Ossessionati come sono, i dem continuano a vedere fantasmi che chiaramente non esistono. Il pericolo fascista è ovunque, anche nello sport, anche nelle iniziative di una Regione che lavora a favore dei giovani, soprattutto a favore di quelli che vivono in periferie difficili.
L’evento
Il caso riguarda il festival “Giovani Adulti”, messo a punto dalla Regione Piemonte, governata dal riconfermato Alberto Cirio. L’evento, arrivato alla sua seconda edizione, è una tre giorni che ha preso il via oggi e che, tra laboratori e incontri, vuole “confrontarsi con ragazze e ragazzi” che iniziano a vivere il proprio corpo, “a scoprirlo, a muoverlo e ad educarlo”: “Affronteremo – si legge sul sito dell’evento – un allenamento valido per il corpo e per la mente, cercando di trovare, in un mondo che si smaterializza nell’artificialità delle reti e delle piattaforme, uno spazio per la carne, il sangue e ovviamente l’anima”. Il direttore artistico del festival è Francesco Borgonovo, vicedirettore de La Verità, che ha deciso di contornarsi di numerosi ospiti: da Beatrice Venezi a Giuseppe Cruciani; da Dino Giarrusso (l’ex grillino) a Maurizio Belpietro, suo direttore a La Verità; giornalisti, scrittori, influencer, attori, artisti, vignettisti. Nel programma si scovano laboratori di fumetti, di illustrazione, ma anche di autodifesa, di kung fu, gli argomenti affrontati saranno tra i più vari, con un momento dedicato anche al dj set. Nulla, dunque, che possa avere riferimenti totalitaristi, né nel programma, né negli ospiti, né negli intenti. Ma anche qui la sinistra è stata capace di inventarsi l’ennesima deriva fascista.
Ossessione fascismo
Tutto è iniziato quando la dem Gianna Pentenero, candidata presidente per il centrosinistra uscita con le ossa rotte dal giudizio degli elettori piemontesi, ha annunciato di voler presentare un’interrogazione in Consiglio regionale “per fare chiarezza su costi e progetti dietro il Festival “Giovani Adulti”, promosso dall’assessore Maurizio Marrone”. Pentenero, in un post Instagram, ha ripreso le dichiarazioni di due sue colleghe, Chiara Gribaudo, fiera di aver dichiarato che “lo hanno chiamato ‘Giovani Adulti’, ma avrebbero fatto meglio a chiamarlo ‘i nuovi balilla’”, e Nadia Conticelli, secondo la quale il festival conterrebbe “una carrellata di titoli che rimandano, immagino volutamente, alla distorsione propagandistica del mens sana in corpore sano dei regimi assolutisti come quello fascista”. Non lasciano in pace neppure Giovenale. Cosa c’è di fascista nello sport e nell’attenzione ai giovani, nella musica e nelle vignette, in Borgonovo e in Venezi, in Belpietro e in Cruciani, ancora non è chiaro. Ma è un po’ la cantilena che partì quando Giorgia Meloni, prima ancora di diventare premier, durante la campagna elettorale per le politiche del 2022, osò ricordare il valore formativo dello sport, soprattutto per i più giovani, e del suo potere di allontanarli dalle devianze, termine che anche dai governi precedenti fu utilizzato per definire comportamenti immorali e talvolta illeciti ma destando indignazione solo quando fu pronunciato dalla leader di Fratelli d’Italia.
L’esempio di Caivano
È un po’ quello che succede anche quando si parla di Caivano: per sottrarre i giovani alla criminalità organizzata e riportare la legalità in città e nei quartieri più difficili, lo sport ha svolto un ruolo fondamentale, tanto che la struttura sportiva Delphinia, da luogo simbolo del degrado, triste teatro del noto stupro ai danni delle due cuginette di dieci anni, ora è l’emblema della rinascita caivanese, della sua voglia di andare oltre la sudditanza criminale.
Quando si parla di sport, di giovani, di periferia, ci si riferisce ormai a un modello che il Governo Meloni ha perfezionato in questi mesi, dando una risposta ai cittadini di una città che aveva perso la speranza di ritornare alla normalità. Si comprende, allora, la stizza della sinistra, ormai sempre più incapace di riacquistare quel monopolio culturale che ha detenuto ingiustamente per anni.