L’allargamento dell’Unione Europea è il processo in base al quale nuovi stati, oltre i sei fondatori delle Comunità europee, hanno chiesto nel corso del tempo di far parte della UE fino ad arrivare agli attuali 28 membri.
Dalla Turchia ai Balcani occidentali: i nuovi candidati ufficiali
Ad oggi, in lista come candidati ufficiali all’entrata, ci sono Repubblica di Macedonia del Nord, Montenegro, Turchia, Serbia ed Albania in un un contesto di scetticismo crescente tra i Ventotto nei confronti di un nuovo allargamento dell’Unione.
Annose le note le polemiche sull’eventuale ingresso della Turchia – sempre più “sultanato” di Erdogan- che infiammano il dibattito politico nel vecchio continente; meno esposte invece le criticità che si impongono circa l’eventualità di un’apertura dell’UE ad alcune nazioni della penisola Balcanica.
Tra queste Serbia e Montenegro da anni non più confederati, in lizza per una entrata ufficiale nel 2025, ma forse si sta accelerando un pò troppo ottimismo visto quanto succede ancora sull’altra sponda dell’adriatico.
Il Montenegro sotto il potere incontrastato di Milo Djukanovic
Premier infinite volte, presidente per la seconda, dopo 27 anni di potere, lui che ne ha appena 56, è l’ultimo sopravvissuto dei dinosauri balcanici e non ha intenzione d’estinguersi. Così scrive di lui il Corriere della Sera.
Tracciando il profilo di un politico onnipotente nella sua piccola nazione, certamente opportunista (molti si chiederebbero quale politico non lo sia), precisando che ormai gli si perdona un pò tutto: “dalle vecchie inchieste italiane sul contrabbando all’accusa di governare un Paese nepotista e corrotto, le pressioni su media, il controllo dei giudici”, questi ultimi, rivendica, tutti nominati da lui.
Sui dettagli dell’uso dell’immunità diplomatica affinchè il Tribunale di Bari, circa dieci anni fa, archiviasse l’indagine a suo carico per associazione mafiosa finalizzata al traffico di sigarette di contrabbando (traffico da lui ammesso perchè il suo paese aveva bisogno di soldi), rimandiamo a questo articolo dell’epoca sulla Gazzetta del Mezzogiorno.
Ma il padre-padrone del Montenegro che da comunista e fervente filo-jugoslavo, è diventato al momento giusto filo-occidentale, anti russo e social democratico, portando il suo paese nella NATO nel 2017, si finge il più grande sostenitore dell’UE. Proprio quell’Unione Europea dei diritti e delle libertà che sembra aver abbassato un pò troppo la guardia rispetto a quanto accade agli oppositori di Djukanovic.
La repressione contro oppositori politici, comunità serba e Chiesa Ortodossa
“Nel vicino Montenegro, assistiamo con preoccupazione alle ultime azioni repressive del governo volte a danneggiare la comunità serba”. Lo denuncia Margherita Saltini, Segretario Generale del DEMYC, organizzazione di partiti giovanili di destra che proprio oggi inaugura un meeting a Salonicco su “Sicurezza e Immigrazione in una prospettiva Euro-Mediterranea.
“I giovani conservatori europei del DEMYC – ha dichiarato la Saltini – esprimono solidarietà e vicinanza al partito Nuova Democrazia Serba, i cui leader sono stati incarcerati per motivazioni ancora da verificare. Il Presidente Milo Djukanovic, conosciuto in Italia per le gravi accuse di contrabbando di tabacco, rimane uno degli ultimi leader comunisti in Europa e certamente l’unico ad utilizzarne ancora i metodi liberticidi e anti religiosi. L’ultima legge mirata ad attaccare la Chiesa serba ortodossa ha mobilitato grandi proteste di massa nelle principali città montenegrine, nel silenzio dei media occidentali.”
Il riferimento è al recente arresto del leader dell’opposizione, Milivoje Katnic, finito in cella, secondo quanto riferisce la polizia del paese balcanico per aver “rifiutato di testimoniare” davanti a un giudice per una vicenda di corruzione da lui stesso denunciata. Ma ci sono anche altri esponenti dell’opposizione condannati di recente a diversi anni di carcere per aver pianificato un colpo di stato, le cui prove, come le armi che si sarebbero dovute usare, non sono mai state mostrate in tribunale. Ne parla la BBC qui.
All’esponente italiana del DEMYC fa eco Marko Kovacevic portavoce di New Serbia, movimento conservatore.
“Il Montenegro – accusa Kovacevic – è l’unico paese che sta negoziando l’adesione all’UE in cui i leader dell’opposizione vengono arrestati per qualcosa che hanno detto. Milo Djukanovic – continua – ha usurpato il potere giudiziario. Ora quest’uomo e il suo regime vogliono portare via i templi e le proprietà alla Chiesa ortodossa serba! Milo Đukanović è l’ultimo leader comunista che è ancora al potere. In Montenegro – chiosa -il Muro di Berlino non è ancora caduto”.
E la questione della libertà religiosa sta diventando davvero molto seria. A quanto pare il Governo sta varando una legge che mira a impossessarsi dell’intero patrimonio della Chiesa ortodossa serba in Montenegro. Il provvedimento prevederebbe che tutte le comunità religiose presenti nel Paese, compresa la Chiesa ortodossa serba, debbano provare di possedere le loro proprietà sul territorio montenegrino da prima del 1918, in caso contrario tali beni e proprietà saranno confiscati.
Tanto che i sospetti che Djukanovic ora tenti di creare anche una “sua” Chiesa Ortodossa Montenegrina, hanno fatto perdere la pazienza al patriarca serbo Irinej, che ha attaccato duramente il Presidente accusandolo di comportarsi con la chiesa serba come non accadeva nemmeno al tempo «dei turchi» o «dei comunisti».
L’Europa resta a guardare e intanto elargisce fondi al Montenegro
Compressione della democrazia e delle libertà, ostacoli alla libertà religiosa, alimentarsi delle tensioni etniche. Sono queste le macroscopiche criticità per cui il DEMYC ribadisce che “l’Europa e i suoi paesi membri non possono rimanere indifferenti a questo crescendo di attacchi alla democrazia montenegrina. In virtù delle negoziazioni di pre adesione all’Unione europea, il Montenegro riceve ingenti fondi per lo sviluppo, fondi che devono essere vincolati a un effettivo rispetto dei diritti e della costituzione nel paese. Pertanto – concludono i giovani conservatori – chiediamo all’Europa di lanciare un messaggio concreto e vincolare la pre-adesione al ripristino di una democrazia reale in Montenegro”.
Forse è il caso che la UE, che intanto sta perdendo con la Brexit un importante membro come la Gran Bretagna, riveda le sue strategie di allargamento, così come la gran parte delle politiche attuate negli ultimi tempi: dall’austerità all’immigrazione senza limiti.
Tuttavia c’è poco da sperare, se, come ha sottolineato di recente Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia che in Europa è con il gruppo conservatore euroscettico dell’ECR, “quella che si profila è una Commissione europea in perfetta continuità con la precedente: un’Europa governata da un asse franco-tedesco che fa gli interessi della Francia e della Germania a scapito di tutti gli altri, Italia compresa”.
Sarà una lunga, dura, ma indispensabile battaglia, quella per cambiare tutto.