Continua il crollo in borsa del titolo MPS che tocca il nuovo minimo storico a Piazza Affari. A pesare di sicuro la divulgazione della lettera del 5 dicembre scorso della BCE a Mps e che l’istituto senese avrebbe reso nota al Mercato per trasparenza.
Nella lettera infatti la Bce, nell’ambito dei suoi compiti di vigilanza, chiede agli istituti meno virtuosi, tra cui appunto Mps, la svalutazione dell’intero portafoglio di sofferenze entro il 2026; in pratica Mps avrà a disposizione sette anni di tempo per azzerare tutte le sofferenze.
Secondo Francoforte inoltre la banca toscana deve “migliorare la redditività” ancora inferiore agli obiettivi e “la posizione patrimoniale, indebolita” anche delle tensioni sui mercati.
La situazione quindi è abbastanza seria, e non solo per Mps, perchè, dall’ottobre del 2017 BCE e Commissione EU hanno concordato nuove misure per contrastare i cosiddetti NPL (crediti deteriorati) richiedendo alle banche di accantonare capitali per il 100% del valore dei prestiti dubbi entro un paio di anni, che diventano, per l’appunto, sette per la parte coperta da garanzie.
Un’autentica mazzata per i nostri malandati istituti, dal momento che, come abbiamo visto tempo fa con un grafico, il capitolo delle sofferenze rappresenta un problema bancario italiano per eccellenza, e le debolezze e le criticità del sistema bancario italiano sono tali che basta davvero poco per farle emergere.
Dopo Carige, rischia di tornare a scoppiare la crisi MPS?
Già il governo è stato costretto in fretta e furia a prendere in mano l’esplosivo dossier banche per evitare la deflagrazione di Carige, ma adesso le soluzioni tampone sembrano proprio non bastare più.
Senza considerare che entro giugno il governo dovrà sciogliere le riserve e dire chiaramente alla Commissione Ue come intende uscire dal capitale di Mps.
Insomma, l’istituto senese rappresenta un problema ancora più spinoso di quello di Carige: attorno all’affaire Mps infatti gravano la sorte di migliaia di dipendenti, clienti privati e aziende, e in questi anni nessuno si è fatto avanti per rilevarla. Neppure nella situazione attuale, nonostante la pulizia dei bilanci, la ricapitalizzazione preventiva con i soldi pubblici e la cessione di un grande quantità di crediti in sofferenza.
Se guardiamo la performance a più di un anno dalla riammissione in Borsa, non notiamo certo segnali incoraggianti. Il segno negativo sembra purtroppo essere una costante.