Mettiamo subito le cose in chiaro: Borsellino non è morto il 19 Luglio del 1992.
E’ vero, forse chi lo ha ucciso confidava in una semplice equazione: zittendo Paolo Borsellino ci avrebbe zittito tutti. Si sbagliava, perché quel boato di via D’Amelio ci ha reso coscienti, spalancato gli occhi e soprattutto ci ha unito tutti davanti al sacrificio di un uomo normale che credeva nel suo lavoro di Magistrato come missione al servizio dello Stato. Un Patriota.
Si è patrioti quando si antepone a tutto l’interesse e la vocazione verso la propria comunità e la propria terra. E Borsellino lo era perché alla strada della vuota retorica (per approfondimenti prendere un aperitivo sull’attico a New York da Saviano) ci ha lasciato in eredità quella dell’esempio concreto.
Un patriota perché la mafia l’ha guardata negli occhi e nonostante abbia sentito chiaro il brivido della paura non ha abbassato lo sguardo, affrontandola con schiena dritta e devozione per il suo territorio. Facile a dirsi.
Egli sapeva sul serio di dover morire, ne era cosciente, ma proprio per questo aveva deciso di non arrendersi e di tracciare la via che altre gambe avrebbero avuto poi il compito di percorrere dopo di lui.
Borsellino è un Patriota perché non ha mai rivendicato lo “status e i privilegi dell’eroe” in vita, ma ha dimostrato di esserlo con l’umiltà del lavoro quotidiano, con l’impegno nel rispettare la propria missione e con il suo amore per la Sicilia e per la Nazione.
E per questo e tanto altro è lecito dire con assoluta certezza che il 19 Luglio 2019 Borsellino non è morto. E non accadrà finché egli sarà saldamente presente nei cuori di chi ama la propria Patria. Non accadrà se una nuova stagione vedrà protagonisti centinaia di migliaia di giovani patrioti decisi a seguuire gli esempi per essere esempio, creando un ponte ideale tra passato e futuro.
Ricominciamo da Paolo Borsellino, dalla sua eredità e la via che ha tracciato. A noi, il coraggio e la devozione nel perseguirla. Paolo vive!