Giorgia Meloni ha lanciato la lotta al ‘nutri-score’, il sistema di etichettatura dei prodotti alimentari ‘a semaforo’ sviluppato in Francia, che semplifica l’identificazione dei valori nutrizionali di un prodotto alimentare utilizzando due scale correlate: una cromatica, divisa in 5 gradazioni dal verde al rosso, ed una alfabetica comprendente le cinque lettere dalla A alla E.
FDI oggi inizia la battaglia alla Camera dei Deputati
La mozione di Fratelli d’Italia, sarà discussa oggi a Montecitorio. Il testo di Fdi punta a far sì che il governo si “impegni vigorosamente in sede europea per contrastare l’ipotesi di adozione del ‘Nutri-score’ quale sistema di etichettatura uniforme suscettibile di veicolare messaggi nutrizionali distorsivi e potenzialmente penalizzanti e dannosi per l’economia nazionale”. Ma Fdi reclama anche “iniziative per preservare e tutelare il settore alimentare italiano e le eccellenze del made in Italy da possibili effetti distorsivi sulla concorrenza e sulla leale competizione economica internazionale”. Il nutriscore, rilancia Meloni, va sostituito con “un sistema di etichettatura dei prodotti alimentari idoneo a rilanciare la fondamentale esigenza di diffondere la dieta mediterranea, riconosciuta a livello mondiale dall’Unesco come bene immateriale transnazionale. Un sistema che sostituisca al ‘semaforo’ con “un’etichettatura a batteria” per gli alimenti con un richiamo visivo alla dieta mediterranea.
Approfondiamo la questione in questo articolo.
Disciplina UE dell’etichettatura alimentare
L’etichettatura alimentare è disciplinata dal Regolamento europeo 1169/201. Tale regolamento ha uniformato le informazioni presenti sulle etichette dei prodotti alimentari in 27 nazioni europee per garantire ai consumatori tutti gli elementi per prendere decisioni di acquisto anche basate sui dati del prodotto come ad esempio: la tabella nutrizionale, gli ingredienti, gli eventuali allergeni o le istruzioni per l’uso. Le principali novità del Regolamento, in vigore dal 2011, sono riportate di seguito.
- Al fine di migliorare la leggibilità delle informazioni fornite nelle etichette, viene stabilita una dimensione minima dei caratteri per le indicazioni obbligatorie, fissata in 1,2 mm (eccetto confezioni < 80 cm2 –minimo 0,9 mm)
- L’etichetta nutrizionale diviene obbligatoria a partire dal 13 dicembre 2016 per quanto riguarda la dichiarazione del contenuto calorico (energia), i grassi, i grassi saturi, i carboidrati con specifico riferimento agli zuccheri e il sale, espressi come quantità per 100g o per 100 ml o per porzione
- Gli ingredienti o coadiuvanti che provochino allergie devono figurare nell’elenco degli ingredienti con un riferimento chiaro alla denominazione della sostanza definita come allergene. Inoltre l’allergene deve essere evidenziato attraverso un tipo di carattere chiaramente distinto dagli altri, per dimensioni, stile o colore di sfondo
- L’elenco dei nanomateriali impiegati va inserito fra gli ingredienti
- Anche per i prodotti alimentari non pre-imballati venduti nel commercio al dettaglio e nei punti di ristoro collettivo occorre riportare le indicazioni sugli ingredienti allergenici
- L’indicazione di origine per le carni fresche suine, ovine, caprine e di volatili diviene obbligatoria a partire da aprile 2015
- Nel caso di vendita online o a distanza del prodotto alimentare, la maggior parte delle informazioni obbligatorie sull’etichetta deve essere fornita prima dell’acquisto
- Il tipo di oli e grassi utilizzati dovrà essere specificato tra gli ingredienti, e non saranno dunque più sufficienti le indicazioni generiche di «oli vegetali» o «grassi vegetali»
- Viene individuato il soggetto responsabile della presenza e della correttezza delle informazioni sugli alimenti, cioè l’operatore con il cui nome o ragione sociale il prodotto è commercializzato, o, se tale operatore non è stabilito nell’Unione, l’importatore nel mercato dell’Unione
- Ulteriori prescrizioni riguardano prodotti scongelati, tagli di carne o pesce combinati ed ingredienti sostitutivi
Prima del 2011 l’etichettatura era disciplinata dal decreto legislativo 109/1992, di cui sono rimaste attualmente operative solo alcune disposizioni
Normativa nazionale
L’8 febbraio 2018 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, n. 32, il decreto legislativo 15 dicembre 2017, n. 231 “Disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni del regolamento (UE) n. 1169/2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori e l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del medesimo regolamento (UE) n. 1169/2011 e della direttiva 2011/91/UE, ai sensi dell’articolo 5 della legge 12 agosto 2016, n. 170 «Legge di delegazione europea 2015»”.
