È ormai indubbia la crisi che le organizzazioni internazionali stanno attraversando, incapaci di adempiere al compito per cui erano state create: garantire la pace e il rispetto dei diritti umani. Nel 1945 venne creata l’Organizzazione delle Nazioni Unite, la cui carta all’articolo 1 afferma come settore di competenza proprio il mantenimento della pace. La più importante tra le organizzazioni sovranazionali è riuscita, con l’aiuto degli Stati, ad evitare lo scoppio di una nuova guerra mondiale, prezioso il compito assolto durante la Guerra Fredda, in particolar modo durante la crisi dei missili di Cuba e la guerra di Corea. Tuttavia, dopo la caduta del Muro di Berlino avvenuta nel 1989 è come se l’Onu si fosse sciolta come neve al sole, incapace di affrontare le nuove sfide che il ventunesimo secolo ha posto. È vero, si è vissuto un lungo periodo di pace, tuttavia stiamo assistendo al proliferarsi di guerre regionali definite da Papa Francesco come “Terza guerra mondiale a pezzi”.
L’Onu sembra aver perso la sua funzione principale, perciò i burocrati che ne fanno parte hanno deciso di ripiegare su tutta una serie di materie estranee al compito originale dell’Organizzazione, con l’utopistica Agenda 2030 che mira a risolvere povertà, disuguaglianze e discriminazioni. Una sorta di Stato etico universale che ha attirato su di sé le critiche di diversi componenti della comunità internazionale, la più dura è stata sicuramente quella del presidente dell’Argentina Javier Milei che all’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato: “A un certo punto questa organizzazione ha smesso di sostenere i principi delineati nella sua dichiarazione di fondazione e ha iniziato a mutare. Un’organizzazione che era stata concepita come uno scudo per proteggere il Regno dell’Uomo è diventata un Leviatano multi-tentacolare, intenzionato a decidere non solo ciò che ogni Stato nazionale deve fare, ma anche come tutti i cittadini del mondo devono vivere. É così – aggiunge – che siamo passati da un’organizzazione che perseguiva la pace a un’organizzazione che impone ai suoi membri un’agenda ideologica su una miriade di questioni che riguardano la vita dell’uomo in società”.
Crisi acuita dall’apparente inutilità del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, organo che non riesce più a prendere decisioni e fare ciò per cui era stato creato: dirimere i conflitti internazionali. Consiglio di Sicurezza bloccato dal diritto di veto che, a turno, uno dei cinque membri permanenti vincitori della seconda guerra mondiale (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna) esercita. É proprio Giorgia Meloni a porre l’accento sui problemi che questo organo incontra ormai puntualmente e propone una riforma di stampo democratico: “L’Italia sostiene la necessità di un Consiglio di Sicurezza più rappresentativo, trasparente ed efficace. Che garantisca una distribuzione geografica dei seggi più equa e rafforzi anche la rappresentanza regionale. Che esca dall’assetto cristallizzato all’esito di un conflitto che si è concluso ottant’anni fa, in un altro secolo, un altro millennio, per dare a tutti la possibilità di dimostrare il proprio valore nel presente”.
Oltre ai conflitti internazionali come la guerra in Ucraina e la guerra in Medio Oriente l’Organizzazione si trova a dover fare i conti con il fallimento rispetto alla protezione dei diritti umani, sistematicamente violati in varie parti del mondo, ultimi esempi la brutale repressione attuata dal regime di Maduro in Venezuela e la guerra civile in Myanmar iniziata ormai 3 anni fa in seguito ad un colpo di stato, conflitto che le organizzazioni internazionali sembrano osservare senza aver la possibilità di fare alcunché per il veto di Russia e Cina.
L’Onu che conosciamo è destinata a sciogliersi se non saprà trasformarsi e ritornare ad eseguire i compiti per cui l’organizzazione era stata concepita: mantenere la pace e proteggere i diritti umani.