“Giorgia Meloni sta facendo molto di più per le donne rispetto ai suoi avversari woke”. Così ha titolato nei giorni scorsi il Telegraph, il noto quotidiano britannico. Un attestato di stima per la premier italiana che viene da Oltralpe. E non è tutto: a scrivere l’articolo in questione è Rachel Rosario Sanchez, giornalista dominicana e soprattutto importante attivista del mondo femminista. Nel suo blog si racconta come “un’operatrice in prima linea nei servizi per le donne”, il cui lavoro “è specializzato nel porre fine alla violenza maschile contro ragazze e donne”. Sanchez scrive per molte testate, come The Times e Al Jazeera, ed è specializzata con un Master conseguito in “Women, Gender and Sexuality Studies”. Insomma, una persona che fa della lotta alla violenza sulle donne la sua vita, oltre che la sua passione.
Sanchez ha elogiato di fatto Giorgia Meloni e il suo operato in un articolo che, dopo aver trattato della grande popolarità di cui gode la premier anche all’estero (viene citata anche la “Trattoria Meloni” sorta a Shengijn, in Albania), si focalizza sul tema della dignità delle donne, a partire dalla recente approvazione della maternità surrogata come reato universale, perseguibile anche all’estero. Sanchez ricorda come il mondo femminista fosse inizialmente titubante di fronte alla figura di Giorgia Meloni, soprattutto di fronte a ciò che veniva raccontato su di lei, ma con il passare del tempo la leader di Fratelli d’Italia è riuscita a ottenere consensi anche in questo campo: “Un settore in cui la Meloni ha conquistato sostenitori esitanti – ha scritto Sanchez – è quello degli attivisti per i diritti delle donne, i quali erano inizialmente respinti dalla sua visione del mondo di destra radicale. In particolare io: come ricercatrice e attivista femminista, mi trovo a malincuore impressionata dalla posizione e dalle politiche di Giorgia Meloni sui temi dei diritti delle donne”.
La lotta al deepfake
Il Telegraph elogia Meloni specialmente in merito alla sua battaglia contro il deepfake, la pratica con cui l’immagine di una persona viene inserita in video sessualmente espliciti, di cui è stata vittima. “Come per molte altre vittime in tutto il mondo – sostiene Sanchez –, lo scopo della creazione e della diffusione della pornografia deepfake della Meloni è quello di punirla e umiliarla. La pornografia deepfake rappresenta una violazione della privacy, dei confini e dell’autonomia delle donne e ha il potenziale di distruggere la vita delle donne”. È dunque un bene che Giorgia Meloni abbia voluto accendere i riflettori sull’accaduto: “Deve aver saputo che, portando avanti il caso, avrebbe attirato maggiormente l’attenzione sul problema, facendo sì che un numero ancora maggiore di uomini si sentisse sessualmente autorizzato a cercare e condividere questi contenuti realizzati con le sue sembianze. Ma questa forma di abuso contro le donne ha bisogno di un maggiore riconoscimento da parte del pubblico e la premier di un importante Paese europeo che si fa avanti sosterrà questo obiettivo”. È così che, “proprio come ha fatto nel dibattito sulla maternità surrogata, prendendo questa posizione di principio, Meloni si posiziona ancora una volta come un’improbabile eroina femminista”. In questo modo, “Giorgia Meloni sta facendo un sacrificio per il bene collettivo delle donne”: viene soprattutto lodata la scelta di destinare, se vincerà la causa sul deepfake che la vede coinvolta, i 100mila euro di risarcimento danni che otterrà a un fondo statale per le vittime di violenza maschile.
Al di là delle ideologie
Ma non solo deepfake: Giorgia Meloni si erge a difensore dei diritti delle donne anche in altre battaglie. Sanchez cita “la maternità surrogata, le politiche di “identità di genere” e contro la violenza maschile”. E lo fa con un approccio che supera le barriere ideologiche imposte da un certo perbenismo che ha cercato di colorare di rosso una battaglia che, invece, riguarda tutti, indistintamente dal credo politico: “Gli attivisti affermerebbero che lei sostiene queste posizioni da una prospettiva di destra, ma l’effetto positivo sulle donne e sui bambini sarebbe lo stesso, quindi, il suo motivo è importante?”. Questo perché “dovremmo tutti accogliere con favore il fatto che sul tema della violenza maschile la sorellanza è bipartisan”. Dunque, anche se Giorgia Meloni “non si definirebbe mai una femminista”, “la sua posizione di principio nei confronti della pornografia deepfake e di altre questioni la sta trasformando in un’eroina”. Un’eroina per chi ha scelto di abbattere le divisioni ideologiche e ha saputo riconoscere l’operato di Giorgia Meloni a favore delle donne.