Il provvedimento, entrato in vigore il 9.05.2018, provvede a sanzionare le violazioni alle disposizioni del regolamento (UE) n. 1169/2011 e ad adeguare le disposizioni del D.Lgs. n. 109/1992 alla normativa comunitaria disponendo, in particolare a tutela del consumatore, le modalità di indicazione obbligatoria degli allergeni per i prodotti non pre-imballati e per gli alimenti serviti dalle collettività.
Un sistema di etichettatura armonizzata a livello europeo
Il prossimo passo della Commissione Europea sarà quello dell’adozione di un modello di etichetta nutrizionale uniformato per tutti i paesi membri. La sfida è quella di sintetizzare in un’immagine tutti i valori nutrizionali che vanno riportati obbligatoriamente sulla confezione, in maniera tale da dare un’informazione chiara, corretta e a tutela della salute del consumatore.
Tipologie delle etichette adottate da singoli paesi o regioni UE
Tra le più diffuse e rilevanti:
- Nordic Key Hole o Buco della Serratura: utilizzata da circa 30 anni soprattutto nei Paesi scandinavi. L’immagine logo ritrae una chiave che può assumere colore rosso, giallo o verde. In rosso i prodotti da evitare, in giallo quelli da consumare con moderazione ed in verde quelli che dovrebbero essere assunti regolarmente.
- Traffic light o a Semaforo: adottato nel Regno Unito, prende spunto dalla Nordic Key Hole. L’immagine logo riprende il noto semaforo composto da 3 luci: rossa, gialla e verde. All’alimento è abbinato un colore in base alla composizione principale dei 5 valori nutrizionali: calorie, grassi, sale, grassi saturi, zucchero, su 100 gr di prodotto.
- ENL – Evolved Nutrition Label o Etichetta nutrizionale evoluta: sistema di etichettatura semplificato promosso da 6 multinazionali del settore alimentare, che partiva dall’etichetta “a semaforo” del Regno Unito per adattarla con criteri più indulgenti a favore delle aziende e riferita ad un consumo medio giornaliero di calorie. L’etichetta sollevò pesanti critiche da parte di esperti e Associazioni di Consumatori, ragion per cui il progetto promosso dalle aziende si è arenato.
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Il Nutri – Score in Francia
Il Nutri-Score è un sistema di etichettatura dei prodotti alimentari sviluppato in Francia che semplifica l’identificazione dei valori nutrizionali di un prodotto alimentare utilizzando due scale correlate: una cromatica divisa in 5 gradazioni dal verde al rosso, ed una alfabetica comprendente le cinque lettere dalla A alla E. Lo strumento è stato sviluppato da un gruppo di ricercatori universitari francesi denominato EREN (Equipe de Recherche en Epidémiologie Nutritionnelle ed è un sistema a punteggio il cui fondamento sono le tabelle nutrizionali della Food Standards Agency del Regno Unito.
Lo strumento è stato ipotizzato per la prima volta dal gruppo di ricerca nel 2013, con la pubblicazione di un rapporto contenente diverse proposte di salute pubblica tra le quali si sosteneva l’importanza di adottare un sistema di voti (inizialmente solo alfabetico dalla A alla E) da stampare sulle confezioni alimentari per consentire al consumatore un facile confronto tra le qualità nutrizionali di diversi prodotti.
La scala nasce dall’idea di semplificare la lettura della tabella nutrizionale classica e permettere una scelta di prodotti più rapida in base alle esigenze del consumatore; secondo il Ministero della Sanità francese, questo sistema dovrebbe permettere un più facile accesso ai cibi confezionati “sani”, contribuire alla “lotta all’aumento delle malattie cardiovascolari, l’obesità ed il diabete”.
