L’accordo tra Italia e Albania sembra quasi essere riuscito a eliminare dalle bocche di dem e compagni vari l’evergreen dello spettro antifascista. Non ci riuscirà mai, sia chiaro, ma il protocollo siglato con Tirana è a tutti gli effetti la nuova ossessione della sinistra. Tutti mobilitati contro il patto. Reclutati tutti i soldati anti-destra che il mondo progressista poteva offrire: dai politici ai sindacalisti, dai giudici politicizzati fino alle Ong, onnipresenti nell’influenzare le politiche dei governi nazionali e sovrani. L’ultimo passo, in ordine cronologico, sono gli esposti nella Corte dei Conti presentati a fine ottobre da deputati e senatori di Italia Viva e Movimento Cinque Stelle. Strano che non ci sia il nome di Angelo Bonelli: lui ha una grande esperienza in fatto di esposti, ma è specializzato in quelli in Procura.
Parlano i numeri
Torniamo seri. Renziani e contiani hanno fatto ricorso ai giudici contabili per il presunto danno erariale che l’accordo causerebbe all’Italia. L’accusa è che il protocollo sia soltanto una mossa puramente propagandistica, una scelta presa dal governo soltanto per mostrare, secondo loro, che in fatto di immigrazione si sta lavorando. Inutile dire che basterebbero i dati a dimostrare gli ottimi risultati dell’esecutivo: gli sbarchi sono in calo del 60% rispetto allo scorso anno, i rimpatri sono aumentati del 16% rispetto al 2023, quando già erano in crescita del 30% rispetto all’anno precedente. C’è da dire che la sinistra se ne inventa una nuova ogni giorno. Di conti e sprechi si era già parlato in merito, ad esempio, ai poliziotti preposti a sorvegliare i due centri, colpa degli hotel reputati troppo costosi malgrado si tratti di comunissimi 4 stelle. Ora anche il danno erariale. Ma riprendiamo un po’ i numeri: l’accoglienza, la mera accoglienza di quando al governo c’erano quelli delle teorie no-border, costava alle casse italiane tra i 4 e i 7 miliardi di euro l’anno. L’accordo con l’Albania, che porterà i migranti fuori dall’Italia in attesa del loro rimpatrio (dunque non metteranno mai piede in Italia) prevede una spesa di circa 800 milioni di euro in cinque anni, compresi i costi di manutenzione e di gestione delle due strutture di Shengijn e Gjader. Spiccioli, dunque, rispetto al nostro recente passato.
Ma il vero danno erariale è un altro
Non è un caso che a proporre l’esposto siano stati i renziani di Italia Viva e i figli del Vaffa-day, e non i dem di Elly Schlein, forse ancora intontiti da quando, in Parlamento, Giorgia Meloni in persona bacchettò Piero De Luca, figlio del governatore/sceriffo campano, che in Aula accusò il Governo proprio di danno erariale: “Secondo me – fu la risposta della premier – si configura come danno erariale il fatto che un Presidente di Regione spenda migliaia di euro dei soldi dei cittadini per comprare una pagina del quotidiano per dirsi solo quanto è bravo”. E ancora: “Se vuole possiamo citare i manifesti sempre pagati con i soldi dei cittadini, in questo caso temo con quelli dei fondi di Coesione, per dire che il Governo affama il Sud”. Quella invece non era propaganda, giusto? La verità è che l’accordo con l’Albania fa paura a tutti perché allontanando i migranti dall’Italia e dai confini Ue, il disincentivo a partire dall’Africa è altissimo e, potenzialmente, i flussi potrebbero trovare una battuta d’arresto come mai si è avuta prima. E mentre persino la sinistra europea si apre al modello con interesse, resta soltanto quella italiana a mettere i bastoni fra le ruote. E non solo al Governo, sia chiaro, ma a tutti i cittadini italiani.