Venghino, siori e siore!
Il vostro piccolo paesino tedesco vi sta stretto?
Stufi di fotografare matrimoni e feste di compleanno?
Sea-Eye ha l’occasione che fa per voi!
Una fantastica crociera all-inclusive nel Mediterraneo all’insegna dell’avventura!
Partenza da Licata, Sicilia, alla volta della Libia e, se la fortuna vi assiste, potrete partecipare anche al salvataggio in mare di qualche clandestino!
Non è uno scherzo, purtroppo. A marzo 2017, la fotografa tedesca Alea Horst di Altendiez (piccolo comune di 2mila anime in Germania), insieme ad altri turisti teutonici, si è imbarcata su un peschereccio della ONG Sea-Eye.
A riferircelo la giornalista Francesca Totolo, che ci racconta come i croceristi siano stati accolti con fiori e flute di vino siciliano a bordo.
Ad organizzare la crociera all-inclusive all’insegna dell’avventura sarebbe stato Peter Buschheuer, responsabile stampa e padre di Michael, fondatore della ONG tedesca.
Tra cocktail di benvenuto e paesaggi mozzafiato, soltanto il maltempo – che ha costretto il peschereccio a concludere la missione prima del previsto – ha impedito la spettacolarizzazione della miseria dei migranti in balia delle onde. Per fortuna, oseremmo aggiungere.
Non si capisce, infatti, come si possa permettere la presenza a bordo di persone certo non addestrate durante operazioni di salvataggio in mare, nelle quali molti rischiano la vita.
Del resto, non sarebbe la prima volta che tali organizzazioni non governative mettono in pericolo vite umane.
In primis, anche volendo prescindere dai rapporti diretti con i trafficanti di esseri umani sui quali ci sono indagini in corso da parte degli inquirenti italiani, con la loro sola presenza a ridosso delle coste libiche, incentivando le partenze dei gommoni.
Sapendo che a poche miglia dalla costa trovano le navi umanitarie delle ONG pronte ad accoglierli, infatti, gli scafisti sembrano farsi meno scrupolosi e più intraprendenti, aumentando il numero delle imbarcazioni messe in acqua. Con il risultato di incrementare il rischio di naufragi e vittime.
Come se non bastasse, oltre a fungere quindi da pull factor (ossia da fattore di attrazione), spesso i volontari a bordo di queste navi sono – per usare un eufemismo – inesperti.
Ricordiamo, ad esempio, un intervento del 21 aprile scorso (qui anche un video e maggiori dettagli: http://ilgazzettinolocale.com/notizie/2018/06/10/ong-migranti/), durante il quale l’equipaggio della nave della ONG Sea Watch mise in pericolo 90 migranti.
Nonostante il mare calmo, infatti, il capitano Pia Klemp (in passato membro di equipaggio su barche speronatrici di baleniere appartenenti all’organizzazione di eco-pirati Sea Shepherd) ebbe non poche difficoltà nel riuscire a governare la nave, scarrocciando più volte e perfino speronando il gommone dei migranti.
Gommone che rischiò più volte di ribaltarsi, tanto che molte persone finirono in acqua rischiando l’annegamento sotto gli occhi dei prodi e coraggiosi salvatori.
Alla luce di tutto questo, sembra davvero un’idea così insulsa porre dei limiti all’imperversare di siffatte ONG nel Mediterraneo? I mari forse risulterebbero più sicuri e, magari, si conterebbe qualche tragedia in meno.