicurezza a Berlino, “è l’unico paese in Europa a deportare persone in Afghanistan nonostante il regime dei Talebani e continueremo a farlo”. Parole durissime, forse dettate dal forte clima di campagna elettorale che è ormai agli sgoccioli, ma resta il fatto che ora tutta l’Europa, per convenienza o per necessità, sta riscoprendo un certo pugno duro contro l’immigrazione clandestina.