In una cornice mozzafiato, a Roma ai piedi di Castel Sant’Angelo , nella seconda giornata dedicata alla Kermesse Atreju, si è tenuto il dibattito ‘ una giustizia giusta: dialogo sulle riforme ‘ che ha visto la partecipazione dei presidenti delle commissioni Giustizia Giulia Bongiorno della Lega e Ciro Maschio di FdI quale moderatore, del sottosegretario alla giustizia Del Mastro Delle Vedove, del leader di Italia Viva Matteo Renzi e del ministro della giustizia Carlo Nordio.
In una gremitissima sala dedicata a ‘Emanuela Loi’ l’intervento del ministro Carlo Nordio è stato dirimente rispetto all’opprimente chiacchiericcio mediatico circa la mancata realizzazione della tanto agognata riforma della giustizia.
In particolare, il Ministro ha assicurato che le riforme costituzionali in programma non subiranno rallentamenti, ha inoltre evidenziato la necessità di riformare anche la giustizia civile, di cui “non si parla mai sui giornali”, ma che sconta una criticità maggiore: ovvero la lentezza dei processi civili che impatta in misura del 2% sul pil e soprattutto rende riluttanti gli investitori stranieri ad investire in Italia. Bisogna dunque intervenire semplificando le procedure, emulando i sistemi degli stati ove la giustizia civile funziona bene. Le cause civili hanno una durata intollerabile, dunque la priorità è di rendere più efficace la giustizia e raggiungere i prefissati obiettivi dal PNRR, così ha parlato Nordio.
La giustizia civile, sebbene sia emotivamente meno impattante rispetto a quella penale che coinvolge statisticamente un numero minore di persone, incide maggiormente sull’efficienza dello stato per la sua lentezza, occorre dunque imprimere una decisa accelerata ai processi rendendo più veloci le procedure.
Il ministro Nordio prosegue illustrando come la riforma in ambito penale sconti una prolissità maggiore: il cronoprogramma si articola su due livelli a seconda della natura della normativa sulla quale è necessario intervenire: un livello di legislazione ordinaria e un altro di livello costituzionale, in sostanza una riforma seria non può prescindere ed attuarsi senza una revisione della Costituzione. Le riforme dunque non saranno rallentate, avranno una serie di step, poiché la riforma costituzionale impegna molto più tempo di una di legge ordinaria.
Allo stato, conclude Nordio, è prioritaria la riforma costituzionale sul premierato, quella sulla giustizia arriverà subito dopo. Nel frattempo, andremo avanti con le leggi ordinarie. Il pacchetto cosiddetto ‘Nordio’ è già passato al Senato e proseguirà alle Camere, ed entro la primavera sarà approvato.
Giova ribadire che i temi oggetto di riforma sono tantissimi, il DDL Nordio mira a riformare in una direzione garantista il processo penale. Si propone l’abolizione del delitto di abuso d’ufficio nonché la riformulazione del delitto di traffico di influenze illecite. Particolare attenzione è riservata inoltre alla modifica della disciplina delle intercettazioni (pubblicazione, riservatezza del terzo estraneo al procedimento);e la modifica della disciplina della custodia cautelare in carcere (interrogatorio preventivo, collegialità della decisione e aumento dell’organico dei magistrati), cui si accompagna la modifica della disciplina dell’informazione di garanzia o l’esclusione dell’appello del pubblico ministero contro le sentenze di proscioglimento nei procedimenti per reati a citazione diretta.
Particolare attenzione è rivolta alla separazione delle carriere ove il riferimento è alla carriera tra giudici e pubblici ministeri, una proposta di rango costituzionale che mira a separare definitivamente i percorsi dei due protagonisti principali della giurisdizione, con distinti percorsi di accesso e modalità di carriera, con altrettanti relativi ordini e diversi Csm.
È di solare evidenza come sia stato dato avvio ad una stagione di grandi riforme, il DDL Nordio è un decreto di civiltà giuridica teso ad un irrobustimento del garantismo che contribuirà inoltre all’efficientamento del sistema giudiziario. L ’auspicio, dunque è che la riforma veda il traguardo finale; la cifra dell’attuale governo in carica è la determinazione nel prosieguo del programma che si concretizzerà nella difesa dell’effettività dei diritti fondamentali dei cittadini.