La diffusione della polio all’interno del territorio della Striscia di Gaza non è l’unico problema che il popolo palestinese ed il continente mediorientale stanno affrontando nell’ultimo periodo. In particolare l’Unicef ha registrato una forte preoccupazione per 20 dei paesi presi in considerazione, per quello che assomiglia ad un sondaggio molto importante dal punto di vista sanitario: 55 milioni di bambini sarebbero in sovrappeso oppure soffrirebbero di obesità infantile, dati che l’ente citato in precedenza considera come forme di vera e propria malnutrizione. Altri 24 milioni di pargoli soffrono invece per la denutrizione, a causa della quale si verificano problemi come il deperimento, un’esilità fuori dal comune ed un blocco della crescita. Girarsi dall’altra parte di fronte a questi tragici risultati, ovviamente causati dalla guerra e da sistemi politici inefficienti, vuol dire non tenere conto delle povere vite di chi purtroppo è costretto a vivere in una realtà malata a propria volta. La nutrizione dovrebbe essere la base di una civiltà funzionante ed è a dir poco assurdo che ancora oggi nessuno sia riuscito a risolvere questo genere di problemi: un’altra dimostrazione che la società globale è un concetto quasi del tutto inesistente, utile soltanto per giustificare qualche tesi politica priva di senso ed utile per pochi. Possibile che nonostante l’esistenza di un organo come quello delle Nazioni Unite nessuno abbia ancora deciso di preoccuparsene? La risposta è chiaramente “Sì”, d’altra parte stiamo proseguendo sulla linea di quella che una volta era la prima società dei consumi dal dopoguerra. Non basta che si l’Unicef a preoccuparsene quindi, c’è bisogna che gli Stati cerchino di trovare una soluzione per evitare che il problema nutrizionale continui a mietere vite per colpa della carestia o di altre patologie. Sottovalutare un problema simile equivale a credere che quest’ultimo non possa espandersi anche altrove.
Sul versante palestinese, invece, sembra che lavorare dal punto di vista medico sia quasi possibile e lo dimostra la testimonianza di Jamal Imam, medico di Save The Children. Secondo lui, provare a salvare una persona a Gaza equivale ad operare: ”Con le mani legate dietro la schiena e gli occhi bendati”. Il medico ha poi parlato di come abbia iniziato a collaborare con quest’associazione per aiutare bambini che soffrono di malnutrizione, avvalorando a sua volta l’esistenza di un problema la cui presenza è decisamente ingombrante e pericolosa. Il fatto che i civili siano stati privati dei beni fondamentali per continuare a vivere non aiuta sicuramente per la risoluzione di questo problema: in particolare, l’acqua è uno degli elementi fondamentali per la vita umana e purtroppo molte reti idriche sono state distrutte, mettendo la gente comune nella posizione di soffrire e morire a causa della disidratazione. Anche l’elettricità e la mancanza di elementi comuni come il cibo stesso rischiano di contribuire al totale deperimento della società palestinese. Non è un caso se la situazione sanitaria si trova attualmente fuori controllo, poiché la poliomielite non è l’unico problema di cui preoccuparsi, visto che a breve tante malattie potrebbero proliferare di conseguenza.
Non bastano semplici iniziative e buoni propositi per placare tutti questi disastrosi problemi, soprattutto perché insieme ai civili palestinesi, bisognerebbe aiutare molte altre popolazioni che ora si trovano in situazioni molto simili. Mettersi nei panni di chi sta vivendo queste tragiche esperienze non sembra facile per chi continua a farsi la guerra, incosciente del fatto che tutto questo porterà atroci sofferenze a chi non può minimamente difendersi. Si parla spesso di civiltà e di scongiurare la guerra, ma stranamente non si trova mai una soluzione valida: tutto fa pensare che alcuni preferiscano sottrarsi alle proprie responsabilità di fronte al mondo intero.