Asia Bibi, la cristiana pakistana condannata a morte per blasfemia, rimarrà in carcere in attesa della sentenza della Corte suprema. I giudici, dopo un’udienza durata oltre 3 ore e mezza, hanno accolto oggi il ricorso della difesa contro l’esecuzione della pena capitale ma si sono ritirati per deliberare, senza annunciare una data per la decisione. La donna, arrestata e condannata a morte perché accusata di aver offeso il profeta Maometto durante un diverbio con alcune donne musulmane, è diventata il simbolo della persecuzione dei cristiani nel mondo.
«Assieme agli altri tre difensori di Asia», ha raccontato Saif ul-Malook, uno degli avvocati di Bibi, alla Fondazione “Aiuto alla Chiesa che soffre”, «abbiamo sottolineato come le prove a carico della donna fossero insufficienti. Il caso è montato su una accusa di blasfemia denunciata da un imam locale che non ha assistito al diverbio tra Asia e le sue colleghe musulmane durante il quale la donna cristiana avrebbe commesso blasfemia. Inoltre, abbiamo fatto notare ai giudici come il capo della polizia di Ittanwali, vicino a dove è accaduto il fatto, non ha profuso sufficienti sforzi per verificare le accuse».
La decisione della Corte suprema è molto attesa, soprattutto in Pakistan, dove il partito islamista Tehreek-e-Labbaik (Tlp) ha fatto sapere che «se non sarà fatta giustizia e la condanna di Asia sarà trattata con indulgenza o con leggerezza o cercherà di fuggire in un altro Paese, ci saranno conseguenze pericolose». Il Tlp nasce nel 2016 dopo l’esecuzione di Mumtaz Qadri, l’uomo che nel 2011 uccise l’ex governatore musulmano della provincia del Punjab, Salman Tasir, per aver difeso Bibi. Ad aspettare la sentenza della Corte anche la comunità cristiana, riunita in preghiera. «Molte persone stanno pregando per la sua liberazione in Pakistan e in tutto il mondo», ha riferito all’Agenzia Fides il domenicano James Channan, che a Lahore gestisce il “Peace Center”. «Sono sicuro che il collegio dei giudici della Corte Suprema esaminerà il caso senza pregiudizi e che giustizia sarà fatta, senza farsi influenzare da pressioni esterne. Se Asia sarà rilasciata, questo darà grande sollievo anche a tutti coloro che, nel mondo, si sono sentiti profondamente coinvolti in questo caso, pregando per lei, perché la innocente abbia finalmente giustizia». Oltre al sacrificio di Salman Tasir, padre Channan ha ricordato Shahbaz Bhatti, il ministro federale per gli Affari delle minoranze ucciso nel 2011 da un commando di fondamentalisti islamici.
«C’è un’alta probabilità che la Corte suprema abbia posticipato l’emissione del verdetto perché ha intenzione di prosciogliere Asia», ha detto sempre ad ACS Thair Khalil Sindhu, già ministro per i diritti umani e per gli affari delle minoranze della provincia pachistana del Punjab e membro del collegio difensivo di Asia. «Vogliamo sperare che intendano organizzare il trasferimento della donna dalla prigione di Multan in un luogo sicuro. I fondamentalisti sono già pronti ad ucciderla».