“La collaborazione” con il sindaco Gaetano Manfredi “sta già iniziando per festeggiare i 2.500 anni dalla fondazione di Neapolis, che è una delle nostre capitali che si affaccia sul mare. Il ministero degli Esteri con il ministero della Cultura e la città di Napoli organizzeranno una serie di eventi in tutto il mondo per attirare turisti ma anche per far conoscere la storia di questa straordinaria città”. Lo ha affermato il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in occasione dell’assemblea nazionale dell’Anci, a Torino.
Intanto, è già partito il conto alla rovescia per questo importante appuntamento per la metropoli partenopea.
Il d-day è il 25 dicembre 2025: Napoli, la Città del Sole, anzi si dovrebbe dire il Paese del sole, come recita una famosa canzone, compie 2500 anni! Iniziano i festeggiamenti.
Proprio così, 2500 anni, ma in pochi lo sanno e in pochi sanno quanta storia nasconde questa città. Quando i Cumani occuparono quel territorio si chiamava Parthenope, un nome che è passato indisturbato nei secoli, forse perché protetto dalla Sirena omerica, giusto qualche secolo fa.
Ma Neapolis, come fu chiamata da Greci e Romani, non nasconde solo il corpo della Sirena dea del mare sconfitta da Ulisse, ma infinte culture, arte, storia, fiumi e tanto ancora da scoprire. E, d’altra parte, la Città del mare, oltre che del Sole, è nuova, un nome-programma (Neapolis) e da scoprire proprio per questo!
Nonostante l’alternanza di conflitti e collaborazioni con l’antico impero di Roma – si narra, addirittura, che la congiura contro Cesare sia partita proprio da Napoli – che vide fasi alterne, da cui seppe sempre trarre l’opportunità di riaffermare la sua originalità, non a caso ai napoletani fu riconosciuto il ruolo di intenditori di arte e cultura.
Nerone la scelse per i suoi certami canori. Pochi tra politici romani e internazionali del tempo, non meno di artisti, poeti e filosofi rinunciarono a godere delle bellezze di Neapolis, le loro ville sono ancora oggi un patrimonio inestimabile. Per i turisti è normale avventurarsi nei meandri del centro storico, il più grande d’Europa e riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità, in una città che, diversamente dalle altre Capitali e grandi città europee non si è espansa territorialmente, perché “abbracciata” da una conca naturale che la rispecchia nel suo splendido golfo.
Non per caso è la prima città in Italia per densità di popolazione. Ma è, anche, forse l’unica città al mondo ad avere una specificità culinaria che la rappresenta, la cui principale icona rappresentativa è la pizza, ovviamente, non meno famosa delle originalità artistiche, culturali e, innegabilmente, musicali! La fama e la diffusione della canzone napoletana non ha eguali.
Qualche “contrasto” fazioso l’ha creato il caffè! Un contrasto, forse, solo economico-commerciale, che, tuttavia, ha fatto salvo il portato socio-culturale che il caffè napoletano rappresenta, in tutto il mondo.
Ancor meno incontestabile è l’originalità rappresentativa della sua lingua, frutto non solo di stratificazioni linguistico-culturali, ma, soprattutto, di una vocazione icastica e fantasiosa, che non ha eguali.
Il caffè sospeso, solo per fare un esempio, la dice lunga sulle capacità espressive del suo portato di senso.
La storia di questa città è densa di valori, artistici, umani e sociali, che connotano in modo unico i suoi stili di vita, di relazione e di creatività. Ma anche di disvalori, purtroppo, troppo spesso “usati”, abusati e sfruttati. Nessuno si sorprende delle loro “narrazioni”, che dicono il vero, ma lo propagano con gli effetti che tutti conosciamo. Nessuno si sorprende nemmeno se continuamente, da scavi, voragini, lavori edificatori, si scoprono reperti artistici e archeologici di ogni tipo, di ogni età e di ogni cultura. Ogni giorno o quasi se ne ha notizia. Così, non ha sorpreso l’individuazione della statua di un imperatore romano semplicemente tenuta nel cortile di un palazzo di Fuorigrotta, per i napoletani è normale. Forse sarebbe addirittura normale se, un giorno, l’amministrazione comunale decidesse di rendere navigabile il fiume Sebeto, che attende paziente sotto le strade del centro di Napoli, magari può aiutare a ridurre il traffico, altrettanto iconico e rappresentativo!
Napoli è una città stratificata: nel corso dei secoli si è costruito sugli strati precedenti, utilizzando la pietra di tufo estratta dalle cave sotterranee. Si dice – non a torto – che la città poggia sul vuoto: la conformità del suolo, unita alle infiltrazioni piovane, causa le continue voragini. Gli errori umani fanno il resto: i lavori dei cantieri della metropolitana hanno provocato crolli di un palazzo sulla Riviera di Chiaja e delle cappelle del cimitero di Poggioreale. Il fiume Sebeto scorreva nell’attuale via Arenaccia, sebbene fosse già estinto in epoca greco-romana. Nerone scelse Partenope per il suo teatro, oggi di nuovo aperto al pubblico. Le vestigia romane sono riaffiorate perfino negli scavi di Piazza del Municipio, che hanno restituito il porto antico. Ma ogni strada è carica di storia e rimanda a episodi del passato.