Esempio di etichetta Nutri-Score
La proprietà francese del Nutri-Score
Il Marchio Nutri-Score è registrato dall’Agenzia Francese per la Sanità Pubblica e il suo rilascio è autorizzato dall’agenzia stessa.
Lo abbiamo spiegato qui:
Etichetta Nutri-Score. Per esporla bisogna chiedere il permesso alla Francia.
Le polemiche sull’etichetta Nutri-Score
Le etichette nutrizionali sui prodotti alimentari sono uno degli argomenti più dibattuti in Europa. In Italia se ne discute dal 2014, quando il Regno Unito adottò un’etichetta a semaforo, per poi passare al keyhole di colore verde utilizzato nel nord Europa, fino al Nutri-Score, raccomandato in Francia dal 2017 e che sta trovando spazio anche in Spagna, oltre che in Svizzera, Gemania e Olanda dopo esser stato adottato dal Belgio.
Tutte queste nazioni hanno dovuto aderire ai regolamenti stilati dal Governo Francese e chiedere all’Agenzia francese di emanazione del Ministero della Salute d’Oltralpe di entrare nel sistema Nutri-Score.
Prime controversie per chi sta provando ad adottarlo in Europa
Mentre il Belgio con Regio decreto ha deciso di adottare il nutri-score senza riserve, in Spagna, Olanda e Germania, la stessa decisione sta provocando non pochi problemi ai rispettivi governi dato che in nessun caso sono previste modifiche ai protocolli francesi. In Spagna, dopo una lunga controversia, a due anni dall’annuncio, si sta introducendo il nutri-score senza applicarlo a prodotti come l’olio d’oliva, viste le proteste dei produttori del settore (ma anche dei consorzi del prosciutto iberico), visto che questi prodotti, tipici della Dieta Mediterranea finiscono per ritrovarsi con etichettatura che tende verso il rosso a causa del calcolo dei grassi nel caso dell’olio di oliva, ma anche del sale nel caso del Jamòn ad esempio. La Francia si è limitata a promettere di rivedere alcuni paramentri ma al momento non si registrano passi avanti. Anche in Olanda l’adozione effettiva si è andata procrastinando per le proteste sollevate dai nutrizionisti restìì ad adottare un sistema di classificazione degli alimenti che contrasta con i parametri olandesi, lì il Govero sta tentando la strada di applicare il nutri-score a tabelle alimentari più consone, ma resta il problema dell’esclusività francese anche del metodo di calcolo. In Germania l’associazione dell’Industria alimentare è stata chiara con il Governo rispetto alla preoccupazione che deriva dal fatto che “che tutti i diritti del sistema di etichettatura spettano alle autorità sanitarie francesi.”
La posizione delle associazioni di settore italiane
Codacons (contrario): ”Più che un sistema per indirizzare i consumatori verso una corretta alimentazione sembra uno scherzo – afferma il presidente Carlo Rienzi – Il semaforo in etichetta è una semplificazione estrema, fuorviante ed ingannevole per i consumatori, con effetti negativi per tutti (agricoltori, utenti, e Made in Italy). Il messaggio lanciato dal semaforo è che alcuni prodotti facciano male a prescindere, senza tenere conto delle quantità consumate. Così facendo si confondono i consumatori e si arreca un danno ai produttori di determinati alimenti, come olio d’oliva, prosciutto e formaggi, tutti prodotti dove l’Italia primeggia rispetto al resto del mondo. Semmai andrebbe incentivata la lettura delle indicazioni nutrizionali, così da far capire ai cittadini le quantità giuste da consumare ogni giorno a seconda dell’alimento – prosegue Rienzi – Per tale motivo siamo pronti a dichiarare guerra alle multinazionali dell’alimentare, anche attraverso boicottaggi mirati delle aziende che adotteranno tale sistema”.
Coldiretti (contrario): ”Con l’inganno delle etichette a semaforo si rischia di sostenere, con la semplificazione, modelli alimentari sbagliati che mettono in pericolo non solo la salute dei cittadini ma anche il sistema produttivo di qualità del Made in Italy. Si tratta di una decisione intempestiva e sbagliata che cerca di condizionare il dibattito in corso nell’Unione Europea per individuare un approccio armonizzato dopo il traffic light inglese e il Nutri-Score francese ma anche quello a livello internazionale dove l’Italia ha recentemente sventato il tentativo di promuovere bollini allarmistici che avrebbero colpito le tipicità Made in Italy in una risoluzione dell’Onu”.
