Musumeci lancia Piano prevenzione sismica da 250 mln: Durerà almeno 10 anni

Semaforo verde al nuovo piano nazionale per la prevenzione sismica. “Durerà almeno 10 anni con un primo stanziamento da 250 milioni di euro”, ha annunciato il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci in occasione della settima edizione della Giornata Nazionale della Prevenzione Sismica organizzata da Fondazione Inarcassa, dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri e dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori. 

“La prevenzione strutturale rimane una priorità a qualsiasi livello, dal governo nazionale fino alle amministrazioni locali – ha spiegato il ministro – oggi stiamo applicando una norma prevista da legge di bilancio 2024″. In passato, ha ammesso, “è mancata una programmazione che individuasse una priorità e il tipo di intervento da effettuare. Oggi presentiamo il programma che è già legge con una dotazione di 250 milioni di euro” anche se l’obiettivo è prolungarlo per 10 anni, privilegiando le zone particolarmente a rischio e naturalmente le infrastrutture pubbliche, a partire da scuole, edifici ospedalieri, strutture particolarmente strategiche soprattutto in caso di calamità. Al contrario, per gli edifici privati, si chiede l’intervento dell’Unione europea, perché “l’Italia e Grecia sono territori che hanno bisogno di un efficientamento statico, prima di quello energetico”.

Prevenzione dunque, prima di tutto, considerando che il patrimonio immobiliare italiano è estremamente vulnerabile rispetto agli eventi sismici. Infatti, come mostrano  i dati presentati durante l’evento, dal 1968, anno del terremoto della Valle del Belice, l’Italia ha stanziato oltre 135 miliardi di euro, di cui 20 andranno spesi da qui al 2047, per far fronte ai danni provocati dagli 8 terremoti distruttivi che hanno colpito la penisola negli ultimi 60 anni. 

Di fatto, 12 milioni di edifici utilizzati per uso residenziale sono stati costruiti prima del 1971, il 57% del totale, e meno del 3% di tutti gli immobili censiti è stato costruito a partire dal 2008, momento in cui le norme tecniche per le costruzioni hanno iniziato a focalizzarsi considerevolmente sulla prevenzione sismica. Se poi andiamo a guardare lo stato di salute di questi edifici, complessivamente solo il 32% dell’intero costruito a scopo abitativo si trova in ottime condizioni (percentuale che scende intorno al 20% se si considerano solo gli immobili costruiti prima del 1960). 

Senza contare, poi, gli effetti sul PIL, sull’occupazione, sulla demografia e sui beni culturali che i terremoti hanno sui luoghi. Le ferite aperte dai sismi vanno ben oltre i danni riscontrabili nell’immediato, ma si insinuano nel tessuto economico dei territori penalizzandone la crescita per gli anni a venire. Ad esempio, il PIL dei comuni colpiti dagli eventi è in calo per tutte le zone prese a riferimento dall’analisi presentata: Valle del Belice, Friuli Venezia Giulia e Irpinia. Di fatto, il pil è calato nel Belice del 2,8%, in Irpinia del 12%.  Situazione diversa per il Friuli, dove l’effetto di ammodernamento della ricostruzione, il cosiddetto ‘building back better’, consentì il passaggio da un’economia agricola a un’economia industriale con un conseguente aumento del PIL del 20%. Guardando il tasso di disoccupazione nel Belice e in Irpinia è arrivato rispettivamente a 25,50% e 27,30%, ben oltre la media italiana oggi stimata al 5,8% (fatta eccezione per il Friuli che si attesta su 4,6%). Per quanto riguarda lo spopolamento, la presenza della popolazione residente è arrivata a toccare nel Belice un -10% e in Irpinia un -8,6%. Infine sulla perdita dei beni culturali, si registrano percentuali altissime, 100% nel Belice e 70% in Irpinia. 

“Si intuisce che sarebbe più opportuno mitigare e prevenire, intervenendo almeno sulla quota parte di costruito più ad alto rischio (per criticità nello stato di conservazione e sicurezza statica o per localizzazione nelle zone a più elevata probabilità sismica) – commenta il presidente della Fondazione Inarcassa, Andrea De Maio – un Piano nazionale di prevenzione sismica di carattere ordinamentale può rappresentare un primo importante e innovativo passo, al quale occorre affiancare azioni di lungo periodo che, necessariamente, devono partire dalla conoscenza dello status del patrimonio immobiliare e prevedere finanziamenti costanti nel tempo per affrontare, adeguatamente, la sfida della Prevenzione sismica in questo Paese”.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
Giovanni Curzio
Giovanni Curzio
Giovanni Curzio, 21 anni, napoletano, studente alla facoltà di Giurisprudenza della Università degli Studi Suor Orsola Benincasa. Da sempre è appassionato di giornalismo sia di cronaca che sportivo. Collabora anche con agenzie di stampa ed emittenti radiofoniche e televisive della Campania.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Leggi anche

Articoli correlati