Ci stiamo avvicinando al primo anniversario della strage del 7 ottobre, che uccise centinaia di giovani israeliani e che segnò l’inasprimento dei rapporti tra lo Satto ebraico e i terroristi di Hamas. In “onore” di quel giorno, qui in Italia i militanti di una sinistra estrema e pro-Pal ha già annunciato, per il 5 ottobre, una manifestazione che, se non apertamente, è un modo, chiaro, per inneggiare la cosiddetta “alluvione Al Aqsa” di Hamas: “Un anno di resistenza, un anno di genocidio. Il 7 ottobre 2023 è la data di una rivoluzione” si legge sulla locandina dell’evento. Questa volta, però, i pro-Pal si sono superati di gran lunga rispetto agli scorsi mesi. Perché, se finora hanno sempre celato la loro apertura al mondo terroristico dietro la difesa, legittima, del popolo palestinese, mai però considerato per quello che è realmente, ossia vittima dei terroristi di Hamas, ieri in tutta Italia i manifestanti si sono radicalmente aperti al mondo terroristico. Come? Facendo partire un minuto di silenzio per Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah fatto fuori dall’esercito israeliano.
Non si nascondono più
In vista del 7 ottobre, dunque, la situazione si fa incandescente e sempre più potenzialmente violenta: come dire, se per il popolo palestinese hanno occupato università e fatto a botte con gli agenti dell’antisommossa ogniqualvolta c’era una buona occasione, figuriamoci questo ammasso di centri sociali, collettivi ed estremisti cosa potrebbe fare per difendere i capi supremi del fondamentalismo islamico, che altro non vorrebbero che annientare tutto il mondo occidentale, senza distinzioni tra chi in vita ha inneggiato in loro favore e chi no. Un po’ in tutta Italia, i pro-Pal, i Giovani Palestinesi, Cambiare Rotta, Osa, e chi più ne ha, più ne metta, hanno rimpianto la morte del capo di Hezbollah con un minuto di silenzio in suo onore. A Roma, tra le consuete bandiere palestinesi, immancabili ormai ovunque, anche nei cortei sui temi più distanti (basta che di mezzo ci sia la sinistra), è comparsa addirittura una bandiera proprio di Hezbollah.
La lista di proscrizione
Non è finita qui perché, tra cori, minuti di silenzio e bandiere, sono comparsi poi cartelli con i volti, i nomi e i cognomi dei cosiddetti “agenti sionisti”, quelli che il nuovo Pci ha inserito nella sua duplice e aggiornata lista di proscrizione. Una di quelle che veniva usata sotto i regimi totalitari per eliminare i disertori politici o, ancora più a ritroso, ai tempi di Mario e Silla. Tra i nomi inseriti, comparivano quelli di Liliana Segre, di Guido Crosetto e di Riccardo Pacifici. A loro è arrivata la solidarietà del presidente del Senato Ignazio La Russa: “Condanna ferma e decisa – ha scritto su Facebook – per quanto accaduto al corteo pro Palestina di Milano, durante il quale sono stati esposti cartelli con nomi e cognomi di persone che vengono accusate di essere ‘agenti sionisti’, tra cui la senatrice a vita Liliana Segre, il ministro della Difesa Guido Crosetto e Riccardo Pacifici. Ci troviamo dinnanzi a pericolose violenze verbali e diffamazioni che non possono essere accettate. A Liliana Segre, Guido Crosetto e Riccardo Pacifici giunga la solidarietà mia personale e del Senato della Repubblica”. Anche Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d’Italia e responsabile del dipartimento Organizzazione del partito, ha espresso parole di condanna: “Nomi e cognomi associati a volti. Nemici, da combattere. Nemici, contro cui scagliarsi. Dopo la diffusione di una vera e propria lista di proscrizione, adesso i pro Hamas individuano gli obiettivi da colpire incitando la piazza alla violenza e al terrorismo”. Non si nascondo più, insomma: la loro vicinanza ad Hamas, a Hezbollah, al terrorismo islamico, è ormai esplicita e dichiarata.