Il modello Caivano non è stato, non è e non sarà un fallimento. Ha ridato speranza e una vita normale a tantissimi cittadini, alle persone perbene di un quartiere per troppo tempo dimenticato dallo Stato e dalle Istituzioni, che hanno sempre preferito voltare la faccia di fronte a un problema forse reputato irrisolvibile. In poche ore, Giorgia Meloni ha invece invertito la rotta, rispondendo all’appello disperato lanciato da don Maurizio Patriciello dopo il caso delle due cuginette di 10 anni stuprate all’interno dell’ex piscina Dolphinia. I fatti di cronaca, che raccontano di tre giovani uccisi in pochi giorni tra Napoli e provincia per futili motivi, impongono certo una profonda riflessione sulle politiche sociali, sul ruolo dell’istruzione e della politica, sulle cattive influenze di falsi miti creati da uno spettacolo che non tiene conto delle sue ripercussioni sulla società e sui più giovani. Riflessione che, però, non può mettere in discussione gli effetti positivi dell’impegno del Governo Meloni a Caivano. L’infelice uscita di Roberto Saviano, che collega i tre omicidi a un presunto fallimento del decreto Caivano, è una semplificazione sbagliata e approssimativa su ciò che vive la provincia di Napoli da anni. Semplificazione che non ci si aspetta da chi si erge a grande esperto dei fenomeni criminali e delle loro ripercussioni sulla società.
“Non citate più Caivano invano”
Sembra però saperne di più di chi vive la strada ogni giorno, chi ha toccato con mano il cambiamento, chi non nega che c’è altro da fare ma confermando che i frutti sperati sono arrivati. Don Maurizio Patriciello non ha usato mezzi termini nel rispondere all’attacco (che sembra essere ideologico, a tutti gli effetti) di Saviano, tramite una lettera pubblicata sui suoi profili social e oggi, rincarando la dose, in un’intervista al Mattino. “Avevo il dovere di dirglielo” ha spiegato al quotidiano meridionale, lanciato un messaggio chiaro: “Per cortesia, non citate più Caivano invano“. L’aneddoto su come si sono conosciuti i due, ormai, è risaputo: “Saviano venne qui – ha raccontato -, quasi vent’anni fa, per l’omicidio di un15enne. Era Emanuele Petroso, andato a fare una rapina con due complici e ucciso. E lui rimase sbalordito da quello che accadeva a Caivano, dalla vita a parco Verde. Tanto è vero che tutto finirà poi in Gomorra, il suo primo libro“. Da allora, niente più: “Tante volte, nel corso degli anni, gli ho chiesto aiuto. Ma non è mai venuto nonostante la situazione non faceva che peggiorare. Io stesso, a volte, ho dovuto chiedere il permesso per confessare. Ma qualcuno si rende conto di cosa voleva dire vivere qui? Non sembrava Italia, né Europa”. Tanti contatti, a parlamentari, politici, premier, ma solo la Meloni ha risposto presente: “Una sera, riesco ad avere il numero di telefono della Meloni. E le scrivo un messaggio semplice: “Vieni ad aiutarci”. Ed è venuta dopo 4 giorni. Questa è storia, nessuno la può mettere in discussione“.
Non è stata una passerella
Molto più di una semplice passerella: “Quello che è successo, in un anno e due mesi, è sotto gli occhi di tutti”. E i risultati sono arrivati: “Lo spaccio non c’è più: la gente ora respira, vive tranquilla. Ci sono assistenti sociali per le famiglie e prof per i ragazzi. L’80 per cento delle famiglie è onesta e perbene, ci si sente finalmente liberi e senza più pressioni. Non è stata solo una passerella o un fuoco di paglia: qui tutto è cambiato. Per questo non posso sopportare che qualcuno parli di fallimento del modello Caivano per questi 3 omicidi”. Dunque il monito: non parlate più di Caivano invano.