Sappiamo bene che a sinistra la doppia morale funziona e viene costantemente adoperata, perché da mesi giornali e politici progressisti stanno cercando di raccontare una parentopoli nel Governo Meloni che non esiste, mentre se la parentopoli è di un esponente del Pd, tutto diventa lecito. Michele Emiliano può così aggiungere un’altra gatta da pelare alle tante che già ha dovuto affrontare durante l’anno e, anche se non è riuscito a risolverle, è rimasto miracolosamente inchiodato alla sua poltrona da governatore della Puglia. Il nuovo caso intorno all’ex sindaco di Bari riguarda proprio la sua compagna, Elena Laterza, giornalista, da lui nominata suo addetto stampa.
In realtà non si tratta di nulla di nuovo. Laterza, compagna di vita del governatore pugliese, è portavoce di Emiliano già da nove anni. La nomina è arrivata infatti nell’ormai lontano 2015, dopo che, addirittura nel 2004, Laterza aveva accompagnato la sua metà con lo stesso incarico di portavoce, quando Emiliano ricopriva la carica di sindaco di Bari. Nessuno mette in dubbio la sua competenza: Laterza è laureata in Scienze politiche con indirizzo politico-sociale, può vantare un dottorato in Filosofia e teorie sociali contemporanee, è giornalista professionista dal 2009 e ha collaborato con Repubblica dal 2000 e al 2004. Ciò che in queste ore si sta recriminando al governatore è l’opportunità, chiaramente mancata, di dimostrare agli italiani che il Pd sa razzolare così come predica: proprio dopo le accuse di nepotismo, di parentopoli rivolte alla destra in merito alla figura di Arianna Meloni, o ancora nelle ore più calde della questione in merito al ministro Sangiuliano, la sinistra cade nelle sue stesse accuse.
Su Facebook, Emiliano ha dato libero sfogo alla sua posizione: “La scelta corrisponde alla conferma di una professionista che ricopre quel ruolo nel mio staff da oltre undici anni – spiega Emiliano – Scelta peraltro conforme alle regole di legge e fondata su un curriculum ineccepibile. Nonché trasparente, visto che me ne sono assunto pubblicamente la responsabilità”. Scelta che, inoltre, dice essere basata non su “ragioni private, bensì esclusivamente professionali”: “I sentimenti nascono e muoiono in modo imprevedibile e inaspettato – dice – e non dovrebbero essere utilizzati nella polemica politica. È la legge che stabilisce i confini dell’opportuno e dell’inopportuno, soprattutto con riferimento a nomine fiduciarie di componenti dello staff”.
Ovviamente, del buon senso Emiliano se ne infischia, il buon senso di evitare possibili conflitti di interessi che non fanno bene all’immagine stessa dello Stato. Qualcuno su Internet scrive al governatore: “Michele, spero che non prenda molto di soldi”.
Addirittura i grillini hanno criticato la scelta del governatore: “Resta nei limiti della liceità ma è inopportuna”, commentarono nove anni fa”. In altre parole, secondo lo scoop lanciato da Sallusti, la magistratura addirittura sarebbe pronta a indagare su Arianna Meloni per accuse campate in aria, inventate dai giornali e prontamente smentite dall’interessata, con annessa indignazione della sinistra, mentre ora quella stessa sinistra giustifica la nomina a portavoce della compagna del governatore. Basano intere narrazioni sulla presunta parentopoli, in mancanza di altro da dire e da promettere, persa ogni credibilità, hanno aperto scoop e gossip per contrastare almeno mediaticamente (senza però riuscirci) il governo, fanno la morale su tutto ma ora che uno di loro (uno importante) si macchia delle stesse accuse che rivolgono agli altri, tacciono. È la doppia morale della sinistra, la solita doppia morale del “fai cosa dico io ma non fare cosa faccio io”. Certo è che Emiliano ha esaudito un sogno di molti: avere la propria famiglia sul posto di lavoro.