“Arianna è una carissima amica. La sua presenza qui ha un significato importante che io non sottovaluto e mi ha fatto molto piacere”. Non nasconde l’emozione, Gennaro Sangiuliano, ex ministro della Cultura, al termine della presentazione del suo nuovo libro al Teatro Sannazaro di Napoli, alla quale si è presentata a sorpresa Arianna Meloni, capo della segreteria politica di Fratelli d’Italia e sorella della presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Parlando con i cronisti, Sangiuliano è tornato sul tema al centro del suo libro, la rielezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti, e al rapporto di quest’ultimo con Giorgia Meloni. “Tra loro – ha sottolineato l’ex ministro – c’è una base ideale comune. Meloni si autodefinisce patriota, giustamente, e anche Trump fa appello alla categoria del patriottismo. La categoria del patriottismo consente di superare la conflittualità di classe. Noi siamo una comunità, tutti quanti insieme abbiamo una memoria collettiva che è la memoria dell’appartenenza alla stessa nazione e allo stesso popolo. E questa categoria filosofica del patriottismo è importante ed è una base comune tra la Meloni e Trump”.
Secondo Sangiuliano “la rielezione di Trump è un cambiamento di paradigma epocale, perché Trump rialza la bandiera dell’Occidente e di una dimensione identitaria, comunitaria di appartenenza dei popoli, di sovranità. Io credo che con l’Europa, al di là delle parole e delle battute, si creerà un rapporto efficace e buono, soprattutto perché questo rapporto potrà contare sul ruolo di Giorgia Meloni che già si sta evidenziando come leader di cerniera tra l’Europa e le sue istanze e l’America di Trump”.
Una pausa è poi l’ex numero uno del ministero della Cultura continua”: Nel mio futuro c’e’ scrivere dei buoni articoli, o meglio realizzare buoni servizi televisivi. E scrivere anche qualche altro libro, qualcosa lo sto già preparando. Non c’è una nuova esperienza politico-istituzionale “.
All’evento organizzato da Polo Sud, l’associazione culturale che fa capo all’ex parlamentare Amedeo Laboccetta, ci sono tantissimi esponenti politici di rilievo accorsi a Napoli in una fredda serata di metà gennaio per la presentazione del libro di Sangiuliano ‘Trump-La Rivincita” edito da Mondadori. Arianna Meloni su tutti, in platea insieme a i vertici campani di FdI da Antonio Iannone a Michele Schiano e Antonio Rastrelli; ma anche da esponenti della Lega, come Gianluca Cantalamessa. Non mancano due sottosegretari, Gianmarco Mazzi (cultura) e Pina Castiello (ai rapporti con il Parlamento). Però, avverte l’ex ministro, stoppando chi cerca di legare la presenza della sorella della premier a una sua futura candidatura magari in Campania: “io sono in una famiglia culturale. Non sono in questo momento in una famiglia politica, perché faccio il giornalista. Sono in una famiglia culturale di chi come me è per Benedetto Croce, per Prezzolini, per Spengler e per Tocqueville, ed è quindi sulla stessa sponda. Non facciamo dietrologia politica. Ho scritto un libro, una biografia politica, genere in cui sono specializzato”.
Sul palco, a discutere di lui di Donald Trump e ciò che comporterà la sua presidenza in chiave geopolitica, Giovanna Botteri e il sindaco di Napoli e presidente dell’Anci, Gaetano Manfredi, moderati dal direttore del Mattino Roberto Napoletano.
“Emozionato” di fronte a una folta platea che non gli lesina applausi, e non li lesina nemmeno a Botteri e Manfredi, Sangiuliano ricorda come “a settembre ho chiamato Mondadori per dire che Trump avrebbe vinto. Per me è una vittoria importante, è la vittoria dell’Occidente che recupera il senso della comunità e della tradizione”.
“Io ho un’altra storia, frequentavo altre sezioni – esordisce Botteri, dando la sua versione del perché abbia vinto il tycoon e incassando consenso – penso che Trump ha vinto nel 2016 e rivinto nel 2024 perché dall’altra parte non si è ascoltato il cuore profondo del Paese. I 4 anni di Biden sono stati positivi, ci sono stati risultati importanti anche per l’immigrazione, con un numero di arrivi dal Messico inferiore rispetto persino i 4 anni precedenti di Trump, ma questo non e’ stato percepito. La classe medio piccola si è sentita abbandonata. Credo che la vittoria di Trump sia anche dovuta al fatto che l’altra parte non ha saputo ascoltare il Paese su cose semplici, arrivare a fine mese, le bollette, cosa farà mio figlio. Ha sentito discorsi alti ,importanti, che vanno bene ma vanno fatti quando ci sono risposte chiare alle altre cose”.
“L’Europa ha necessità di essere più unita e di fare una politica su sovranità tecnologica, difesa comune, evitando di diventare marginale. E credo che su questo si debba lavorare tutti insieme. La scelta europea dovrebbe essere per un debito comune finalizzato a settori importanti e strategici come spazio, telecomunicazioni. Deve decidere di puntare su asset strategici e costruire campioni europei”, sostiene Manfredi. “Certamente l’economia muove il mondo, ma il mondo e’ mosso anche dalle coscienze. Trump con empatia e capacità quasi platonica di capire l’iperuranio ha compreso che la gente voleva il senso della storia, il senso della tradizione, l’opposto della cultura woke. La gente vuole essere libera. Trump ha marcato la distanza tra la gente comune e chi vuole dirti cosa devi mangiare, come devi vestire, cosa devi pensare, quelle élite ristrette e piene di se stesse. Se noi non partiamo dall’Europa delle piazze, delle cattedrali, dei teatri, non costruiamo nulla”, chiosa Sangiuliano. Tra Giorgia Meloni e il 47esimo presidente degli Stati Uniti “c’è un ottimo rapporto – dice poi ai cronisti – Meloni si autodefinisce patriota e anche Trump ed e’ una base comune. E Meloni già si sta dimostrando la cerniera tra l’Europa e le sue istanze e l’America”.