Se domani mattina, al risveglio, gli italiani venissero a sapere che una città come Caltanissetta o Matera, o anche Benevento, è sparita, completamente cancellata con tutti i suoi abitanti, probabilmente comprenderebbero meglio il fenomeno degli scomparsi, nostri concittadini che mancano all’appello, spariti nel nulla, di cui nessuno sa che fine abbiano fatto, e che a oggi sono circa 60.000.
La situazione potrebbe essere anche peggiore di quel che è se non ci fossero due opere meritevoli che ormai da anni agiscono sul territorio: la trasmissione televisiva Chi l’ha visto – una volta tanto la TV pubblica che manda in onda un vero programma di servizio, di grande utilità e valore – e l’Associazione Penelope, nata proprio grazie ai parenti degli scomparsi, per aiutare nelle ricerche e magari fare in modo che tante persone, tante storie, tante famiglie che soffrono non cadano nel dimenticatoio.
A mancare all’appello nelle case degli italiani, ci sono persone di tutti i ceti sociali, ricchissimi e poveri, giovani e vecchi, e anche bambini, le cui scomparse sono sicuramente quelle che addolorano di più, giusto o sbagliato che sia. Ci sono poi i casi eclatanti, quelli su cui sono stati scritti fiumi di inchiostro, girate centinaia di ore di trasmissioni televisive, come per esempio Emanuela Orlandi, sparita il 22 giugno del 1983, in pieno giorno e in pieno centro a Roma, a due passi dalla basilica di Sant’Apollinare.
In questi quasi 40 anni dalla sua scomparsa, si è detto di tutto, sono stati costruiti scenari che vanno dalla tratta delle bianche a intrighi contro la Chiesa di Roma, per arrivare a qualche possibile pezzo grosso della curia che poteva avere nei confronti della ragazzina un interesse ben lontano da quello cristiano. Di lei, comunque, non si hanno notizie, le tracce trovate nel corso dei decenni non hanno portato a nulla, ma si continua a cercare, anche in questi giorni, con l’apertura di alcune vecchie tombe per appurare cosa contengano.
Altra sparizione che ha fatto molto parlare per via del personaggio che ha coinvolto, è stata quella del professore Federico Caffè, noto economista, uscito di casa la mattina del 15 aprile del 1987 e mai più rivisto. Al momento della scomparsa appariva particolarmente depresso per una serie di morti improvvise che lo avevano colpito, quella della madre, di un nipote molto caro, della vecchia tata, di allievi e amati amici, e per finire la grave malattia che aveva appena colpito il fratello. Quando pochi giorni prima della sua comparsa, Primo Levi si suicidò gettandosi dalle scale, Caffè commentò: “Perché così? Perché sotto gli occhi di tutti? Perché straziare i parenti?”. Così, quando il 15 aprile sparì dopo aver lasciato i suoi pochi risparmi sul conto del fratello, furono in molti a pensare che Caffè si fosse suicidato. Almeno fino all’anno successivo quando Bruno Amoroso, uno dei suoi allievi, sostenne di averlo rivisto, ipotizzando che l’economista si fosse ritirato in un convento.
Ci sono poi le sparizioni dei bambini, che hanno la capacità di sconvolgere sempre un po’ tutti. Ve la ricordate la piccola Angela Celentano? Di lei non si hanno più notizie dal 10 agosto del 1996, quando si trova sul monte Faito, in Campania, con i genitori e una nutrita comitiva di Fratelli di Geova, con cui la famiglia festeggia il giorno di San Lorenzo. Anche lì, centinaia di uomini e donne, volontari e forze dell’ordine scandagliano la zona in lungo e largo, per giorni, ma la bambina sembra essere stata rapita da un’altra dimensione, tanto non ha lasciato né tacce né indizi dietro di sé . Poi, dopo circa una ventina d’anni di nulla, ecco la pista messicana. Qualcuno via internet dice di essere Angela, di vivere in Messico e di essere tutto sommato felice. Scattano le rogatorie, partono gli investigatori, il risultato è che si sta ancora investigando ma che a distanza di più di due anni, non si è trovato niente di concreto.
Smarrita Angela, smarrita anche Denise… Lei ha 3 anni quando il 1°settembre del 2004 sparisce da davanti casa. La nonna la perde di vista per 5 minuti e lei scompare come se non fosse mai esistita. Niente valgono le battaglie della mamma, Piera Maggio, che fa il nome e il cognome di chi pensa sia colpevole della sparizione di Denise, ma dopo un processo indiziario, la persona indicata se ne torna a casa assolta. E la bambina? Chi lo sa… Era in una via piccola, in periferia a Mazzara del Vallo, non su una strada a grande scorrimento, ma in un posto che ci passi solo se ci vuoi andare, accanto alla porta e alle finestre a non più di un paio di metri, forse meno, da casa, dalla nonna e dalla zia e dai cugini che sono nell’appartamento accanto. Eppure, Denise si dissolve e da allora di lei non si sa più nulla.
E potremmo andare avanti così per ore. Con giovani, adulti padri e madri di famiglia, bambini, tutti spariti senza lasciare la più piccola traccia dietro di sé, spesso senza un motivo al mondo per andarsene così, nel caso si tratti di allontanamento volontario, senza una parola, un messaggio, magari un sms. Nulla.
Dal 1974 al 30 giugno 2019 in Italia le denunce di scomparsa sono state 236.656 di cui 90mila hanno riguardato donne. Di queste l’85% è poi stato rintracciato. Inoltre, l’ 1 su cento circa degli scomparsi, l’1,3%, viene trovato senza vita. Se ne deduce che la maggior parte delle denunce di scomparsa si risolve con un ritrovamento anche se come detto all’appello mancano precisamente 59.044 persone, il 75% minorenni, moltissimi dei quali stranieri. Molti degli scomparsi sono anziani, circa il 6% soprattutto over 65, il più delle volte persone con problemi psicologici e malattie dell’età, come l’alzheimer e la demenza senile che spesso hanno nella perdita di memoria uno dei principali sintomi.
Ultimamente, soprattutto grazie a Chi l’ha visto e all’Associazione Penelope, il problema delle persone scomparse ha attirato maggiore attenzione tanto che anche la legge è stata in parte modificata. Prima, infatti, dalla denuncia di scomparsa all’inizio delle ricerche dovevano trascorrere almeno 24 ore, mentre ora l’appello delle forze dell’ordine è di denunciare l’eventuale scomparsa quando prima affinché le ricerche possano cominciare subito. E’ già qualcosa.