Penelope come archetipo femminile nel saggio di Matteo Carnieletto

Dopo aver iniziato un viaggio di riscoperta del senso profondo dell’essere Uomo con Alla ricerca di Ettore (ve ne abbiamo parlato in questo articolo: Libri. “Alla ricerca di Ettore” e del senso profondo dell’essere Uomo), Matteo Carnieletto torna in libreria con un saggio complementare al precedente. Si intitola Aspettando Penelope (Passaggio al bosco, settembre 2025) ed in estrema sintesi, come recita il sottotitolo, intende “riscoprire la divinità femminile oltre l’isteria politicamente corretta”.

Si tratta di un tascabile intenso e riflessivo, che – scrive Flavia Costadoni nella prefazione – “in un tempo che riscrive i miti adattandoli alle ideologie del presente, restituisce autenticità ad una figura spesso travisata”. Quella appunto di Penelope, moglie di Ulisse, che lo attende ad Itaca per oltre vent’anni, affrontando difficoltà e mancanze con un coraggio da ammirare ed imitare. La regina, dunque, “non è la donna rassegnata della narrazione moderna, ma un archetipo femminile completo: saggia, autonoma, fedele a sé stessa. In lei – prosegue Costadoni – convivono le virtù di Artemide e Afrodite, in un equilibrio tra desiderio e cura, autonomia e legame. La sua non è una passiva attesa, ma una resistenza creativa fatta di sogni, intelligenza e silenziosa determinazione. Il suo rapporto con Ulisse non è dipendenza, ma complicità: il loro amore, sensuale e narrativo, è simbolo di unione profonda e consapevole”. 

Appare evidente da queste parole che Penelope è una figura complessa, che può ancora dire molto anche all’universo femminile contemporaneo, composto da donne che troppo spesso non trovano, nella frenetica ricerca di affermazione, la via per realizzare pienamente e completamente la loro identità, sia come persone singole che come parte di una coppia.

L’autore, nelle pagine del suo volumetto, riesce a delineare perfettamente il quadro che abbiamo descritto, paragonando una “Penelope” di oggi alla regina di Itaca ed invitando in sostanza la prima a prendere esempio dalla seconda. Perché la stessa può essere, si legge ancora nella prefazione, “una guida verso l’integrità e la pienezza”, ottenibili attraverso una rivoluzione interiore che consenta a tutte di portare a conclusione un percorso che – scrive Carnieletto – “richiede errori, cadute, ma pure risalite” ma che alla fine permette, finalmente, di essere davvero sé stesse. “E’ questa – conclude l’autore – la lezione più grande, che è fatta di vita e bellezza, che la regina di Itaca offre ancora oggi”.

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Cristina Di Giorgi
Cristina Di Giorgi
Cristina Di Giorgi, due volte laureata presso l'università La Sapienza di Roma (in giurisprudenza e in scienze politiche), è giornalista pubblicista e scrittrice. Collabora con diverse testate e case editrici.

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