Non è ammesso augurare buon Ferragosto a Giorgia Meloni

L’odio in politica, rivolto direttamente ad un leader oppure ad una comunità intera di dirigenti e militanti, è sempre un fatto dannoso, che non fa male solo alla o alle vittime del disprezzo ideologico costruito ad arte, bensì avvelena il clima di confronto e fa inceppare il buon funzionamento della democrazia. Spariscono i contenuti dal dibattito e ci si occupa solo più di demonizzare o difendere a spada tratta questo o quel personaggio politico attaccato a livello personale. Una discussione così inquinata fomenta poi alcuni cittadini, magari già schierati o esponenti di base di qualche partito, a dare il peggio di loro stessi. Nella migliore, si fa per dire, delle ipotesi spuntano i cosiddetti leoni da tastiera che sui social si distinguono con insulti gratuiti e intolleranza ad personam, e nei casi peggiori, ahinoi, emergono comportamenti violenti da parte di soggetti più o meno squilibrati, i quali possono essere anche senza ritorno.

Solo poche settimane fa, Donald Trump ha evitato per miracolo una pallottola destinata alla sua testa, e in Italia non abbiamo dimenticato l’aggressione fisica della quale fu vittima Silvio Berlusconi nel 2009. Altri esponenti politici sono stati meno fortunati, come l’ex premier giapponese Shinzo Abe, assassinato nel 2022, e l’olandese Pim Fortuyn, ucciso con cinque colpi di pistola nel 2002. Sono successi fatti molto gravi o che si sarebbero potuti trasformare in tragedia, e da questo bisognerebbe avere capito che la politica mossa dall’odio personale e dalla criminalizzazione dell’avversario può essere pericolosa. Eppure, dai tempi di Berlusconi, passando per quelli di Matteo Salvini e giungendo agli attuali di Giorgia Meloni, le sinistre, di vertice e non di base, e alcuni personaggi ben noti e visibili, che in quanto tali dovrebbero avvalersi di un linguaggio responsabile, (i vari Oliviero Toscani, Roberto Saviano, Marco Travaglio e simili), hanno sempre e volutamente ignorato la violenza verbale e i suoi rischi presenti sui social, e spesso hanno sobillato per primi tutti i sentimenti negativi possibili verso il “piduista e mafioso” Berlusconi, il “razzista” Salvini e la “borgatara e fascista” Meloni. Quest’ultima poi, sta generando un vero e proprio travaso di bile in tutto quel mondo radical-chic che per troppi anni ha fatto il bello e il cattivo tempo in Italia, ed ora riesce a reagire soltanto con malanimo ideologico.

È la prima donna premier della Storia di questa Nazione e non è di sinistra, alla faccia del femminismo rosso, che si ritiene l’unico depositario dei diritti. Il suo Governo sta durando, ciò è già sufficiente a provocare depressione presso il lato sinistro della politica italiana, e, oltre a non cadere, realizza dal 2022 più cose di quante ne abbia portate a termine il Partito Democratico in dieci anni di presenza in varie maggioranze. Sono stati avviati i processi per delle riforme istituzionali, premierato e Autonomia differenziata, di cui si discuteva senza esito da decenni, l’economia italiana è in condizioni migliori rispetto al resto d’Europa, anche di fronte a partner solitamente potenti come la Germania, il mercato del lavoro macina record ogni mese e lo dice l’ISTAT, non La Voce del Patriota, gli sbarchi di clandestini sono diminuiti del 62 per cento nel corso del 2024. Ma, per una fetta minoritaria di Italia, guai a riconoscere con onestà intellettuale i successi del Governo Meloni e se qualche personalità celebre, comunque esterna a Fratelli d’Italia e alla maggioranza, si permette di farlo, essa deve subire lo stesso livore quotidiano di cui è oggetto la “carciofara in camicia nera” di Palazzo Chigi.

Massimo Boldi è rimasto vittima anch’egli degli odiatori di professione, così chiamati giustamente da Giorgia Meloni. Cosa può avere combinato l’ex Cipollino d’Italia per essere travolto via social da insulti piuttosto pesanti? Il comico lombardo si è permesso di lasciare un commento al post di Ferragosto della premier, quello in cui lei appare in piscina con la figlia Ginevra. Boldi ha augurato un buon Ferragosto al Presidente del Consiglio, complimentandosi per l’azione del Governo che sta migliorando questo Paese. Tutto qui, insomma, ma sono stati indirizzati all’attore epiteti volgari che però è giusto riportare. Fra i tanti messaggi rivolti a Massimo Boldi il più gentile è stato: “Torna a fare i cinepanettoni che è meglio”. Per il resto, il comico si è preso del “rincoglionito” e del “leccaculo”, che elemosinerebbe un posto in Rai, inginocchiandosi di fronte a Giorgia Meloni. Dalla premier è giunta l’immediata e doverosa solidarietà al comico per degli attacchi tristi ed avvilenti e Boldi, dal canto suo, ha risposto da signore agli odiatori.

Egli ha 79 anni, la sua carriera si è oramai realizzata e francamente non ha più bisogno di speciali raccomandazioni. Il suo augurio dedicato alla Meloni è stato un gesto di amicizia disinteressata per il quale non deve fornire particolari giustificazioni, e chi non apprezza, beh, se ne faccia una ragione. In passato, Massimo Boldi non ha mai fatto mistero di stimare Silvio Berlusconi, così come la maggioranza dei protagonisti del mondo dello spettacolo non ha mai celato accese simpatie per la sinistra. Roberto Benigni presenziava a tutte le feste de l’Unità e prendeva in braccio Enrico Berlinguer, ma no, un artista che non odia la destra non può avere diritto di parola e di cittadinanza in Italia. 

Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

2 Commenti

  1. Occorre sapere a cosa si va incontro quando si consegna alla pubblica opinione il proprio pensiero.
    Avrebbe potuto tranquillamente augurare e congratularsi in forma privata, con una mail diretta, una cartolina, una lettera scritta di pugno.
    Ha scelto, invece, di voler condividere il proprio apprezzamento con un mondo che, evidentemente, non ne ha apprezzato il pensiero alla luce dei risultati e, forse, anche delle delusioni conclamate.
    Si sa che, all’opposizione, è più facile criticare e raccogliere proseliti, parlando alla pancia della gente, c’è chi ne ha fatto un mantra ottenendo ministeri e provocando sfaceli fino a creare qualche problema di troppo all’attuale Governo, più complicato realizzare quanto promesso una volta ottenute le redini del comando.
    Piuttosto che condannare trovo più costruttivo analizzare il fenomeno per comprendere dove ci si sta dirigendo. Gli “haters” non sono mai graditi, ma non proliferano a caso e comunque “neanche Cristo piaceva a tutti”. Quando si è personaggi pubblici e ci si manifesta pubblicamente, non si può pretendere il totale assenso. In fin dei conti, ci si riempie tutti la bocca di Democrazia e libertà di pensiero.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.