Olimpiadi, il caso del pugile trans e quel monito di Fazzolari sul ddl Zan: “Le donne ne usciranno con le ossa rotte”

Ne parlano tutti, un po’ tutto il mondo si è indignato dinnanzi al caso della pugile algerina Imane Khelif, nata uomo, che domani gareggerà contro l’italiana Angela Carini, nella categoria welter dei 66 chilogrammi. In realtà, Khelif non è l’unica: anche Lin Yu-Ting, atleta taiwanese, era stata, come l’algerina, squalificata nei mondiali di New Delhi lo scorso anno per non aver superato la cosiddetta “verifica del sesso“. Quest’anno, invece, Parigi ha deciso di accettarle nelle gare femminili, malgrado il pugno di un maschio (biologicamente parlando) è di una potenza assai superiore. E non ci sarebbe bisogno di studi scientifici per appurarlo. Ne parlano tutti ma non la sinistra italiana, che come sempre tace, nel suo continuo idolatrare il presidente francese Emmanuel Macron. Il solito silenzio/assenso verso l’ennesima deriva woke in tema Lgbt, una di quelle degenerazioni preannunciate da chi ha compreso la pericolosità di certe teorie: le prime vere vittime sono le donne, equiparate agli uomini non formalmente ma sostanzialmente, in una tremenda parificazione che appiattisce, anziché esaltarle e tutelarle, le diversità. Una di quelle degenerazioni che si sarebbero avute anche in Italia, se fosse passato il ddl Zan.

L’intervento di Fazzolari

La battaglia di Fratelli d’Italia contro queste teorie, infatti, è di lunga data. E un esempio chiaro e lampante, quasi una triste predizione di cosa sarebbe successo, è nel passaggio di un intervento in Aula di Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ma all’epoca senatore. L’intervento, infatti, è di tre anni fa e si parlava proprio del controverso disegno di legge prodotto dalla mente di uno degli attivisti Lgbt più vivi tra i banchi dei dem. “Ma vi rendete conto della follia a cui siamo arrivati con la furia ideologica che avete?” tuonava l’allora senatore. “Le donne rischiano di uscire con le ossa rotte da questa legge” disse, e non certo a caso, dal momento che contro lo stesso disegno si levò pure la protesta del mondo femminista, in quel tipico cortocircuito a sinistra a cui siamo abituati.

Fratelli d’Italia contro le derive woke

Fazzolari prese ad esempio molti casi simili proprio nel mondo dello sport. Uno in particolare raccontava di un atleta nato maschio che, in un incontro MMA, aveva ridotto la sua avversaria donna priva di sensi e con il cranio spaccato. Un’altra avversaria, uscita dall’incontro con sette fratture, lo definì come “ingiusto e non leale”. Ecco, con l’approvazione del ddl Zan, anche in Italia si sarebbe avuta una tale deriva, e le dichiarazioni dell’atleta sarebbero state tacciate di omofobia. Ovviamente, tutto ciò avrebbe avuto ripercussioni anche sulla società, con le donne private di molti diritti dalla furia equalitaria delle teorie Lgbt. “Gli Zan di tutto il mondo hanno deciso che se uno si dichiara donna partecipa alle competizioni femminili e non con gli uomini”, disse Fazzolari. Ma per fortuna in Italia la legge non passò.

Ora quelle derive hanno iniziato (ormai già da tempo, in realtà) a far sentire i loro effetti in tutto il mondo e le Olimpiadi francesi di Macron sguazzano completamente in questa ideologia. Fratelli d’Italia, come tre anni fa, continua a lottare contro certe derive, nel tentativo di liberare anche l’Europa dalle follie del mondo progressista.

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