Gli ingressi incontrollati vanno bene alla sinistra soltanto fin quando non andranno a interessare i suoi amministratori locali, che in quanto tali sono i più vicini alla cittadinanza e ai loro problemi concreti. Nove assessori di altrettanti e importanti comuni del Nord Italia hanno rivolto una lettera al governo e agli eletti in Parlamento nelle rispettive circoscrizioni chiedendo che venga messo un argine all’ingresso dei migranti dalla rotta balcanica. Ne sarebbero infatti troppi e causerebbero troppi problemi nelle singole città: “Da anni assistiamo a un aumento delle persone che, attraversando il confine triestino, si riversano poi nelle città per provare a regolarizzare la propria posizione. Persone a cui i nostri Comuni, in collaborazione con le Prefetture, provano a offrire una risposta, per quanto in un contesto molto fluido e meno organizzato di quello strutturato per chi approda nei porti marittimi. Ci preoccupa l’ipotesi di vincolare la risposta delle Prefetture alle rotte marittime, dando priorità di accoglienza e chi viene gestito dagli hotspot del Ministero degli Interni”. Dunque, il riferimento alla rotta balcanica che, pur non essendo “caratterizzata dalle immagini sconvolgenti di centinaia di persone appese al destino di una nave”, non per questo è “meno tragica e impattante”. Rotta balcanica a cui il governo ha già provveduto da tempo a mettere un argine, ripristinando i controlli alla frontiera tra Italia e Slovenia: si contano nell’ordine delle migliaia i clandestini fermati da quando la misura è stata attuata. Segno che, dunque, il governo conosceva bene il problema, prima che gli amministratori di centrosinistra si destassero dal sogno multiculturale in cui i loro partiti li avevano fatti piombare.
Ritorno alla realpolitik o mera convenienza?
Ebbene sì, perché la notizia più importante di questa vicenda è che 8 dei 9 assessori che hanno sottoscritto la missiva, appartengono a giunte di centrosinistra: Milano, Brescia, Bergamo, Monza, Verona, Vicenza, Padova, Udine. Poi c’è Venezia, governata dal centrodestra, ma fa evidentemente più scalpore che i singoli amministratori di centrosinistra abbiano contraddetto la linea nazionale dei loro stessi partiti. Un dietrofront che solo Lilli Gruber era riuscita a eguagliare: il suo cambio era arrivato soltanto dopo uno scippo ai suoi danni da parte di un extracomunitario. Evidentemente, quando si scende per strada e si vive una vita normale, al pari di quella che vivono i cittadini italiani, solo allora si capisce il disagio che quotidianamente devono affrontare.
La questione che però non sembra essere chiara agli amministratori di centrosinistra è che il problema va oltre il loro singolo orticello. Nel senso che non c’è solo la rotta balcanica a intasare i centri per l’accoglienza: migliaia di clandestini varcano ogni mese i nostri confini illegalmente anche e soprattutto attraverso i porti italiani, viaggiando il Mediterraneo, affidandosi agli scafisti. Il problema immigrazione, da cui troppo spesso scaturisce il problema sicurezza, è nazionale, e non soltanto locale.
Non c’è soltanto da lamentarsi, tuttavia. Il fatto che anche e persino membri del centrosinistra abbiano iniziato a notare il problema, può essere forse un segnale positivo. Probabilmente questo piccolo tentativo dei dem può essere assimilabile a quello del governo tedesco di Olaf Scholz, che ha ribaltato la sua narrazione sui migranti in virtù della crescita esponenziale dei consensi per i partiti di destra. Forse la sinistra, anche in Italia, sta capendo che le soluzioni ai problemi dei cittadini non possono sempre e solo riferirsi a concetti astratti e buonisti, ma devono piuttosto trovarsi nella realpolitik che esamini, insomma, la vita reale delle persone.