Chi meglio di Olivetti rappresenta il genio, il saper fare italiano, il lavoro di qualità, l’alleanza – non la guerra – tra “capitale” e lavoro? “Nel giorno della sua nascita celebriamo Adriano Olivetti, imprenditore visionario che ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo dell’industria italiana”. Così il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ricordato l’anniversario della nascita di Adriano Olivetti sui suoi social citando una frase celebre dello straordinario imprenditore. “Il suo approccio – riconosce la premier – ha rivoluzionato il concetto di lavoro e di produzione, mettendo al centro il benessere dei lavoratori e l’innovazione tecnologica”. Sono tempi complessi, di trasformazione nei rapporti di lavoro, tra digitale e precariato (anche se in merito il governo ha già ottenuto risultati), e per questo Meloni ha sottolineato: “La fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica”.
Meloni ha voluto riconnettersi così all’eredità di uno dei grandi della storia d’Italia, capace di coniugare genio e pratica. Che poi, a dirla tutta, è anche un attacco, intelligente, a coloro, vedasi alla voce eredi del PCI, che hanno lavorato alacremente per dismettere il patrimonio industriale e intellettuale italiano.
Eredità non solop imprenditoriale ma anche politica del passato repubblicana: il Piano Mattei per l’Africa ha rappresentato una ripresa dell’azione diplomatica italiana nel ‘Continente del futuro’ seguendo le coordinate e le intuizioni di Mattei. Che Meloni abbia in mente qualcosa anche con Olivetti? Certamente farebbe bene al lavoro, ai lavoratori, alle imprese perché le imprese sono imprese sociali o grandi famiglie. In una parola al Paese
L’intuizione di una società a misura d’uomo
Adriano Olivetti nasce ad Ivrea l’11 Aprile del 1911 e a lui si deve l’industria di macchine da scrivere dell’impianto di Ivrea.
Costruire una società a “misura d’uomo” :’’unita nella consapevolezza della centralità dei valori dello spirito e di quelli della cultura’’, e in cui le opportunità del progresso tecnologico sono indirizzate alla costruzione di ‘’un mondo materialmente più realizzato e spiritualmente più elevato’’: era questo il progetto – contemporaneamente politico, economico e culturale – di Adriano Olivetti. Un programma che traspare già dal primo scritto pubblicato da Edizioni di Comunità, dal titolo ‘’Ai lavoratori’’, dedicato a due importanti discorsi che Olivetti fece agli anziani della sede di Ivrea nel 1954 ed agli operai di Pozzuoli, per l’apertura dello stabilimento nel 1955.
Adriano Olivetti, l’intellettuale simbolo del Made in Italy
Personalità poliedrica con sviluppo d’interessi e realizzazioni d’attività variegate, convergenti verso un pensiero armonico di umanesimo del lavoro.
Olivetti fu ideatore del progetto Elea, un modo di intendere l’ambiente della fabbrica e dell’organizzazione del lavoro stesso, unico al mondo.
L’ingegnere infatti, credeva fortemente nel concetto di equilibrio tra solidarietà sociale e profitto, tanto che l’organizzazione del lavoro comprendeva un’idea di felicità collettiva che generava efficienza. Gli operai vivevano in condizioni migliori, i salari erano più alti, vi erano asili e abitazioni vicino alla fabbrica che rispettavano la bellezza dell’ambiente, i lavoratori godevano di convenzioni; anche in questo caso siamo arrivati ben prima dei tanto sponsorizzati “modelli europei”.
L’azienda si basava su un concetto ampio di comunità, accoglieva artisti, scrittori, disegnatori e poeti, poiché l’imprenditore Adriano Olivetti riteneva che la fabbrica non avesse bisogno solo di tecnici ma anche di persone in grado di arricchire il lavoro con creatività.
Pioniere in tal senso dell’Italia.