La lettera inviata in questi giorni al Premier Conte da Francesco Cognetti, presidente Fondazione Insieme contro il Cancro e direttore Oncologia Medica al Regina Elena di Roma rompe finalmente il silenzio su quel che accade a latere dell’emergenza Coronavirus. Perché oltre ai malati di Covid continuano ad esserci milioni di persone alle prese con cure e terapie importanti: infartuati, pazienti oncologici, diabetici, pazienti con esiti di ictus e malattie invalidanti.
La ConFederazione degli Oncologi, Cardiologi e Ematologi, rappresentata da Cognetti, già da Aprile scorso aveva richiesto un incontro al Premier per entrare a far parte della cabina di regia che stava definendo le strategie della ripresa in modo da prendere in considerazione le specifiche esigenze dei pazienti colpiti da neoplasie e cardiopatie per definire percorsi specifici.
I dati indicati nella lettera dove si richiede un urgente incontro con il Premier sono allarmanti: negli scorsi mesi di marzo e aprile, i pazienti oncologici e con malattie cardiovascolari sono andati incontro a sospensioni di terapie o cancellazioni di interventi chirurgici, visite di controllo e altri gravi inconvenienti. Non solo. In quel periodo, circa il 20% dei pazienti oncologici ed ematologici, che avrebbe dovuto essere sottoposto a trattamenti utili, ha scelto di non recarsi nei centri per timore del contagio. I ricoveri ospedalieri di emergenza per infarti e ictus si sono dimezzati, molte persone sono morte a casa o sono sopravvissute con danni gravi al cuore o al cervello, perché gli eventi cardiovascolari gravi sono tempo-dipendenti. Il rinvio degli interventi di angioplastica coronarica e di altre procedure elettive ha portato a un aumento della morte prevenibile e della disabilità e ad un arretrato dei tempi di attesa difficile da riassorbire.
Per non parlare della prevenzione: sono stati persi circa un milione e mezzo di esami per lo screening e la diagnosi precoce dei tumori della mammella, del colon-retto e del collo dell’utero tanto che a distanza di pochi mesi già vengono osservati quadri di tumore più avanzati ed è prevedibile un aumento consistente di mortalità per queste malattie nei prossimi anni.
Da questa lettera apprendiamo poi una cosa sconvolgente, e cioè che tali attività di prevenzione, dopo i 3 mesi di emergenza Covid, non siano mai ripartite nella maggior parte delle Regioni. In generale quindi i ritardi nelle cure e la disincentivazione della prevenzione rischiano di compromettere la sopravvivenza di molti pazienti. E ci sembra di essere tornati indietro negli anni.
Bisogna prendere coscienza una volta per tutte che dovremo imparare a convivere con questo nuovo virus come abbiamo convissuto con i tanti suoi predecessori, certo rafforzando, nel tempo, i nostri strumenti di difesa, ma proseguendo nei progressi che con tanta fatica erano stati fatti nell’ambito della cura delle principali patologie killer, ancor prima del Covid come tumore e infarto, quest’ultimo ancora tra le principali cause di morte in tutta la popolazione italiana.
E invece secondo uno studio condotto dalla Società Italiana di Cardiologia (SIC), illustrato da Ciro Indolfi Ordinario di Cardiologia Università Magna Graecia di Catanzaro, condotto in 54 ospedali italiani e in corso di pubblicazione sulla prestigiosa rivista European Heart Journal, scopriamo che in tempi di Coronavirus i morti di infarto sono addirittura triplicati. La mortalità infatti, sarebbe tre volte maggiore rispetto allo stesso periodo del 2019. tanto che gli esperti avvertono: abbassare la guardia sulle malattie cardiovascolari, responsabili di circa 260 mila decessi ogni anno, e non ricostruire la rete dell’emergenza cardiologica, potrebbe causare più morti che per Covid-19.
Il cattedratico sottolinea che “l’organizzazione degli Ospedali e del 118 in questa fase è stata dedicata quasi esclusivamente al Covid-19 e molti reparti cardiologici sono stati utilizzati per i malati infettivi. Inoltre, per timore del contagio i pazienti ritardano l’accesso al pronto soccorso e arrivano in ospedale in condizioni sempre più gravi, spesso con complicazioni aritmiche o funzionali, che rendono molto meno efficaci le terapie che hanno dimostrato di essere salvavita come l’angioplastica primaria”.
Insomma non ci sono dubbi, qui si è perso completamente il senso delle proporzioni e della misura e le conseguenze sono e saranno tragiche!