Nigeria, la persecuzione cristiana taciuta

Ci sono 93,8 milioni di cristiani in Nigeria, che rappresentano il 47% della popolazione e i dati mostrano che la situazione attuale delle persecuzioni Cristiane è in aumento.
Le violenze verso le Chiesa sono aumentate dal 2015 a seguito dell’elezione del presidente Muhammadu Buhari.
Secondo il National Catholic Register dalla comparsa di Boko Haram, un’organizzazione terroristica jihadista diffusa in Nigeria, sarebbero almeno 27mila le vittime, un numero maggiore della quantità di civili che l’ISIS avrebbe ucciso, mettendo insieme i morti, in Iraq e Siria.
L’organizzazione Open Doors ha dichiarato, nel suo report annuale sulla persecuzione dei Cristiani – World Watch List 2020 – che la percentuale di incidenti violenti contro la Chiesa, solo in Nigeria, raggiunge il 99,9%.

grafica del report annuale 2020 World Watch List che mostra un indice di violenza contro la chiesa del 99,9%

Per il Global Terrorism Index, che si occupa di classificare le nazioni del mondo in base all’attività terroristica, la Nigeria è stata considerata il terzo paese più pericoloso al mondo, mentre Afghanistan e Iraq si contendono il primo e il secondo posto.

Solo la Chiesa denuncia

In questo scenario apocalittico ciò che lascia sgomenti è l’indifferenza del mondo occidentale davanti a questa lenta e continua strage. Gli aiuti per risolvere questa situazione sono pochissimi e inoltre il governo locale nigeriano non “riesce” a chiudere le vie da dove le milizie islamiche si riforniscono di armi.

Come denuncia Il vescovo Matthew Hassan Kukah di Sokoto, il governo sta “creando le condizioni per consentire a Boko Haram di comportarsi nel modo in cui si stanno comportando”.

Il presidente Muhammed Buhari viene in qualche modo considerato complice di questa drammatica situazione denunciata, per ora, solo dalla Chiesa cattolica. Occorre, con urgenza, che i Paesi occidentali e la politica internazionale costringano il Presidente nigeriano a emanare delle serie riforme di sicurezza per bloccare questo genocidio che coinvolge quasi la metà della popolazione in Nigeria o, in alternativa, si dimetta.

L’arcivescovo Augustine Obiora Akubeze di Benin City, presidente della Conferenza episcopale cattolica nigeriana, ha dichiarato al Catholic News Agency che le violenze verso i cristiani non si fermano al solo gruppo terrorista del Boko Haram ma punta il dito nei confronti dei pastori Fulani che attaccano i cristiani e dei quali nessuno parla. L’arcivescovo osserva inoltre, sulla falsa riga del vescovo Kukah, che quasi tutti i consiglieri del presidente appartengono al gruppo etnico Hausa-Fulani e sono musulmani, aggiungendo che il genocidio è «raramente chiamato genocidio fino a quando non è troppo tardi».

Solo un tweet

Tutti i seminari della Nigeria, ha spiegato Monsignor Augustine Akubeze, hanno mura di protezione, «però non sono sufficienti a fermare gli attacchi di Boko Haram».

Le parole del Monsignor Akubeze oltre a nascondere una profonda tristezza nel descrivere una comunità indotta, suo malgrado, a nascondersi dietro delle mura per trovare protezione, dipingendo una chiesa costretta in una profonda antitesi con la sua vocazione di evangelizzare e annunciare il messaggio d’Amore di cui è portatrice.

Non possiamo permettere che di questi martiri, che muoiono per il loro Credo e che ci lasciano una delle più forti testimonianze di Fede, rimanga solo un tweet: «Con immenso dolore dobbiamo informarvi che l’ultimo seminarista nelle mani dei rapitori, Michael, è stato assassinato» Così “Aiuto alla Chiesa che Soffre-Italia” ha annunciato l’assassinio del giovane seminarista rapito nel seminario maggiore Buon Pastore di Kakau, nel centro della Nigeria.

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