”Il sistema di etichettatura a semaforo è fuorviante, discriminatorio ed incompleto e – sottolinea Prandini – finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. Si rischia di promuovere cibi spazzatura con edulcoranti al posto dello zucchero e di bocciare elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva considerato il simbolo della dieta mediterranea, ma anche specialità come il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano ed il prosciutto di Parma le cui semplici ricette non possono essere certo modificate’. È inaccettabile spacciare per tutela del consumatore un sistema che cerca invece di influenzarlo nei suoi comportamenti orientandolo a preferire prodotti di minore qualità anche perché l’equilibrio nutrizionale va ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo sullo specifico prodotto”.
Federalimentare (contrario): ”Questi sistemi, che siano i “semafori” inglesi, il “Nutriscore” francese, o gli ottagoni neri adottati dal Cile e dal Perù, non inducono il consumatore a compiere scelte più salutari, dato che mettono l’accento sui singoli alimenti piuttosto che sull’alimentazione nel suo insieme. Gli scienziati e i nutrizionisti più autorevoli, infatti, sono concordi nel sostenere che una buona dieta si ottiene attraverso un’alimentazione varia e bilanciata, con un’appropriata assunzione di tutti i nutrienti. I sistemi di etichettatura a colori, invece, tendono a scoraggiare il consumatore dall’acquisto di tutti i prodotti ricchi in sale, grassi saturi o zuccheri, bollandoli come nocivi per la salute. Tra questi prodotti figurano tutti i cibi più tipici della tradizione italiana e della dieta mediterranea, malgrado la loro indiscutibile qualità”.
La Federazione Italiana dell’Industria Alimentare fa l’esempio dell’olio extravergine d’oliva: “E’ stato penalizzato per i grassi nonostante le sue numerose proprietà benefiche, come il potere antiossidante o l’attività di prevenzione dei disturbi cardiovascolari. Nonostante ciò, l’olio EVO nel Regno Unito è marchiato con il semaforo rosso, in Cile con un segnale di pericolo per la salute e in Francia riceve dal “Nutriscore” un giudizio inferiore a quello assegnato all’olio di colza. Tutti i principali indicatori della salute classificano l’Italia tra i Paesi più sani nel mondo, a partire dalla longevità. Uno dei motivi principali di questo stato di grazia è la nostra alimentazione basata sulla dieta mediterranea, la cui salubrità è certificata da 50 anni di studi. Al contrario, un algoritmo come quello su cui si basa il Nutriscore, non può vantare basi scientifiche consolidate negli anni solide al punto da suggerire alle popolazioni di modificare drasticamente le proprie abitudini alimentari” – ha concluso il presidente.
L’esperto avverte: il nutri-score è un inganno della dittatura europea
Di Mariano Bizzarri per CulturaIdentità
Mariano Bizzarri è un oncologo e saggista italiano, ricercatore presso il dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università La Sapienza di Roma. È Direttore del laboratorio di Biologia dei Sistemi presso il medesimo dipartimento.
