Sapete qual è il paese europeo che nel 2018 ha registrato il tasso di natalità più basso? Ebbene sì, siamo noi. E’ la nostra Italia il fanalino di coda della natalità in Europa con un tristissimo 7,3 per mille. In generale, però, il quadro è abbastanza desolante in tutto il vecchio continente, visto che se si considerando tutti e 28 gli stati membri UE ecco che scopriamo che le morti hanno superato le nascite (5,3 ml contro 5 ml) e se è vero che la popolazione europea è aumentata da 512,4 ml a 513,5 ml lo si deve soltanto all’immigrazione, sempre se si vuole dare retta ai dati Eurostat, che comunque sono solitamente corretti. Infine, se vogliamo essere ancora più depressi, possiamo prendere in considerazione il fatto che negli ultimi nove anni l’Italia ha perso 120 mila nuove nascite all’anno, pari a una città delle dimensioni di Bergamo, mica poco.
Il problema principale che c’è dietro a tutto ciò è, come dice spesso Giorgia Meloni presidente di Fratelli d’Italia, il fatto che oggi un figlio è una sorta di bene di lusso che molti faticano a potersi permettere. La crisi economica, quindi, ha peggiorato ancora di più quella che era già una tendenza in atto. Inutile nascondere la testa sotto la sabbia: oggi in una nazione come l’Italia, la vita costa cara e il lavoro non c’è più. E poi c’è il problema della casa e, se ancora non fosse sufficiente, quello di conciliare gli orari di lavoro col tempo da dedicare ai figli e alla famiglia, problema gravissimo soprattutto delle donne e per il quale si fa poco o nulla.
Prendiamo una giovane coppia dove entrambi hanno la fortuna di aver trovato un lavoro. Il loro stipendio si aggira mediamente sui 1200 euro al mese, che vuol dire 2400 euro a cui vanno sottratte le spese per l’affitto, la luce, il gas, il telefono, tutti costi sociali negli altri paesi, assolutamente no in Italia, dove pesano non poco sul bilancio familiare. Poi, probabilmente, la famigliola ha un’autovettura, che anche se fosse di bassa cilindrata ha costi come bollo e assicurazione che sono un’altra spesa non da poco, e se poi uno dei due della coppia usa la vettura per andare al lavorare, quindi tutti i giorni, bisogna considerare le spese del carburante, altra mazzata. Oppure, se entrambi sono dediti al sacrificio, e girano con i mezzi pubblici riservandosi l’auto per i week-end, c’è la spesa per gli abbonamenti o i biglietti di auto o/e metropolitane, un’altra spesa che piccolissima non è. Poi bisogna mangiare, magari ogni tanto comperare qualche capo di abbigliamento, fare un settimana di vacanza… mah! Lasciamo stare le vacanze che proprio non ci stanno e prendiamo invece in considerazione eventuali spese mediche non supportate dal Servizio Sanitario Nazionale. Ce ne sono sempre tante, per non parlare dei ticket, e di tutta quella serie di farmaci tipo creme, pomate, prodotti per raffreddore ecc.ecc. che sono a totale carico del cittadino. Come ci si deve comportare quando un microscopico collirio buono per l’arrossamento degli occhi costa 12,00 euro? Ci si tiene l’arrossamento e via, e se qualcuno ti chiede se hai pianto, puoi pure spiegargli il perché.
E adesso veniamo al pupo. Escludiamo quelle famigliole fortunate che possono contare sui nonni a tempo pieno. Per cui mamma e papà vanno al lavoro e il pupo te lo cresce nonna, che tutto il giorno torna a fare la mamma come quando aveva vent’anni anche se ormai ha superato la sessantina e avrebbe anche il diritto di riposarsi. Beh, se così stanno le cose, a parte povera nonna, il problema non si pone. Ma se non si hanno nonni su cui contare? Dove lo mettiamo il pupo negli orari in cui mamma e papà lavorano? Ovviamente, al nido se è molto piccolo e poi via via nelle varie scuole. Tutto okay, se non fosse che i nidi italiani pubblici, cioè quelli che costano poco, sono tutti occupati da bambini extracomunitari o comunque migranti che, grazie a una serie “di punteggi” hanno sempre più diritti degli italiani, che così devono ricorrere alle scuole private. E quanto costa mediamente un buon nido dove si spera non ti massacrino il bambino di ceffoni e non gli sbattano il viso nella scodella della minestra se frigna? Sì va dai 300 euro in su, qualcosa di più nelle grandi città. 450 euro al mese è la cifra più logica, perché tutti vogliamo il benessere dei nostri figli, e i nidi che si attestano su quelle cifre, di solito lo offrono o, quanto meno, ci si avvicinano perché comunque le eccellenze, quelle vere, dove i bimbi anche piccolissimi possono seguire corsi di lingue straniere e tante attività extrascolastiche come la musicologia, o la pittura vanno dagli 850 euro in su, fino a toccare cifre da 1500/1750 euro al mese per i bimbi/paperoni.
Ma al di là di certe esagerazioni che lasciamo a quei pochi che se le possono permettere, quei 450 euro mensili li dobbiamo proprio considerare.
Riassumendo, ai 2400 euro iniziali dobbiamo togliere 1000 euro di affitto (in una grande città come Roma per una casa di 80mq che non sia una grotta), luce, gas, telefoni, condominio per diciamo altre 200 euro al mese, abbiamo già dimezzato il nostro budget. A questo punto togliamo 450 euro di nido per il bimbo, e ci restano 750 euro, con cui mangiare, vestirsi, pagare eventuali medicine, carburante, tessere intera rete, ecc. e magari mangiare un gelato una volta ogni tanto.
Così forse sarà più evidente per tutti che oggi fare un figlio è davvero un lusso, e se non si comincia a offrire aiuti veri alle famiglie tempo cinquant’anni e ci saremo estinti… Ma forse sarà meglio, se siamo così stupidi da non capire cosa conta davvero e cosa no.