L’opposizione, in particolare il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle, spera che Giorgia Meloni compia al più presto un passo falso, e se l’eventuale scivolata dovesse nuocere all’interesse generale della Nazione, che riguarda tutti, indipendentemente dalle preferenze elettorali, ciò importerebbe poco a piddini e pentastellati, i quali hanno già dato prova di preferire lo spirito di fazione al bene comune.
E se il Presidente del Consiglio non dovesse dare loro la soddisfazione di un incidente politico di una sufficiente rilevanza, si scommette su una eventuale debacle personale di almeno uno dei ministri più autorevoli del Governo Meloni.
Una caduta di una sola persona e non dell’intero esecutivo, capace però di minare la solidità della leadership del presidente del Consiglio. Nel recente passato, ad alcuni premier è successo di trovarsi costretti ad invitare, assai controvoglia, un loro ministro a farsi da parte, e di ritrovarsi, immediatamente dopo, molto più vulnerabili.
È partita la caccia alle streghe ai danni del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Le posizioni di Nordio sono note da molto tempo. Egli è un ex magistrato e procuratore aggiunto che, durante tutta la sua carriera nelle procure e nelle aule di Tribunale, si è sempre battuto per una Giustizia giusta, garantista e ispirata a valori liberali, e contro quei settori della magistratura che, da Tangentopoli sino ai giorni nostri, hanno puntato più sul sensazionalismo, sul tintinnio mediatico di manette e su obiettivi politici che sulla concreta persecuzione dei reati.
Tutti coloro i quali, dal Pd al M5S e fino ad arrivare a giornali come Il Fatto Quotidiano, in un modo o nell’altro hanno tratto beneficio dalla Giustizia politicizzata e ad orologeria, non provano una grande simpatia per Carlo Nordio, e non potrebbe essere altrimenti.
Il ministro è stato chiaro sin da subito: lui è lì per riformare la Giustizia italiana, che necessita di tante migliorie, rimandate per troppo tempo, e crede che un buon inizio possa essere rappresentato da una ridefinizione dell’utilizzo delle intercettazioni telefoniche da parte degli inquirenti.
Nordio ha toccato il tema delle intercettazioni solo qualche giorno fa e immediatamente è partito il coro dei falsi indignati secondo i quali il Guardasigilli sarebbe, nella migliore delle ipotesi, un imprudente che parla a vanvera, e nel peggiore dei casi, un ministro che lavora per l’impunità dei criminali.
Non importa ch’egli abbia precisato con una certa nettezza di non volersi riferire alle intercettazioni usate nelle indagini su mafia e terrorismo. Infatti, alcuni si sono spinti ad insinuare che qualcuno nel Governo Meloni, e chi se non il titolare della Giustizia, starebbe già brigando per rendere la vita più facile alla criminalità organizzata, dopo l’importante vittoria dello Stato costituita dall’arresto di Matteo Messina Denaro.
Hanno tentato di costruire mediaticamente il “caso Nordio”, che avrebbe dovuto essere fonte di imbarazzo per Giorgia Meloni. Come abbiamo scritto sopra: se la premier non scivola si cerca di sgambettare qualche suo ministro. Taluni commentatori hanno persino ricordato la tradizione legalitaria della destra, giungendo addirittura a rispolverare il Movimento Sociale Italiano, incompatibile, ma è tutto da vedere, con il garantismo liberale di Carlo Nordio. Fra l’altro, è davvero curioso come non si possa celebrare in pace l’anniversario della fondazione del Msi perché l’accusa di neofascismo è subito lì pronta, ma lo stesso partito diventi poi una citazione utile per provare a mettere in chiaro le presunte contraddizioni odierne di Giorgia Meloni e del Governo. Tanto per fare un po’ di chiarezza, è vero che il Movimento Sociale, con l’allora segretario Gianfranco Fini, sostenne in un primo tempo, per esempio, i magistrati di Mani Pulite, ma giunse presto, anche a destra, la presa d’atto di quella che si rivelò poi essere una operazione più politica che giudiziaria, avendo risparmiato gli eredi del Partito Comunista Italiano, attori principali anch’essi di quel sistema partitocratico. Inoltre, il Msi fu più volte vittima di determinate toghe militanti e molti dei suoi dirigenti o semplici attivisti venivano perseguitati e accostati a gruppi extraparlamentari con troppa frequenza e facilità.
Tornando ad oggi, Giorgia Meloni è perfettamente cosciente del bisogno di una riforma della Giustizia e non a caso ha voluto con forza, lo ha ammesso lei stessa in più di un’occasione, che proprio una personalità come Carlo Nordio assumesse l’incarico di Guardasigilli. Negli ultimi due incontri avuti con l’ex magistrato ha ribadito ulteriormente il proprio appoggio politico. Non si tratta di fare la guerra a tutti i Pm, anche perché, se ci fosse, diciamo così, una fatwa nei confronti di tutti i magistrati, Nordio, che ha trascorso gran parte della propria esistenza in magistratura, non sarebbe di certo lì dov’è ora.
Se c’è un partito che più di tutti si batte per severissime misure antimafia come l’ergastolo ostativo e tiene viva la memoria dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, quello è proprio Fratelli d’Italia. Carlo Nordio è stato artefice di numerose inchieste giudiziarie sulla corruzione, che, peraltro, hanno assestato colpi pesanti al centrodestra, e la mente va subito alle indagini sul Mose e alla sostanziale fine della carriera politica di Giancarlo Galan, autorevole esponente di Forza Italia.
Il garantismo liberale non vuole dire impunità, ma serve a frenare quella Giustizia-spettacolo che ha già fatto troppi danni in questo Paese e distrutto inutilmente delle vite, partendo da Enzo Tortora e passando attraverso Tangentopoli, il palese accanimento nei confronti di Silvio Berlusconi e per finire, i processi a carico di Matteo Salvini circa il suo operato al Viminale. Denaro del contribuente speso in enormi quantità per affossare persone e carriere, ma con risultati modesti sul piano della pulizia morale del sistema.
Una seria riforma della Giustizia punta a scoraggiare solamente quei magistrati che hanno già dato prova di scambiare le aule di Tribunale per sezioni di partito, ed evita che alcune toghe finiscano per sentirsi parte di una casta intoccabile, che non paga mai per i propri errori. Altrimenti, continueranno a proliferare “sistemi” come quello venuto alla luce tramite Luca Palamara, oppure, gruppi para massonici come la cosiddetta loggia Ungheria, che riguarderebbe la procura di Milano. Urge la separazione delle carriere fra Pm e giudici, e le intercettazioni telefoniche, qui la preoccupazione del ministro Nordio, non devono trasformarsi in veline pruriginose da consegnare sottobanco ai giornali, soprattutto se il materiale registrato non configura alcun reato.
La Giustizia serve a punire chi infrange la legge e non può essere usata come un caterpillar per distruggere reputazioni politiche e personali.