Che disastro per il PD all’interno del Parlamento europeo. I DEM si dividono sui grandi temi internazionali, dalla guerra in Ucraina al regime di Maduro in Venezuela. Una spaccatura inevitabile, figlia necessaria dell’ambiguità di una segreteria, quella guidata da Elly Schlein, che fa sempre più fatica a conciliare le richieste di moderazione e di buonsenso dei cugini europei e la volontà di piacere alle schiere di antagonisti che, specialmente sul tema della guerra in Medio Oriente, vogliono tutto purché la pace e la vittoria dell’Alleanza atlantica.
Favorevoli, contrari e astenuti
La spaccatura DEM si è resa evidente quando agli europarlamentari è stato chiesto di votare una risoluzione per l’uso in territorio russo delle armi che l’Europa ha fornito all’Ucraina. Una spaccatura non scusabile, una frattura in tre: alcuni a favore, alcuni contrari, alcuni astenuti. Inevitabile anche la frattura rispetto ai Socialisti europei. Votano a favore due eurodeputate, tra cui Pina Picierno, per la quale era fondamentale votare “a favore anche dell’articolo 8 che invita gli Stati membri a revocare immediatamente le restrizioni all’uso dei sistemi d’arma occidentali consegnati all’Ucraina contro legittimi obiettivi militari sul territorio russo”. L’altro voto a favore è di Elisabetta Gualmini, che si è detta “dalla parte della democrazia e della difesa della libertà. Non sto – ha aggiunto – dalla parte dei Vannacci, dei Bardella, dei Patrioti e dei filoputiniani ormai presenti in dosi massicce al parlamento europeo”. Chi glielo spiega che gran parte del suo partito ha votato proprio in linea con quanto espresso dalle destre? Secondo un facile sillogismo aristotelico, si può dire che, secondo la Gualmini, anche i PD è pieno di pericolosi filoputiniani. Che figura.
Fin dallo scoppio della guerra in Ucraina, del resto, la sinistra ha sempre fatto fatica a prendere le distanze dall’aggressione russa. Un po’ ricordando i vecchi tempi, quando a Mosca non c’era Putin ma i dittatori dell’Unione Sovietica, che reprimevano nel sangue le rivolte delle singole repubbliche, che richiedevano libertà e volevano la caduta del muro di Berlino. Sangue che scorreva nelle strade di Budapest, di Praga, e che i membri del partito comunista non condannavano, talvolta se ne compiacevano, nel timore di contrastare il capo di turno dell’internazionale. E poi c’è la questione degli antagonisti, verso i quali la sinistra non ha quasi mai usato parole di condanna, e se lo ha fatto erano sempre mediate da congiunzioni avversative, a voler minimizzare i fatti. “Sì, hanno aggredito i poliziotti, hanno occupato l’università, però il governo…” e si proseguiva con i soliti sproloqui.
Occasione persa
Questione che poi è venuta a galla in modo chiaro quando, all’Europarlamento, è arrivato il momento di votare la risoluzione sul Venezuela e sul regime di Maduro. In questo caso, il misfatto non riguarda soltanto il Pd, ma anche i colleghi di Movimento 5 Stelle e di Alleanza Verdi Sinistra. Secondo Carlo Fidanza, capo delegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo e relatore Ecr della risoluzione, e Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo dei Conservatori e dei Riformisti europei, “PD, M5S e AVS avevano la grande occasione di schierarsi dalla parte delle libertà del popolo venezuelano, contro una spietata e criminale dittatura comunista e invece si è spaccata e ha scelto di votare in varie forme contro il riconoscimento di Edmundo Gonzalez come legittimo presidente eletto del Venezuela, contro il ripristino delle sanzioni nei confronti dei vertici del regime e in generale contro un inasprimento della posizione europea”: Poteva dunque essere l’occasione giusta per dirsi liberi dai vincoli del passato e lasciarsi l’eredità comunista alle spalle. Occasione persa.