Il modulo del Nutriscore valuta la composizione dei cibi in relazione ai nutrienti presenti, considerati come salubri o insalubri. In modo astratto la (dis)qualifica di “insalubre” (corrispondente al “rosso” del semaforo che verrà apposto sull’etichetta dell’alimento) viene applicata ai cibi che presentano un più alto tenore di calorie, grassi saturi, sodio. In apparenza sembra logico. Ma non lo è. Infatti, il criterio, che trascura la presenza di una miriade di altri componenti molecolari spesso di alto valore nutraceutico, si fonda sull’ipotesi che di ciascun alimento incriminato se ne consumino 100 g. Il che è manifestamente impossibile dato che 100 gr non rappresentano una porzione standard valida per tutti i cibi. Si possono mangiare 100 gr di pane, ma è improbabile che si assumano 100 gr di olio di oliva al giorno (al più 2-3 cucchiai, corrispondenti a 20 gr circa). Così come è difficile consumare 100 gr di Parmigiano, in genere usato per condire la pasta (10-15 gr al più). I calcoli sono poi stati fatti riferendosi al prodotto crudo, senza considerare che spesso, nel corso della cottura, la percentuale di grassi o altri elementi cambia (spesso riducendosi/alterandosi) in modo imprevedibile. Non solo, ma occorre considerare come tali alimenti vengano assunti di un arco temporale variabile (non mangiamo prosciutto tutti i giorni!) e come l’apporto di calorie o grassi venga ad essere temperato dal concomitante consumo di frutta e verdura che, come avviene con la dieta Mediterranea, sono assolutamente preponderanti ed in grado di antagonizzare completamente la presenza di alimenti grassi o ipercalorici. La dieta Mediterranea, quella che è scientificamente riconosciuta come il miglior presidio a prevenzione di numerose malattie metaboliche, cardiovascolari e tumorali, è per l’appunto il bersaglio di questa norma “scientificamente corretta”. Particolare illuminante: secondo il Nutriscore bevande come Coca-Cola e Red Bull – incriminate da abbondante letteratura scientifica – riceverebbero invece – ma che sorpresa! – il semaforo verde. C’è una base scientifica dietro tutto questo? Assolutamente no, dato che è stata “costruita” a tavolino sulla base di dati epidemiologici estrapolati dal contesto medico-biologico generale, senza che nutrizionisti e biologi molecolari venissero minimamente interpellati. E infatti l’ideatore è un epidemiologo francese, tal Serge Hercberg – già tristemente noto per aver ideato la tassa sulle bibite zuccherate in Francia – che ha utilizzato un modello preparato dalla Food Standards Agency della Gran Bretagna. Proposto nel 2013, adottato nel 2016 dalla Francia e pochi altri paesi, adesso rischia di essere imposto a tutti gli altri per iniziativa – manco a dirlo – degli alfieri del libero pensiero politically correct. I deputati verdi e socialisti hanno infatti promosso la petizione “Pro-nutriscore” che ne chiede l’adozione in tutti i Paesi dell’Unione, convinti che questo sia necessario per orientare i consumatori verso scelte più salutari e quindi spingere l’industria alimentare a riformulare i suoi prodotti. L’obbiettivo dichiarato è di realizzare una “European harmonisation scientifically based”. Siamo arrivati alla dittatura scientifica (?) del Grande Fratello, che ci dirà – sulla base di teorie non comprovate e desunte da mere indicazioni epidemiologiche – cosa è giusto mangiare e ciò che non lo è. La Coca-Cola sarà buona, la dieta Mediterranea no. Questo, per quanto orripilante, non è uno scenario di distopia fantascientifica alla Orwell. È fanta-idiozia. Ma dietro c’è dell’altro. Come ormai ci hanno abituato gli Eurocrati, traspare chiaro il disegno di colpire l’Italia e la Dieta Mediterranea. Prosciutto di Parma, Pecorino Romano, Parmigiano Reggiano, Olio di Oliva – finanche la mozzarella! – finiranno con il cadere sotto la scure del Grande Inquisitore.
La proposta alternativa italiana: etichettatura a batteria (Consiglio dei Ministri 17 gennaio 2020)
Con grande ritardo rispetto ai processi già in atto in UE, ritardo ancora più colpevole se si pensa all’enorme mole di interessi che una Nazione come l’Italia ha sul comparto food&beverage, il Governo ha presentato all’Ue la proposta alternativa di etichettatura degli alimenti. Il modello di etichettatura a batteria è stato approvato nel corso del Consiglio dei ministri di venerdì 17 gennaio dove i ministri delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, e della Salute, Roberto Speranza, hanno trovato l’intesa sul decreto interministeriale che introdurrà nell’ordinamento italiano un’etichettatura volontaria per comunicare al consumatore l’apporto energetico dell’alimento in rapporto al suo fabbisogno nutrizionale e al corretto stile alimentare, evidenziando i contenuti di calorie, grassi, zuccheri e sale per porzione.
Tutti i valori espressi sono relativi alla singola porzione.
Ogni box contiene l’indicazione quantitativa del contenuto di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale della singola porzione. Il contenuto energetico è espresso sia in Joule che in Calorie. I contenuti di grassi, grassi saturi, zuccheri e sale sono espressi in grammi.
All’interno del simbolo “batteria” è indicata la percentuale di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale apportati dalla singola porzione rispetto alla quantità giornaliera di assunzione raccomandata.
