In questi giorni sono in corso due importanti eventi che mettono in connessione tra loro rappresentanti politici e istituzionali, ponendo contestualmente l’attenzione sul tema dell’ambiente, dello sviluppo sostenibile e della transizione energetica.
L’Italia non è voluta mancare a nessuna delle due occasioni, essendo così presente sia alla Cop29 a Baku sia alla riunione G20 a Rio de Janeiro.
La presenza dell’Italia in entrambi i forum ha mostrato la linea perseguita fin qui dal governo, basata su un impegno concreto per una transizione energetica giusta, equa e sostenibile. I punti chiave per realizzare tale obiettivo sono un’azione volta al raggiungimento della neutralità tecnologica e l’utilizzo di politiche che siano meno ideologiche e maggiormente pragmatiche, il che vuol dire soprattutto tenere conto del termine ‘sostenibilità’ in tutte le sue sfaccettature, anche e soprattutto intendendolo come una azione che ponga l’uomo al centro dell’azione di difesa della natura.
Secondo quanto si apprende, il Presidente del Consiglio sul tema avrebbe precisato:
“Questo Vertice si svolge negli stessi giorni nei quali è in corso a Baku la COP29, dove pure l’Italia non è voluta mancare. In quel contesto ci apprestiamo a rafforzare l’impegno comune, anche finanziario, necessario a raggiungere gli ambiziosi traguardi che ci siamo posti a Dubai con il Global Stocktake.
Siamo consapevoli che quegli obiettivi sono ancora lontani, ma proprio per questo ritengo che il G20 debba e possa giocare un ruolo decisivo. Perché non riusciremo né a triplicare la capacità di generazione di energia rinnovabile entro il 2030, né a raddoppiare il tasso di efficienza energetica, se non riusciremo a condividere il più possibile le responsabilità, anche superando la ormai anacronistica divisione tra Nazioni sviluppate ed economie emergenti.
Dobbiamo ragionare con schemi nuovi. Se da una parte, infatti, va ricordato che a subire l’impatto più negativo dei cambiamenti climatici sono quelle Nazioni più fragili che meno hanno contribuito all’inquinamento globale, dall’altra parte è indispensabile che i principali Stati emettitori di gas a effetto serra assicurino una collaborazione più solida.
L’Italia sta facendo la sua parte nel processo di decarbonizzazione, con una visione che volutamente rifiuta ogni approccio ideologico alla materia. Crediamo, cioè, che si debba trovare un punto di equilibrio tra la necessità di limitare le emissioni di CO2 e l’adozione di misure radicali che mettono a rischio la sostenibilità dei nostri sistemi produttivi e sociali. La natura va difesa con l’uomo dentro, ed inutili radicalismi rischiano di portarci fuori strada. Non possiamo inseguire la decarbonizzazione al prezzo della desertificazione economica, perché in un deserto non c’è nulla di verde.
Il principio da seguire è quello della neutralità tecnologica, perché non c’è un’unica soluzione capace di costruire in tempi rapidi una alternativa all’approvvigionamento da fonti fossili. Dobbiamo essere pragmatici.
Con ogni probabilità la popolazione mondiale raggiungerà gli 8,5 miliardi entro il 2030 e il PIL globale raddoppierà nel prossimo decennio. Ciò spingerà la domanda di energia, anche per il fabbisogno legato allo sviluppo dell’intelligenza artificiale.
Serve costruire un mix energetico equilibrato, utilizzando tutte le tecnologie a disposizione. Non solo rinnovabili, ma anche gas, idrogeno, cattura della CO2 e biocarburanti.
Al Vertice G20 di Nuova Delhi l’Italia ha aderito alla Global Biofuel Alliance proposta dal Primo Ministro Modi. Siamo la Nazione più avanzata in Europa in questo campo, perché siamo convinti che i biocarburanti possano dare un contributo fondamentale alla transizione energetica e aprire anche grandi opportunità nelle automotive, senza sembrare la produzione dei motori endotermici, con le gravi ricadute economiche, sociali e occupazionali che anche i miei colleghi europei conoscono bene.
Stiamo perseguendo con determinazione anche il percorso verso il nucleare da fusione, una tecnologia potenzialmente in grado di trasformare l’energia da arma geopolitica a risorsa ampiamente accessibile, di fatto cambiando la storia. Su questo siamo impegnati in prima linea e, non a caso, abbiamo ospitato la prima riunione del Gruppo mondiale per l’energia da fusione promosso dall’AIEA.
Abbiamo voluto che il nesso clima-energia fosse anche una delle priorità della Presidenza italiana del G7. Abbiamo promosso iniziative concrete come l’Energy for Growth in Africa, per lo sviluppo di infrastrutture per la produzione e distribuzione di energia verde, e l’Adaptation Accelerator Hub, per sostenere le Nazioni più vulnerabili negli interventi di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici.
G7 e G20 possono camminare insieme per una transizione energetica giusta, equa e sostenibile. Garantiamo il nostro sostegno alla task force promossa dalla Presidenza brasiliana, e siamo pronti a lavorare per esplorare soluzioni nuove ai problemi del nostro tempo. Perché, come dice l’economista Julian Simon, “il migliore carburante per alimentare il progresso mondiale è la nostra scorta di conoscenze, e il freno è la nostra mancanza di immaginazione”.