Gennaio 2020 – Parmigiano Reggiano: il consorzio si oppone all’etichettatura a batteria.
Il Consorzio del Parmigiano Reggiano si oppone all’etichettatura a batteria proposta dal Governo italiano. Il motivo? Semplice: i prodotti dop e igp non hanno bisogno di un ulteriore logo per dimostrare il loro valore. Anzi, voler inserire delle eccellenze italiane in un sistema nutrizionale facoltativo ottiene solo l’effetto di banalizzarle e creare confusione nel consumatore.
Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano, non ha dubbi: bisogna escludere prodotti dop e igp dall’adozione su base volontaria del sistema di etichettatura a batteria. E ribadisce per l’ennesima volta un concetto che, a quanto pare, alle alte sfere non entra proprio in testa: il Parmigiano Reggiano non può e non deve essere considerato alla stregua di una commodity.
Il Parmigiano Reggiano è un prodotto ad alto valore aggiunto, con valori nutrizionali riconosciuti da nutrizionisti e consumatori. Non c’è bisogno di un altro logo in etichetta che vada a rassicurare il consumatore, in questo modo sarebbero nulli tutti gli sforzi fatti dal consorzio per garantire la specificità della Dop. Per questo motivo Bertinelli chiede che nel decreto nazionale inerente il sistema a batteria venga inserito il principio dell’esclusione, in modo da ottenere il giusto e doveroso riconoscimento anche in quei Paesi dove il nutriscore viene applicato.
La battaglia di Fratelli d’Italia
Fratelli d’Italia è contrario al nutri-score e a qualsiasi sistema di etichettatura che semplifichi in maniera estrema e banale le informazioni nutrizionali sul packaging dei prodotti alimentari. I sistemi, come quelli a semaforo, non tenendo conto delle specificità di alimenti di alta qualità come quelli Made in Italy, non fanno altro che favorire il consumo di prodotti derivanti da produzioni industriali delle multinazionali del cibo, penalizzando le specificità italiane e della Dieta Mediterranea.
Il ragionamento è semplice. Una coca cola zero, “costruita in laboratorio”, finisce per avere semaforo verde perché priva di zuccheri e calorie, mentre un alimento della Dieta Mediterranea rischia il semaforo arancione o rosso. Quello di cui non tiene conto questo sistema è che basandosi solo su poche componenti considerate “buone” o “cattive” per la valutazioni, si perdono di vista altre componenti molecolari spesso di alto valore nutraceutico. Questo favorisce la vendita di cibo “vuoto” dal punto di vista del nutrimento, ma assolutamente in linea con i parametri nutri-score perché progettato a tavolino per rientrarvi. Un vero e proprio regalo alle multinazionali.
Nessuna concessione alla Francia a cui è già stato permesso di comprarsi “mezza Italia”.
Sono molte le icone dell’alimentare italiano finite nel portafoglio delle multinazionali d’Oltralpe. È il caso della Lactalis, colosso del latte, che si è preso etichette celebri come Galbani, Locatelli e Invernizzi. Anche Eridania Italia, la società dello zucchero, è passata integralmente nelle mani del gruppo francese CristalUnion. E ancora la Parmalat finita, dopo il buco aperto nei conti da Calisto Tanzi, sempre alla Lactalis.
Inoltre Lactalis ha da poco ricevuto anche il via libera dalla Commissione europea all’acquisizione della reggiana Nuova Castelli. La Nuova Castelli è uno dei principali esportatori di Parmigiano reggiano nel mondo. Attiva nella produzione di formaggi italiani, come mozzarella, mozzarella di bufala, ricotta, mascarpone e diverse Dop, come il parmigiano, il grana padano, il taleggio e il gorgonzola è titolare di marchi molto noti come Mandara (mozzarelle) e Castelli.
Il nutri-score è un marchio registrato di proprietà del Governo francese, così come l’intero sistema di assegnazione dell’uso di questa etichettatura dipende da un’agenzia governativa francese emanazione del loro ministero della salute. FDI farà le barricate per impedire questa ennesima sottomissione alla spregiudicata politica di acquisizione della Francia che ora prova anche a indicare ai consumatori cosa sia bene mangiare e cosa no, basandosi su dati e sistemi del tutto arbitrari e contrari alla Dieta Mediterranea e al Made in Italy.